
Una gita in battello sull’Adda, itinerari artistici a Lodi alla ricerca delle sue antiche origini o a Sant’Angelo Lodigiano per il museo del pane.
Al contrario delle apparenze, le terre della Bassa padana poco più a Sud di Milano offrono più di una possibilità per chi ama i viaggi brevi, in famiglia o con gli amici, alla scoperta di gusti semplici ma non scontati.
La condizione: scegliere la stagione giusta e dare uno sguardo alle rassegne gastronomiche in programma. La primavera, ad esempio, è un’occasione per ritrovare le verdi atmosfere della pianura di nuovo accoglienti. Se il vostro compagno di viaggio ha un’obiezione – la Bassa Padana, dirà, ha quel paesaggio uniforme, sempre uguale, disegnato solo da prati e campi – portatelo al parco ittico e chiedete alla guida che gli racconti quante specie di pesci vi vengono allevate…

La prima opportunità per cambiare opinione sul lodigiano si snoda in un intreccio di canali derivati dalla palude del Mortone, nel parco dell’Adda Sud.
Una scala conduce al di sotto del livello dell’acqua e i pesci sono visibili attraverso un vetro: dagli “osservatori” passano anguille, lucci, cavedani, trote, specie note e di origine mediterranea ma non solo.
Ci sono le carpe gialle, bianche e rosse, di provenienza giapponese; il salmerino nordamericano, dalla livrea multicolore; il terribile siluro, importato dal Centroeuropa, che può essere lungo fino a tre metri, pesare fino a trecento chili: soprattutto, è il più vorace dei predatori.
Il parco ittico Paradiso, centotrentamila ettari di estensione, si trova a circa dodici chilometri da Lodi, ventisette da Milano. È aperto da marzo a settembre, con visite guidate per le scuole, per adulti e bambini. La sua storia è un buon esempio di recupero territoriale: in origine allevamento commerciale, dal Novantaquattro è parco naturalistico; da allora, la ricchezza di flora e di fauna che negli anni si era formata spontaneamente è divenuta la sua preminente ragion d’essere.
Camminando per i sentieri, con un po’ di fortuna si incontrano anatre, conigli e maialini selvatici e uno dei vanti del parco, l’airone cenerino. Per la gioia dei piccoli visitatori, sono presenti anche un parco giochi e una minifattoria con galline, papere, oche, faraone, pavoni, caprette. Chi invece si sofferma sui corsi d’acqua potrà anche osservare delle sorgive, fiotti d’acqua calda proveniente da falde profonde del sottosuolo.
Lodi, città d’antica storia

Per dissipare anche gli ultimi dubbi sull’importanza della città di Lodi è sufficiente procurarsi un libro di storia: siamo nei luoghi che hanno visto Napoleone Buonaparte vincere una delle sue prime grandi battaglie, al ponte dell’Adda, il 10 maggio 1796, contro gli austriaci.
La città, peraltro, vanta un’origine ben più antica: villaggio celtico, poi centro romano, vivace e orgogliosa.
Oggi non c’è traccia dell’antica Laus Pompeia: il primo nucleo urbano fu distrutto per intero nel 1158, quando gli abitanti rifiutarono di sottomettersi al potere di Milano.
La città originaria doveva trovarsi dove è sorta poi Lodi vecchia e dove si può ammirare l’unico edificio sopravvissuto all’ira dei milanesi: la Basilica di San Bassiano, il primo vescovo della diocesi, del quarto secolo dopo Cristo. La basilica è un edificio romanico, con facciata in cotto, bifore a cielo aperto, una cornice di ampie distese verdi che danno un grande senso di pace.
La città di Lodi fu ricostruita poco più a est da Federico Barbarossa e oggi val bene una visita: fra le molte cose da vedere, specie per la cattedrale di Santa Maria Assunta, che domina piazza della Vittoria insieme al palazzo Comunale.
Il Duomo e il Castello visconteo

Il duomo è di origine romanica ma mostra una stratificazione di stili diversi con segni gotici e rinascimentali. La basilica custodisce la statua di San Bassiano, patrono della città, il sarcofago e le reliquie. Ogni anno, il 19 gennaio, durante la festa del santo, i lodigiani rinnovano la loro devozione visitando il sarcofago.
La rassegna di opere d’arte contenute nella basilica sarebbe lunga: ricordiamo, nella cripta, il Compianto del Cristo morto del XV secolo, scultura in legno policromo di grande carica espressiva e il mosaico dell’abside, realizzato nel 1964 da Aligi Sassu.
Chi ama la ricchezza di affreschi e decorazioni non può perdere il rinascimentale Santuario dell’Incoronata, forse una delle chiese più note in città; o, ancora, il barocco della chiesa di Santa Maddalena.
Per chi predilige le linee semplici e ne trae motivo di meraviglia per quanto riescono a evocare in religiosità e compostezza, può visitare la chiesa in romanico lombardo di San Lorenzo, del dodicesimo secolo, o il romanico gotico della chiesa di San Francesco, del Trecento.
Non deve poi dimenticare il castello Visconteo, con parti delle antiche mura, il torrione, la porta dei Torriani. O semplicemente, può passeggiare per il centro storico della città, sempre molto frequentato e movimentato.
Sant’Angelo Lodigiano: al castello, il museo del pane

