La visita di Praga è diventata, al giorno d’oggi, quasi un dovere per molti turisti – di casa nostra e non solo – pronti a passeggiare in un posto alla moda: per esempio a farsi fotografare sotto la torre dell’orologio nella piazza Staroměstská o a darsi spinte su spinte per transitare sul ponte Carlo nelle ore di punta, quando i capannelli di gente che si fermano a guardare i musicisti jazz bloccano il traffico pedonale incuriosito.
La visita è piacevole, spensierata e in tempo di mercatini natalizi, la si può effettuare addirittura in giornata, con volo andata e ritorno e visita accompagnata nei luoghi di shopping, più o meno alternativi, compresa nel prezzo. Niente di male, s’intende.
È proprio vero, però, che qualcosa, in questo lasciarsi andare al turismo di massa, la bella città dai mille significati ha perso; quantomeno in fascino, rispetto ai suoi anni trascorsi. Magari politicamente più cupi, questo è vero, durante i quali anche solamente ottenere un visto di ingresso per il Paese era un’impresa.
E il posto di confine di Železná Ruda, vale a dire dove noi questa volta abbiamo varcato la frontiera giungendo dalla Germania, sarà stato sicuramente un luogo poco raccomandabile, in confronto alla ridente cittadina piena di case di piacere (o eros center, come qualcuno oggi li chiamerebbe) che è adesso. Ma, a pensarci davvero bene, più di uno dei mille significati di Praga è rimasto intatto non solo rispetto alla caduta del Muro, ma attraverso i secoli.
Rodolfo II, fra artisti ed alchimisti
In questa visita proviamo a capire quale. Uno in particolare è certamente il suo aspetto magico, misterioso e al tempo stesso coinvolgente, che ha nei miti del Golem e della corte di Rodolfo II le sue manifestazioni storicamente – e turisticamente – più conosciute, nella Malá Strana e nel Vicolo d’Oro i suoi luoghi geografici di riferimento.
È un aspetto che deve necessariamente poggiare su una, anche solo minima, conoscenza storica. Rodolfo II (Vienna 1552, Praga 1612) fu Imperatore del Regno d’Asburgo e visse il suo potere quasi completamente isolato nel castello praghese di Hradcany, circondandosi di studiosi, Keplero su tutti, ma anche di artisti – come il pittore Arcimboldo – e arricchendo la sua corte di capolavori della pittura di Hieronymus Bosch, di Bruegel e di Dürer.
Ma Rodolfo diede anche sfogo al suo instabile equilibrio psichico – fu costretto infatti a cedere parte del suo regno al fratello Mattia – circondandosi di figure assai strane: maghi, indovini, maneggiatori di alambicchi o presunti tali, che arrivarono fino al punto di fargli credere di essere in grado di trasformare tutto ciò che egli toccava in oro; come un novello re Mida.
Soprattutto da allora e grazie anche al mito di questa corte sfarzosa e un po’ bislacca, Praga assunse le sue definitive spoglie di città misteriosa e fantastica, paragonabile a un “antico folio in pietra, città libro, nei cui libri resta ancora tanto da leggere, da sognare, da capire”, come la descrisse uno studioso italiano che della capitale ceca fu innamorato frequentatore. Città “dove vagano strampalati commandos di alchimisti, di astrologhi, di rabbini, di poeti, di templari acèfali, di angeli e santi barocchi, di arcimboldeschi fantocci, di marionettisti, di conciabrocche, di spazzacamini”.
Praga vista con occhi diversi
Certo, andando oggi nella capitale della Repubblica Ceca non ci si imbatte più in questa colorita sequenza di personaggi, però conoscere il fatto che essi siano esistiti può aiutare a guardare la città con occhi un po’ meno disattenti, magari non fermandosi a ciò che si vede solamente nella facciata delle cose. Ed è proprio questo aspetto che, per una visita non superficiale di Praga, vale la pena di approfondire, anche attraverso un esercizio mentale che, ce ne rendiamo conto, è inusuale per il turismo inteso in maniera tradizionale. Ma che, forse, vale la pena tentare di fare. Abbiamo frequentato Praga con questo spirito e ci siamo resi conto che si può ricorrere pure a qualche strumento per garantirsi una visione un po’ magica di tutto ciò che si ha intorno.
Per esempio, un buon metodo può essere farsi un giro della città dalla Vltava (il fiume Moldava) magari a bordo di un battello un po’ sgangherato e cercare di andare a scovare, con lo sguardo, tutti i suoi panorami più nascosti insieme con qualche scorcio molto buio che di sicuro, dotati solo delle proprie gambe, non si sarebbe notato. Così si può immaginare facilmente, sulla collina Petřín, lo sguardo tetro e sorridente di Stalin che ti fissa dall’alto della sua statua in bronzo, quando ancora era eretta, o i loschi “apparatchicki” di partito che se ne stanno seduti ai tavoli del ristorante Nebozizek, quando ancora era l’ottava meraviglia del PCUS e il punto di ristoro privilegiato della sua nomenklatura in salsa ceca.
