Sabato 18 Maggio 2024 - Anno XXII

Dolci e non amletici ricordi danesi di gioventù …

Ah, le donne del Grande Nord!Stangone che, oltre a essere bone, si vociferava fossero pure dotate di totale libertà e indipendenza sessuale (di cui alla leggenda metropolitana – al ritorno non un macho tricolore che non si dicesse beneficato da tanto ben di dio – della ragazza che ti porta a casa sua, giacete assieme e il mattino seguente i suoi genitori ti portano il breakfast in letto!). D’altro canto l’allora nostrana gioventù si ritrovava in un Belpaese che più  bacchettone di così non si poteva, si viveva in un clima più da Controriforma che, di là da venire, da … Leggi tutto

Ah, le donne del Grande Nord!

Dolci e non amletici ricordi danesi di gioventù …

Stangone che, oltre a essere bone, si vociferava fossero pure dotate di totale libertà e indipendenza sessuale (di cui alla leggenda metropolitana – al ritorno non un macho tricolore che non si dicesse beneficato da tanto ben di dio – della ragazza che ti porta a casa sua, giacete assieme e il mattino seguente i suoi genitori ti portano il breakfast in letto!). D’altro canto l’allora nostrana gioventù si ritrovava in un Belpaese che più  bacchettone di così non si poteva, si viveva in un clima più da Controriforma che, di là da venire, da Vaticano II. Erano i tempi in cui, per fare un esempio, il veronese ministro Gonella (ça va sans dire democristiano, più volgarmente democristo) non vedeva bene i locali notturni (leggasi le tranquille, innocue balère) sulla sponda veronese del Lago di Garda, eppertanto, sembra ovvio, per fare quattro salti, ai giovani abitanti nel citato territorio non restava che emigrare sulla sponda bresciana o in Trentino. Erano i tempi in cui furoreggiava sugli schermi Ha Ballato Una Sola Estate, Hon Dansade En Sommar, di Mattson, 1951, un buon film ma puritanamente rigido, nel quale, però però, la bella Kerstin (Ulla Jacobsson) ballava, faceva il bagno eppoi l’amore biotta (sì! nuda!).

Maledetta “censura”!

Breve inciso: contestualmente, più a sud della Scandinavia, in un Belpaese che lascio indovinare, ministro degli Interni il sullodato Gonella, un lìder politico, poi divenuto Presidente di quel Belpaese,  schiaffeggiava una dama per un decolletè eccessivamente generoso. Ma, allora, se già si potevano vedere tette al vento etc. etc. (quantomeno al cinema) perché mai affrontare una lunga trasferta nel Nord? Si emigrò perché si venne bellamente truffati, ecco come.
Mentre nell’edizione originale svenska (informava la rivista Cinema Nuovo, antiprete e quindi antidemocrista) il Nudo durava ben 4 minuti e mezzo, nell’italica versione gli eroici censori (non disse Longanesi che sulla bandiera italiana andava scritto Tengo Famiglia?) avevano distrutto la paradisiaca visione delle Nudità riducendola a uno sfuocato “campo lungo” della durata di sì e no 7 decimi di secondo.
Tanta era comunque la nostrana, per i “bacchettoni”,  esecranda fame sessuale (ovvio: per creare desiderio di qualcosa basta proibire) che si trascorrevano interi pomeriggi nel cinema – sbadigliando durante il resto del film – solo per godere in quei brevissimi 7 decimi di secondo di tette in campo lungo.

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Dal traghetto della “fame” alla “wonderful” Copenhagen

Christianhavn Canal
Christianhavn Canal

Ma eccomi finalmente in Danimarca, anzi, non ancora, più precisamente all’ormai scomparso, mi informa il console, traghetto dalla todesca Grossenbrode alla danese Gedser. Dove la mia italica generazione arrivava con una fame spaventosa, roba da conte Ugolino. Eh sì, era infatti girata la voce che per 10 corone compravi una birra dopodiché avevi diritto a mangiare tutto il ben di dio che volevi servendoti in un immenso selfservice. Si partiva pertanto da casa dopo esserci ingozzati come cammelli, attraversavamo in auto Svizzera e Germania in preda a un totale digiuno e infine zompavamo su roast beef e shrimps con lo stomaco così allungato da toccare le caviglie. E appena a bordo – mentre la fame cominciava lentamente a placarsi – cominciava quel tremendo tormentone che in Danimarca coinvolgeva (esisterà tuttora?) i turisti con domande, incertezze, dispute, litigi: è più buona la Tuborg o la Carlsberg?
Giunti a Copenaghen, le notti venivano trascorse in continue battute di caccia.
Di giorno i più arrapati nelle ricerche muliebri (condotte nei dancing – a quel tempo non c’erano ancora le discoteche – del Tivoli, ovviamente permesso dalle locali autorità, mica le balère sul lago di Garda) si concedevano il riposo in branda.
Chi invece possedeva qualche esigenza culturale visitava monumenti (si andava al Cambio della Guardia al Palazzo Reale) musei (bello quello di Thorvaldsen) o faceva shopping, ma intelligente (appetitissimi come regalo, li donava pure la Sas, ma allora erano altri tempi, i piatti blu cobalto di Fine Anno della Reale Ceramica.
Non c’era poi volta in cui mettevo piede nella Wonderful Copenaghen (ah, quanta tenerezza per la vicenda della Sirenetta decapitata!) che non finissi nell’atelier di un grande artigiano, Kay Bjoresen (se ben ricordo) per uscirne con bassotti e scimmie di legno, belle le sculture e bello il legno.

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