Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

In allestimento il primo “Museo del kitsch turistico”

Emmanuel Milingo Arrivato a una certa età, un poveraccio come me si tuffa sempre più nei ricordi, fin quando – tuffo dopo tuffo – finisce con l’annegarci dentro. D’altro canto, cos’altro posso fare per dare un senso alla vita? C’è chi si arrangia chiedendosi se è meglio la messa in latino o nel dialetto che parla al Bar Sport coi  paesani suoi. Ma chi si pone cotanto quesito sbaglia, o meglio fa un discorso a metà, incompleto, perché alla fine della fiera – accade da più o meno duemila anni – l’ardua risposta finale la dà solo Ratzinger. Che è … Leggi tutto

Emmanuel Milingo
Emmanuel Milingo

Arrivato a una certa età, un poveraccio come me si tuffa sempre più nei ricordi, fin quando – tuffo dopo tuffo – finisce con l’annegarci dentro. D’altro canto, cos’altro posso fare per dare un senso alla vita? C’è chi si arrangia chiedendosi se è meglio la messa in latino o nel dialetto che parla al Bar Sport coi  paesani suoi. Ma chi si pone cotanto quesito sbaglia, o meglio fa un discorso a metà, incompleto, perché alla fine della fiera – accade da più o meno duemila anni – l’ardua risposta finale la dà solo Ratzinger. Che è pure arbitro e giudice unico dell’appassionante derby: meglio il modernista ancorché sbarazzino Milingo o il tradizionalista Lefebvre? Non resta che attendere la sentenza.

Milingo vs. Lefebvre: 1, X, o 2?

Marcel Lefebvre
Marcel Lefebvre

A ogni buon conto – buono o cattivo il verdetto – a Lefebvre e Milingo sarà sempre andata di lusso, perché quel che dice un papa passa subito in giudicato; avranno evitato i quattordici o più (se ne è perso il conto) gradi di giudizio; per meglio dire una “suite” di sconti e ribassi da fare invidia all’Esselunga, che la Giustizia Sportiva ha concesso a Juve, Milan & C (dopodiché se questi ultimi vogliono, c’è pure quella ordinaria alias Tar “e vai col lìssio”).
Un bel risparmio, con quel che oggidì costano gli avvocati, da far pensare che i due sullodati vescovi siano nati non solo con la camicia ma pure con la mitra già in testa. Quanto alla vicenda del “Latinorum” già dibattuta dal Manzoni nei Promessi Sposi, mi sembra ormai chiaro che trattasi (sempreché non torni di moda Lefebvre) di un barbino marchingegno esibito da Don Abbondio e dal resto dei preti per far capire un cacchio, confondere le idee ai cosiddetti fedeli,  fin quando non aprono gli occhi, dopodiché agli ignoranti gliela puoi contar su come meglio credi.
Ne consegue che (se fossi mai io a decidere, e non Ratzinger) il match finirebbe Milingo 1 – Lefebvre 0. Risultato nel quale – strano ma è così – non è stato ancora trovato lo zampino di Moggi.
Esclusi i tuffi nel passato e risolto da parte mia il busillis della lingua da usare dicendo Messa (basta ricorrere all’idioma del posto; ad esempio, invece del misterioso “ite missa est” un prete brianzolo potrebbe congedare i fedeli con un laconico “adèss ‘ndé tucc fòra di bàll”) resta soltanto il problema di “cosa fare nel resto del tempo”. Problema che ho brillantemente risolto decidendo di allestire il 1° Museo del Kitsch Turistico!

LEGGI ANCHE  Spigolando tra turismo e dintorni

Cosa ci sarà nel “mio” Museo Kitsch?