Antiche pietre che “raccontano”
Non ci fermiamo qui. Un altro metodo assai curioso – questo suggeritoci “live” da un giovane intellettuale locale – può essere stare fermi, la sera tardi, ad osservare il Ponte Carlo finalmente solitario, privo del suo jazz, con sullo sfondo il castello maestoso, che a quell’ora pare quasi incantato, manco fosse quello di Cenerentola.
Oppure tentare lo stesso esperimento con le guglie gotiche del Týnský chrám, il tempio di Týn, ex quartiere generale “hussita” che domina l’orizzonte della Città Vecchia, con il profilo frastagliato delle sue torri, quasi fossero sul punto di “raccontare” qualcosa. Tutto questo potrà aiutare ad entrare nell’atmosfera magica della città.
Ma ci sono altri luoghi da considerare in questo senso. Uno è certamente il Vyšehrad, il castello meridionale che ha dato origine alla città. Proprio nei suoi giardini, secondo una leggenda, la principessa Libuše avrebbe profetizzato di vedere nel futuro “una città che per fama toccherà le stelle”. Qui è situato il cimitero di cinquecento importanti personaggi della nazione ceca e – anche dalle loro storie, non solo da quelle dei già citati maghi e stregoni – si può trarre l’ispirazione per riflettere sull’unicità della gente che ha vissuto questo luogo, magari affidandosi, dopo una sosta fra le lapidi più interessanti, al panorama magnifico che si ammira facendo il giro dei bastioni, ancora intatti, del castello.
Fascino del quartiere Ebraico
Non bisogna dimenticare certo Josefov, il quartiere ebraico, all’interno del quale l’atmosfera magica si respira a ogni piè sospinto. La Staronová Synagóga (Sinagoga Vecchia-Nuova) è un luogo unico, trabocca dello spirito dei rabbini che vi hanno predicato, primo fra tutti Rabbi Löw padre del Golem.
E la Pinkasova, memoriale degli ebrei vittime del nazismo in Boemia è, anche per questo ma non solo, luogo di visita e di culto da gustare profondamente, non senza una punta di malinconia.
Lo spirito magico di Praga lo si può apprezzare allora da questi e da mille altri luoghi, basta predisporre lo spirito nella maniera giusta. Perfino nei caffè e nelle birrerie meno turistiche e rinomate, lo si può ritrovare.
Ma più di ogni altra cosa, e forse lo si può capire leggendo queste righe, Praga è una città da camminare, da gustare vivendo in pieno la sua atmosfera per respirare, almeno per un po’, un pezzo di quel clima umano e culturale che ancora c’è sotto le sue strade e dentro i suoi palazzi, come una lava incandescente che solletica le pendici di un vulcano.
Certo, per fare tutto ciò non vi basterà una semplice guida e qualche ora trascorsa a leggere un buon libro sulla corte di Rodolfo II. Tutto ciò potrà non essere sufficiente. Bisognerà armarsi di fantasia e della disponibilità a lasciarsi andare alla curiosità e al significato simbolico delle cose. Solo così Praga vi accoglierà fra le sue braccia e vi catturerà “sorniona nell’anima con sfregamenti ed enigmi, dei quali solo essa possiede la chiave”.
Informazioni e curiosità
Uno dei testi fondamentali per conoscere la città è “Praga magica”, di Angelo Maria Ripellino, Einaudi Tascabili, Torino, 1973
“Hussita”, movimento che prende il nome dal suo fondatore, Jan Hus, riformatore religioso e scrittore ceco. La sua dottrina insegna che capo della Chiesa non è il Papa, ma soltanto Cristo e quindi in materia di fede l’autorità assoluta è solamente la Bibbia. A causa delle sue idee fu arso vivo nel 1415. Una statua a lui dedicata nel cinquecentenario dal suo rogo è posta nel vasto spiazzo della Piazza della Città Vecchia. La profezia della principessa Libuše sulla grandezza futura della città prende avvio da una leggenda popolare trecentesca che si fonda sulla “cronaca di Dalimil”.
Uno dei luoghi citati nel testo che si consiglia di visitare è il seguente:
Ristorante Nebozizek, Petřínské sady 411 (collina Petřín). Un tempo ristorante della classe dirigente filo sovietica, oggi ristorante panoramico con cucina ceca e internazionale.