Back home again …
Atterro a Malpensa e qui comincia il vero viaggio. A Madrid ero
arrivato all’aeroporto in Metro, trenta minuti dall’albergo, spesa 62
centesimi per il biglietto, a Milano devo impiegare un’ora e mezza tra
attesa pullman e tragitto, ammassati nel bus come le sarde sottosale.
Dall’arrivo
del pullman a casa mancano solo l’attraversamento della Stazione
Centrale e qualche fermata del Metro (linea 3, di più non ce ne sono, a
Madrid sono a quota 12). Spingo la valigia e ho tempo per pensare, per
chiedermi se non sono forse troppo – diciamo pure – cattivo nel
valutare quel che accade nel il mio Paese (nel giudicare come è ridotta
la “polis”, che poi è tutto ciò che ci coinvolge, è polis il poliziotto
accoppato a Catania, è polis il cialtrume della televisione con la
Ventura che dice “va a cagare” al Gnocchi, sono polis i comportamenti,
il costume, la vita sociale, l’università, le infrastrutture,
ovviamente è “polis” lo stesso turismo, “facciamo e viviamo la polis”
politica, prendendo un treno o infilandoci in una autostrada).
Vorrei (davvero) essere meno cattivo, severo con il mio Paese.
Solo
che soltanto sei ore fa ero nella linda, illuminata, ben organizzata
Stazione di Atocha a Madrid e adesso sto passando – pure un filino
intimorito, è mezzanotte e sui giornali leggi di stupri e rapine – in
un Suk del Terzo Mondo noto anche come Stazione Centrale di Milano.
Mamma mia.
N.d.R:
da questo “contribuito” settimanale del nostro simpatico collaboratore
Gian Paolo Bonomi, figurerà la firma “El Verdadero”. Forse non saranno
sempre “verità” in assoluto; è certo però che sono verità pertinenti;
benefici “buffetti” (talvolta “scudisciate”) che male, alla fin fine,
non fanno.