Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Un apolitico scrivano-cittadino, una Declaraciòn, qualche caffè-corretto e una “Fata” – 2

Sul sullodato 12, poi, perde un attimo della concentrazione dedicata al raggiungimento della Declaraciòn (per lui sinonimo di quella “felicità” il cui conseguimento costituisce il primario obbiettivo della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino – anche se scrivano – di cui al 4 luglio 1776, e da ciò si evince che anche l’agognata Declaraciòn fa parte di un Diritto). Accade che l’apolitico scrivano-cittadino infila doverosamente il suo bravo biglietto nella (legghino siòre e siòri) obliteratrice posta subito dietro il pilota (quello al quale è vietato di parlare). La Obliterazione (nel Palazzi parola misteriosa) abortisce una prima volta di cui … Leggi tutto

Un apolitico scrivano-cittadino, una Declaraciòn, qualche caffè-corretto e una “Fata” - 2

Sul sullodato 12, poi, perde un attimo della
concentrazione dedicata al raggiungimento della Declaraciòn (per lui
sinonimo di quella “felicità” il cui conseguimento costituisce il
primario obbiettivo della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del
Cittadino – anche se scrivano – di cui al 4 luglio 1776, e da ciò si
evince che anche l’agognata Declaraciòn fa parte di un Diritto).
Accade
che l’apolitico scrivano-cittadino infila doverosamente il suo bravo
biglietto nella (legghino siòre e siòri) obliteratrice posta subito
dietro il pilota (quello al quale è vietato di parlare). La
Obliterazione (nel Palazzi parola misteriosa) abortisce una prima volta
di cui alla scritta Biglietto Troppo Lungo, poi abortisce una seconda
volta di cui all’altra scritta Biglietto Troppo Corto. Al che
l’apolitico scrivano-cittadino alza le spalle, si siede dietro alla
Obliteratrice col biglietto infradita e commenta che se mai passasse di
lì un controllore gli confuterebbe che lui il suo civico dovere l’ha
fatto e se le fattezze di un normale biglietto non vanno bene all’ATM
che lo ha confezionato saranno cacchi dell’ATM.
None, una
cittadina che ascolta i commenti dell’apolitco scrivano-cittadino gli
notifica che in fondo in fondo al tram c’è una di quelle suddette cose
dal nome astruso che funziona (per biglietti lunghi, corti, stretti,
larghi e pure con le orecchie). Ma l’apolitico scrivano-cittadino
risponde alla citoyenne che lui di passeggiate sui tram, solo per far
contenta l’ATM, non ne fa, imperocché dev’essere l’ATM a sistemare
convenientemente quelle maledette macchinacce dal nome astruso,
dopodiché, solo allora – prodotte le condizioni di assoluta uguaglianza
di tutti i cittadini e di identica possibilità di obliterare tutti
insieme ed egalitariamente – allora sì che l’ATM avrà ragione se cucca
un trasgressore (bianco o asiatico, ai marocchini e ai balcanici non
chiedono mai il biglietto, anche i controllori tengono
longanesianamente famiglia).
Generoso nel dispensare sapere
politico, l’apolitico scrivano-cittadino spiega pure alla incerta 
interlocutrice che quanto sopra, sta pure più o meno scritto nel
Contratto Sociale, nell’Idea della Libertà nel Pensiero Politico di
John Milton (tesi di laurea dello spiegante), nei Pensieri di Pol Pot e
in vari trattati di sociologìa di Max Weber. La signora scende dal 12
quasi convinta (delle citate tesi politiche, un po’ meno circa le
facoltà mentali dell’apolitico scrivano-cittadino).

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Un apolitico scrivano-cittadino, una Declaraciòn, qualche caffè-corretto e una “Fata” - 2

Lunedì 19
dicembre, ore 11,29
Ormai dimenticata la sacrosanta “Rivolta
Tranviaria”, con la spinta ideale del conseguimento della Declaraciòn,
ghiacciato come un Martini Dry, l’apolitico scrivano-cittadino, sceso
dal 12, scarpina scarpina e perviene infine in via Abetone 10.
Entrato
nell’Agenzia delle Entrate (altrui, le nostre) una corrente calda
mitiga il freddo cane depostosi sulle sue gote: è l’alito di un
sindacalista dell’Agenzia che invita l’apolitico scrivano-cittadino (e
ovviamente anche gli altri questuanti pezzi di carta) ad andare
immantinente fuori dalle balle perché loro avevano una assemblea
sindacale (quindi, altro che Agenzia delle Entrate: appena Entri ti
cacciano via).
Più stupito che terrorizzato per l’ukase,
l’apolitico scrivano-cittadino (pure un po’ stanchìno, i prossimi sono
70) narra la sua anabasi testè conclusasi e chiede se per pietas pro
matusa può essergli eccezionalmente elargita l’elemosina della
Declaraciòn. Segue un duro quanto deciso no sindacale, a sua volta
seguito da una irata incazzatura dell’apolitico scrivano-cittadino.
Ma
quel che contano sono i risultati. E fu così che -dopo aver augurato al
gentile sindacalista di digerire a Ferragosto il panettone natalizio,
non senza qualche complicazione gastrico intestinale, da maggio in
avanti) l’apolitico scrivano-cittadino abbandonò (in quanto cacciato)
la cortese Agenzia delle Entrate. Beninteso senza la Declaraciòn.

N.B.: alla prossima puntata (la Redazione di Mondointasca)

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