Mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno XXII

Torino industriale da “vedere”. Prima delle Olimpiadi

La città, l’industria, la Fiat. Nell’immaginario collettivo, riducono la capitale sabauda ad una “grande officina”. La sfida dei nuovi promotori: “Confermare questa immagine per ribaltarla”

Studio design Aurora
Studio design Aurora

E così, unica in Italia (ma ben collaudata in altri Paesi), nasce la proposta del “turismo industriale”.
Di che cosa si tratta? Beh, è semplice. Chi di noi non ha desiderato almeno una volta di entrare in una fabbrica per capire com’è l’ambiente, com’è il processo produttivo, come si muovono quelle che un tempo si chiamavano “le maestranze”?
Torino non offre solo di soddisfare una curiosità ma di entrare nel complesso sistema che va dalla progettazione, all’ingegnerizzazione e alla produzione di un oggetto, aggiungendo la suggestione di nomi conosciuti ovunque.
Come dice Alessandro Barberis (per breve tempo amministratore delegato del gruppo Fiat e ora alla guida della Camera di Commercio torinese, promotrice dell’iniziativa): “Torino e il Piemonte hanno una riconosciuta reputazione in molti settori della ricerca, della creatività, della produzione. A Torino è nata la penna Aurora 88 e milioni di vetture circolanti in varie parti del mondo. Siamo i leader mondiali del
“car design” e possiamo vantare la prima automobile esposta al Moma di New York, come una delle sei più belle vetture del mondo”. 

Nel “salotto buono” di Madama Fiat

Catena di montaggio negli stabilimenti Fiat, 1955
Catena di montaggio negli stabilimenti Fiat, 1955

Si comincia con l’ “aperitivo”, una lezioncina introduttiva sul design, tenuta presso l’Istituto Europeo del Design, network internazionale per la formazione nelle discipline del design, della moda, delle arti visive e della comunicazione.
Poi è “madama Fiat” a offrirsi.
Nientemeno che a Mirafiori, la più grande fabbrica d’Europa, inaugurata nel 1939 e che negli anni del boom aveva sessantamila abitanti in tuta blu.
E che ha visto la prima automazione negli Ottanta, con quei robot della Comau ad avvitare e verniciare, quasi una caricatura della fabbrica fordista.
Ora Mirafiori soffre, e i suoi abitanti sono ridotti di molto. Ma continua a produrre e a offrire una visione straordinaria di quello che è stato il Novecento, il secolo della meccanica.
Si entra nei grandi padiglioni, si sale su un trenino, si inforcano le cuffie e gli occhiali protettivi e ci si sente come una “delegazione coreana” venuta a copiare “il bello dell’Occidente”.
Il convoglio scivola tra i reparti lastratura e verniciatura, fino al montaggio.
Si vedono le linee di produzione della Musa, della Punto e della Multipla, il tutto per un’ora e venti minuti.
Poi si va a studiare “storia”, quella centenaria della Fiat, trasferendosi al Centro Storico aziendale, nell’edificio che è stato la sua prima sede. Qui scorrono i modelli di un secolo, insieme alle foto dei protagonisti dei diversi periodi e si capisce come una piccola azienda sia divenuta una multinazionale che opera sul mercato globale (visita di un’ora, complessivamente tre ore e mezza, in italiano, con spiegazioni affidate a personale aziendale).

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A casa dei “sarti” d’auto

Centro Engineering Pininfarina
Centro Engineering Pininfarina

Viste le auto, vale la pena andare a vedere chi le “veste”, dando fascino e suggestione ai veicoli. In altre parole gli “stilisti”, i grandi “sarti” che hanno fatto il pret-à-porter delle auto torinesi, così come hanno disegnato per tutti i maggiori costruttori del mondo.
Pininfarina, Giugiaro e Bertone non hanno bisogno di presentazioni. Molti hanno posseduto e guidato auto uscite dalle loro penne.
Si fa prima visita all’Istituto Europeo di Design dove si viene introdotti ai segreti del “car design” (dall’idea al progetto), per poi visitare la “modelleria” dell’Istituto, dove si mostra come da un progetto si passa alla creazione del modello vero e proprio.
A seconda della data scelta, ci si trasferisce poi presso uno dei tre designer, Pininfarina a Cambiano, Giugiaro a Moncalieri, Bertone a Caprie (Val di Susa).

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