Un’agenda fitta di impegni
La mia prossima curiosità verte proprio su questo: qual è la scansione quotidiana della giornata tipo di una parlamentare.
Mi spiega che la dialettica è alla base di tutto. Riunioni si sommano a riunioni nel corso delle ore. Gli argomenti vengono preparati, dopo una serie di dibattiti tenuti dai politici, per essere portati alla sessione primaria. Quest’ultima viene effettuata dai deputati nelle diverse commissioni parlamentari, specializzate in particolari settori dell’attività della U.E.
Gli scritti dei singoli dibattiti diventano l’ordine del giorno della sessione plenaria che si svolge per due giorni al mese a Bruxelles.
Al cospetto di tutti i deputati, il Parlamento esamina la legislazione proposta e vota gli emendamenti prima di giungere a una decisione sul testo complessivo.
Non mancano, tra gli altri argomenti, comunicazioni del consiglio o domande su quanto stia accadendo nell’Unione Europea o nel resto del mondo.
Data la considerevole mole di lavoro, Edith vive per cinque giorni la settimana nella capitale belga. Alla domanda com’è la vita in Belgio lei risponde che non va identificata con quella del Parlamento.
Se gli edifici qui sono immensi ma al tempo stesso claustrofobici, la vita a Bruxelles è interessante perché permette di assaporare il vero senso dell’Europa. Sebbene l’esperanto sia, di fatto, rappresentato dall’inglese, le “contaminazioni” di vocabolario e pronuncia delle molte lingue nazionali presenti, finiscono per conferirgli un senso di identità e al tempo stesso di comune appartenenza.
Giovane e donna. Croce e delizia
“Sento di essere parte di un sistema che sta crescendo, anche grazie al mio apporto”.
Sono certa che una donna così giovane e affascinante, tra gli incravattati del Parlamento Europeo, abbia destato un po’ di stupore specie alle sue prime apparizioni. Confido questo mio pensiero a Edith che sorride e mi racconta un aneddoto.
Era appena stata eletta e il comitato cui doveva partecipare aveva molti punti all’ordine del giorno. Presenziava anche un autorevole politico, che si lamentava con i ragazzi della sicurezza sul fatto che nessun altro della sua nazione fosse venuto per seguire il dibattito.
A un certo punto l’uomo chiese una delucidazione e fu Edith, che il personaggio aveva erroneamente identificato come una stagista, a fornirgli i chiarimenti richiesti facendo poi il punto della situazione. Con evidente grande imbarazzo dello stesso.
Presenza femminile nel Parlamento Europeo
L’aneddoto mi invoglia a curiosare ulteriormente sulla situazione femminile all’interno del Parlamento. Quanto vengono considerate le donne? Che percentuale occupano all’interno dell’emiciclo? Ancora una volta Edith mi rassicura.
Le donne rappresentano ormai il quaranta per cento, sebbene alcune nazioni, tra le quali l’Italia, si distinguano per il contrario.
Non sempre però nel corso degli innumerevoli incontri, in quanto donna, è semplice essere ascoltati. Per Edith comunque, se su dieci persone riesce a portarne – attraverso tesi e argomenti – otto dalla sua parte, poco importa se le restanti due non le hanno dato retta. L’importante è procedere senza lasciarsi avvilire dai commenti scontati.
La professione di parlamentare, per una donna, prevede un ulteriore ostacolo: la famiglia. Non è facile pianificare figli con un lavoro così invasivo.
Il tempo per seguirli è poco, per cui Edith aspetterà la fine del suo mandato che arriverà nel 2009. A patto naturalmente di non essere rieletta.
In quel caso l’Olanda dovrà pazientare altri cinque anni per avere una mamma in più, ma in compenso avrà confermato una parlamentare lungimirante: la stessa che quattro anni prima ho avuto il piacere di incontrare al quindicesimo piano del numero 16 di Rue de Wertz.