Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Alla Fitur di Madrid, sorrisi sul mio Paese…

Domenica 4 febbraio, torno stanchissimo da Madrid, colpa delle solite scarpinate alla Fitur, ormai la seconda, scrive un giornale, o comunque una delle prime Fiere Turistiche del pianeta (per dirla telegraficamente, faraoniche le presenze delle Comunidades, 170 i Paesi presenti, in giro – ahinoi – meno Jamòn de Pata Negra peraltro non rimpianto da chi poteva accedere (e “io c’ero”) agli splendidi Pintxos (tapas nel nord Spagna) nell’esclusivo megastand del Paìs Vasco. A zonzo nella “gelida” FiturLo stand dell’Italia alla Fitur di MadridQuale che sia la classifica mondiale della Fitur, tanto di cappello alla manifestazione per i passi da gigante che … Leggi tutto

Domenica 4 febbraio, torno stanchissimo da Madrid, colpa delle solite scarpinate alla Fitur, ormai la seconda, scrive un giornale, o comunque una delle prime Fiere Turistiche del pianeta (per dirla telegraficamente, faraoniche le presenze delle Comunidades, 170 i Paesi presenti, in giro – ahinoi – meno Jamòn de Pata Negra peraltro non rimpianto da chi poteva accedere (e “io c’ero”) agli splendidi Pintxos (tapas nel nord Spagna) nell’esclusivo megastand del Paìs Vasco. 

A zonzo nella “gelida” Fitur

Lo stand dell'Italia alla Fitur di Madrid
Lo stand dell’Italia alla Fitur di Madrid

Quale che sia la classifica mondiale della Fitur, tanto di cappello alla manifestazione per i passi da gigante che ha compiuto, meglio non pensare alle prime pionieristiche edizioni nel gelo della Casa de Campo. Perché la Spagna, checché se ne dica e fatta astrazione per l’Andalusia e i tre mesi estivi, è un Paese dove il freddo (ancorché secco) non manca (soprattutto considerata la sua altitudine media).
Ecco pertanto che dalle prime Fitur rischiavi di tornare a casa con la pleurite, zompando da un capannone a un altro – sudato il giusto – negli spazi aperti battuti dal gelido vento proveniente dalla Sierra de Guadarrrama. Ma non si tedi il lettore con descrizioni di stand e aridi numeri e statistiche.

Tintoretto-Goya: 0-1 d.t.s.

Tintoretto, San Giorgio e il drago, 1555
Tintoretto, San Giorgio e il drago, 1555

Meglio invece narrare qualcosa di fresco, nuovo, visto per la prima volta (anche se ormai, della Spagna, alla mia veneranda età resta ormai poco di poco noto). Cito pertanto la buona Mostra del Tintoretto al Prado. Onestamente, le sue megaopere di carattere religioso non mi hanno entusiasmato più di tanto – salvo alcuni magnifici ritratti di anziani notabili e giovani cavalieri veneziani -. 
Eccessiva staticità e volti poco espressivi? A ogni buon conto alla fine dell’immenso  padiglione centrale ospitante le tele del Tintoretto, ho svoltato a sinistra e sono andato a rifarmi la vista ammirando per l’ennesima volta le opere di Goya. Eccomi a godere la Famiglia Reale di Carlo IV, un quadro che  – a mio giudizio – ha arrecato più danni all’istituzione monarchica di quanti ne abbia fatti la Rivoluzione Francese.

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