Palla di neve con elefanti e palme
Palla di neve con elefanti e palme

Un’idea dalla genialità, inferiore soltanto all’importanza, che definirei immensa, perché per ben cinquant’anni anni e cinquanta giri del mondo, ho pensato bene di prendere, comprare, sottrarre, mettere insieme, tenere, fregare, collezionare, portare a casa, custodire, tutte le più immonde, stupide, banali, scontate, dozzinali, volgari (di pessimo gusto, appunto Kitsch) schifezze che un viaggiatore poteva incontrare quotidianamente nei negozi, suk, aerei, bancarelle, mercatini, bordelli, crociere, alberghi, ancorché in questi ultimi l’attenzione era rivolta soprattutto a fregare asciugamani,  me ne sono rimasti ancora cinque o sei e saponcini,  ne possiedo tre scatoloni pesanti almeno quattordici chili.
Come ogni Museo che si rispetti anche il mio avrà il suo “capolavoro”, fungente da grande richiamo. Si tratta – acquistato in un postaccio anche un filino pericoloso di Miami, non certo vicino alla villa del Versace – di una sorta di “altare di plastica con le foto in rilievo, sullo sfondo la Pietra Nera della Mecca, di Giovanni XXIII, Robert Kennedy e Martin Luther King”, abbellito da una cornice di poliestere verde pistacchio resa inebriante da schifose essenze esotiche.
Fianco alla suesposta opera d’arte, apparirà un souvenir variè di Padre Pio: pannello appendibile di legno di olivo, appiccicate ai lati due pigne per meglio far risaltare una foto del santo incorniciata in plastica dorata non senza un sottostante lumino dalla potenza di mezza candela. E non mancherà neppure (trovata a Salvador de Bahia non ricordo se durante una Macumba) una colorata statuetta di gesso dei santi Cosma e Damiao proteggenti (distesa ai loro piedi) una bionda Yemanja con la parte inferiore (trattandosi di una sirena sembra ovvio) “codata” e ricoperta da squame probabilmente sottratte a un piranha.

LEGGI ANCHE  Islanda bella ma cara

Di tutto un po’ ….

Spilla della marina militare della repubblica russa
Spilla della marina militare della repubblica russa

Altro grande “highlight” del Museo, le Medagliette sovietiche che affliggevano i turisti in visita a Mosca e dintorni (chi non le ricorda quelle orride spille laccate in rosso?). Appena arrivavi cominciavano a sparartele sul paltò; poi, sul pullman, altra distribuzione: la sera andavi a letto e ti ritrovavi nel pigiama Lenin, Stalin e la falce e martello. Non se ne poteva più, ma male gliene incoglieva alla guida, perché alla fine del tour se le ritrovava tutte nella busta a mo’ di mancia.
Non mancherà ovviamente l’inflazionatissimo (sempre presente sui voli di ritorno dalla terra azteca)  sombrero messicano dei mariachis: peso minimo cinque chili e durissimo; forse tra la stoffa orridamente colorata e decorata con mostruose paillettes e ghirigori, infilano pesanti lamine di amianto. Sotto il sombrero, in una bacheca che conterrà anche i piccoli tori di plastica rivestiti di pezza nera trapuntata di banderillas, nonché le ben note bailarinas di flamenco con ai piedi la scritta España, sarà esposta una impressionante collezione (pur di trovarle rischiavo di perdere l’aereo, solo che poi, ‘ste bastarde, finiscono col seccarsi) di palle di neve, le famose boccette ricurve che solo a rigirarle facevi nevicare su Rio de Janeiro e Manila.

… ed altro, altro ancora!

Carretto siciliano
Carretto siciliano

In tema di kitsch-souvenirs classici e onnipresenti, uno Spazio Nazionale del Museo esporrà un paio di carrettini siciliani (plastica, disegnini schifosi, pennacchietti laterali di piumette che si staccano  un secondo dopo l’acquisto) e la celeberrima gondola venexiana con supporto che la fa star su e carillon de La Biondina in Gondoleta.
Nello Spazio Internazionale saranno invece presenti tutti i continenti. Notevole il canguro di peluche dal marsupio con cerniera lampo, pregevole la mucca svizzera che se le tocchi le tette muggisce, artistici i cammelli (bela kamìla, mile lire) di pegamoide con specchiettini venduti sulle spiagge di Sharm El Shemik a completamento del grande contenuto culturale proposto dalla destinazione.
Ma quando mai un Museo del Kitsch senza una “Se-Se, Sezione Sexy”?
Ecco allora in mostra: uno scimmione di copra con grembiule (alzi il grembiule e spunta con un balzo un pacco-dono che il Capezzone Bisex se lo sogna); variopinte candele steariche a forma di pene (le facevano – o le fanno ancora? – nella bergamasca a poca distanza dal paese di Papa Giovanni) assai richieste e ancor più vendute a s’Copenaghen in alcuni Porno Shows di cui curavo gli aspetti logistico-morali. Infine, le ben note Matrioskje, ma mica in “versione normale” bensì in “edizione per signora” (da una lignea statuina ne cavavi fuori un’altra poi un’altra ancora fin quando alla fine ecco un bel “silurino stilizzato”); questo pregevole gioco costava cinque dollari, i tovarich non accettavano rubli, ovviamente.

LEGGI ANCHE  Landini e il dito della Santanchè
Condividi sui social: