Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Bali, l’isola paradiso degli Dei

Bali Tempio

Bali, due sillabe che racchiudono uno dei pochi paradisi della Terra rimasti pressoché integri nella loro bellezza. Superato lo choc del vile attentato di qualche anno fa, oggi Bali è più che mai l’isola del sogno, abitata dagli Dei

Bali_offerteÈ paradossale che il terrorismo sia arrivato a colpire uno dei popoli più miti del mondo. Dove, nell’ottobre del 2002, due bombe esplose in sequenza hanno messo fine alla vita di oltre duecento persone, oggi sorge un monumento con i nomi dei caduti. L’attentato ha causato una flessione negli arrivi pari al cinquanta per cento nei sei mesi successivi; non ha però scoraggiato i balinesi che, rimboccandosi le maniche, sono riusciti a riportare ogni cosa nella normalità. Oggi Bali rappresenta una destinazione sicura, nella quale i controlli vengono eseguiti in modo capillare con l’impiego di avanzati sistemi di polizia e di prevenzione. Non si entra in un locale senza essere sottoposti allo scanner di zainetti e borse di ogni tipo. Un lavoro di prevenzione e di monitoraggio che ha permesso a Bali di tornare ad essere un luogo sicuro e a giustificare l’appellativo di “Isola degli Dei”.
E il balinese che lavora nei campi e porta offerte di riso su foglie di banano Shiva, cosa ne pensa? Crede, nella sua concezione induista che ogni cosa sia un segnale del divino. Non fanno eccezione le bombe, interpretate come una conseguenza inevitabile dovuta al fatto che non si è pregato abbastanza. Non resta che impegnarsi di più, guardando al futuro con fiero fatalismo e continuare a sorridere al turista in modo disinteressato, come solo i popoli orientali sono in grado di fare.

Lilith, storia di un fiore balinese

Bali Lilith col figlio
Lilith con il figlio

È un popolo speciale quello balinese. Riesce a farti sentire a casa anche se ne sei distante diecimila chilometri. Ho conosciuto Lilith in un salone di bellezza. Lilith ha quarant’anni ma il corpo e il viso sono lisci come quelli di un’adolescente. Avevo letto sulla “Lonely-Bibbia” che è normale che un balinese ti rivolga domande di carattere personale; ero perciò preparata a questo genere di conversazione. Lilith è convinta sia sposata con il collega che mi accompagna e quando le dico che si tratta di motivi meramente professionali quelli che ci hanno indotto a partire insieme, lei risponde al mio sguardo in modo malizioso. La balinese “insiste” sul matrimonio, spiegandomi che due sono le forme adottate a Bali: il “mapadik”, in cui le famiglie dei due fidanzati si conoscono e l’uomo chiede, al cospetto dei parenti, la mano della sua donna e il “ngorod”, assimilabile alla nostrana “fuitina”, con la quale la coppia si nasconde per ricomparire quando ormai è “troppo tardi”! Lei ha optato per la seconda soluzione, romanticamente più rocambolesca, che le ha permesso di scegliere liberamente il proprio uomo eludendo le imposizioni familiari. Allora aveva sedici anni: spensierata età in cui il sogno di una vita a due sembra essere una realtà ineluttabile.

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Bali “enclave” induista

Bali ragazzi induistiRendendosi conto che mi interessa capire quale sia il senso profondo dell’induismo locale, che sapevo caratterizzato da un sincretismo fra tradizione animista e quello puro dell’isola di Giava, comincia a parlare come un fiume in piena. Mi spiega che quella di Bali è una “enclave” induista all’interno dell’Indonesia, oggi paese islamico per antonomasia. Eppure fino a qualche secolo fa la cose non stavano così. In sostanza, l’induismo era un tempo la prima religione presente nell’arcipelago, sebbene lo sviluppo progressivo dell’Islam abbia indotto l’ultima grande dinastia hindu di Giava a trasferirsi a Bali, recando con sé un retaggio di grande cultura che ha finito per fondersi con i riti del posto, di base animista.
Ecco quindi nascere questa particolare forma di induismo isolana, dove viene adorata la trimurti classica composta da Brahma, Shiva e Vishnu, ma vi compare anche un dio supremo chiamato Sanghyang e soprattutto viene data grande importanza agli spiriti, che occupano ogni angolo delle vie di Bali.

Il cerchio della vita

Bali Gamelan strumenti_musicali
Gamelan, gli strumenti musicali usati per accompagnare la cremazione

E’ la religione a stabilire la pianta di una città, il disegno di un tempio, la struttura di una casa, la distribuzione delle varie responsabilità all’interno della comunità. Ogni evento epocale nella vita di un singolo individuo è scandito da rituali e cerimonie contemplate all’interno del Manusa Yadnya.
Lilith mi racconta dei suoi due figli, Wayan e Made, il cui nome è conseguenza di un antico dettame religioso. Infatti, la tradizione tramanda, attraverso una regola che sa di imperativo, il rispetto della seguente formula: i figli dovranno chiamarsi Wayan, Made, Nyoman e Ketut, a seconda dell’ordine di nascita. “E se ne scappasse un quinto, per colpa di un ordine cronologico errato, quest’ultimo rischierebbe di rimanere senza nome?” chiedo ironicamente; “basta ripartire dall’inizio”, replica serafica la mia interlocutrice. Secondo l’induismo, la vita è pianificata prima di nascere: ogni persona appartiene ad una casta e la cosa è destinata a perpetuarsi per una serie di “vite” fino all’espiazione completa che porterà al Nirvana, versione induista del paradiso, foriero di una pace assoluta.
La reincarnazione, che sta alla base della religione induista, mi ha sempre affascinato; perciò mi faccio raccontare come viene accolta una nuova vita all’interno della comunità. La prima cerimonia avviene ancora prima della nascita.

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Tutto, nelle mani delle divinità

Bali preghiera bagno purificatore
Uomini e donne si bagnano e pregano nelle acque purificatrici

E’ usanza, infatti, che le donne al terzo mese di gravidanza partecipino a rituali, in casa o in prossimità di corsi d’acqua, di buon auspicio questi per la salute del nascituro. Solo allo scoccare del centocinquesimo giorno il bambino, per la prima volta, può appoggiare i piedi per terra. Un rito scioccante è quello della limatura dei denti che viene fatta entro il decimo anno di vita del bambino. Non si tratta di un’iniziazione, a dispetto di quello che pensavo. È semplicemente un modo per evitare il dentista. La teoria non mi convince molto e i miei occhi probabilmente esprimono un sottile dissenso. Il tutto mentre Lilith lascia scivolare le mie dita nelle sue mani in un molle massaggio. Dice che sono bella perché la mia pelle è chiara. Curioso; mentre lo dice mi scopro a invidiare la sua che ha strappato dalla roccia il colore dell’ambra. I giorni scorrono tra le emozioni dei balinesi la cui concezione della vita mi affascina sempre più. È un avvicinamento progressivo quello che mi porta alla comprensione del loro “modus vivendi”. Solo osservando con attenzione capisco che, compito delle donne, è la gestione della famiglia, la cura degli amati figli verso cui hanno una devozione quasi maniacale e l’osservanza dei rituali. È per questo motivo che, più volte al giorno, preparano offerte all’interno di foglie di banano dalla foggia di piccoli cesti. Qui vi pongono riso colorato, qualche banconota di piccolo taglio e frutti tropicali. Il tutto accompagnato da bastoncini di incenso ed acqua benedetta con cui aspergono i piccoli templi dislocati all’interno del centro abitato. Ogni ora, ogni minuto, ogni secondo è scandito a Bali dalla venerazione verso gli dei; celebrati, nella loro epifania più completa, durante l’ultimo viaggio. La morte sigla, infatti, il momento culminante della vita del singolo.

Cerimonia funebre senza lacrime

Bali Tempio
Uno dei mille Templi di Bali

Ho avuto la fortuna di assistere a una cremazione balinese, lo spettacolo sino ad oggi più scioccante della mia vita. A cominciare da chi vi partecipa.
Nessuno piange; gli stessi parenti del deceduto non si stringono intorno al feretro tra lacrime e strazi. La morte è infatti un viaggio verso una nuova vita, sicuramente migliore della precedente. Per questo parenti e amici trascorrono i giorni che precedono la cremazione preparando offerte. La cremazione cui partecipo si svolge in un paesino dell’entroterra, lungo la statale che da Kuta porta ad Ubud. Il caldo torrido pervade l’aria e l’umidità enfatizza il pungente odore della morte. La morta, una donna di settantacinque anni uccisa dalla letale puntura di una zanzara “dengue”, appartiene alla nobile casta degli “Angun” e giace su un letto di fiori di loto. Sembra di vedere una mummia egiziana avvolta com’è nel suo sudario di garze bianchissime. Riposa da sei giorni in quello che era il suo talamo nuziale, a dispetto della temperatura elevata. A farle da veglia il marito che accoglie abbracciando chi si avvicina al capezzale. Lo fa anche con me; non riesco a dargli un’età, ma probabilmente è più giovane di quanto in realtà appaia. Il cumulo di offerte arriva quasi a toccare il soffitto della stanza, mentre una coltre di incenso avvolge chi si avvicina. L’aria è irrespirabile, impregnata com’è da odori diversi, così esco e raggiungo l’orchestra del “gamelan” che accompagnerà il corteo.

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Verso il fuoco purificatore

Bali cremazioneLa salma viene spostata all’interno di un bara di cartone e posta su un feretro rosa adorno di fiori, carta e nastri, sorretto dal gruppo delle cortigiane che assisteva la nobile Angun. Rimango letteralmente travolta dal fiume di gente che si sposta seguendo la scia del feretro, che ad ogni incrocio viene fatto ruotare su sé stesso più volte, al fine di allontanare gli spiriti maligni.
Si attraversano tutte le vie del paese fino ad arrivare alla pendici di un foresta. Qui la salma viene sistemata su una catasta di legni di banano. Il cerimoniere la asperge con acqua benedetta, mentre le donne lanciano ghirlande. Il suono metallico del gamelan si fa sempre più ossessivo e la sua cantilena ipnotica confonde le parole del cerimoniere.
Il becchino appicca il fuoco, che nel giro di pochi minuti raggiunge la salma. Un fumo improvviso e di nuovo odore di sandalo rappreso e di vita vissuta. Ovunque preghiere, mentre un bambino che rappresenta il futuro osserva rapito ma non spaventato, sognando forse quella che sarà la prossima vita.

Info: http://www.indonesia.travel/gb/en/home

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