Sant’Angelo Lodigiano, immersa nella campagna lombarda, è una cittadina a tredici chilometri da Lodi di insospettabile fascino. Insospettabile, perché ha un castello duecentesco con tre collezioni storiche: quella di Morando Bolognini, il museo del pane e di storia dell’agricoltura.
Da marzo a luglio e da settembre a metà novembre le mura del castello tornano a parlare della storia locale: una lunga tradizione agricola e di lavorazione del latte, da quando, nel tredicesimo secolo, lodigiani e milanesi costruiscono il canale della Muzza e trasformano la palude in terra coltivabile.
Il museo Bolognini prende il nome dall’ultimo proprietario dell’edificio, il conte Morando, ed è stato realizzato nel primo Novecento. Comprende le stanze della residenza storica dei Bolognini, una biblioteca con scaffali in legno ricca di duemila libri, una sala delle armi con trecento pezzi dei secoli XVI e XVII.

Il museo lombardo di storia dell’agricoltura è invece un viaggio nella vecchia Lodi: ripercorre le origini della vita nei campi sin dall’antichità, per concentrarsi però su utensili e strumenti della regione, conservati con un spirito da “come eravamo”.
Il museo ricostruisce gli ambienti di una casa contadina esponendo anche indumenti, mobili, strumenti per la lavorazione del latte, gli attrezzi da fabbro e da falegname, la bigattiera per allevare i bachi da seta.
La terza collezione è meta preferita per le gite scolastiche: il museo del pane, aperto dal 1983, prima esposizione nazionale dedicata a tutte le fasi che dalla coltivazione del grano portano in tavola la pagnotta. Il museo espone tra i reperti di maggiore interesse, il trebbiatoio Bolognini, datato 1854, opera del conte Gian Giacomo Attendolo e fra i primi esempi di attrezzatura moderna per lavorare il grano.
La terza delle cinque sale dell’esposizione raccoglie più di cinquecento forme di pane, sia italiane sia di paesi europei e extraeuropei.
In battello sull’Adda e (poi) al ristorante …

Per tornare ad ammirare i paesaggi della Bassa Padana non si può dimenticare il principe della pianura, il fiume Adda, oggi di nuovo navigabile per alcuni tratti su battelli e motonavi turistiche. Tra Pizzighettone, Formigara e Gombito è possibile partecipare a gite e crociere programmate.
I ritmi forsennati della metropoli da qui sono molto lontani: siamo, piuttosto, in luoghi che ricordano il Cinquecento di Leonardo da Vinci – sull’Adda il genio toscano, infatti, compie alcuni dei suoi esperimenti di macchine idrauliche – o atmosfere manzoniane. Renzo Tramaglino, nei Promessi Sposi, segue il corso del fiume per fuggire da Milano e viene trasportato da un pescatore sull’altra sponda, non osando affrontare a nuoto le difficili acque dell’Adda.
Anche la motonave Mattei racconta un pezzo di storia: solca per la prima volta le acque nel 1912, inizialmente per scopi militari e viene restaurata nel 2005 per servizi turistici. Una crociera in nave può restituire il tempo di una lenta passeggiata nel parco dell’Adda Sud: dal parco della Tenuta del Boscone sino alla città murata di Pizzighettone.

Oramai convinti della bontà del viaggio si può assaporare, infine, la tradizione del lodigiano anche a tavola, con ricette di origine contadina e piatti dai sapori forti.
Si possono degustare un po’ ovunque nei ristoranti locali e in particolare durante la rassegna gastronomica a cura della Strada del vino San Colombano e dei sapori lodigiani, che si tiene ogni anno, da ottobre a dicembre.
Il più noto simbolo della tradizione locale è la “raspadura”: nasce da una forma giovane di Grana Padano lodigiano e si ottiene tagliando con una lama sottilissima, in senso orizzontale, la forma di formaggio. Ne derivano scaglie leggerissime, tanto che si arricciano su sé stesse, molto diffuse per aperitivi e antipasti.
Caratteristici sono anche il formaggio pannerone, che è stato introdotto nel circuito dei presidi Slow Food dal 2003 per tutelarne la qualità; lo stracchino, il lardo venato, i salumi. Lo stesso Grana lodigiano potrebbe entrare a breve nella lista dei presidi.
I piatti che più si consumavano un tempo nel lodigiano erano e ancora sono a base di risotti e carni: l’ossobuco con la polenta, la salsiccia, il coniglio, i fagioli, le castagne; cibi che nelle rassegne troviamo presenti negli gnocchi o in purea da accompagnare alla carne. Viene dalla cucina contadina anche la “ssupa dei morti”, che si preparava il giorno della commemorazione dei defunti: è una minestra con fagioli con l’occhio, cotenna di maiale e costine, burro e aromi.
San Colombano al Lambro per il vino milanese

Leggenda vuole che sia stato il frate irlandese Colombano, giunto nel VI secolo nella zona dopo le invasioni barbariche, a portare nella collina che si alza sulla pianura padana tra il lodigiano e il pavese, la viticoltura. I documenti testimoniano la produzione di vino presso San Colombano al Lambro dal Trecento: che sia stata opera del frate, che venne poi dichiarato santo, o che sia frutto del lavoro dei contadini locali e delle opere di bonifica dei Visconti, la storia di questi vigneti era in ogni caso destinata a durare a lungo.
Nel 1984 il vino della regione veniva riconosciuto doc, denominazione di origine controllata. Nel Novantacinque, quando nasce la nuova provincia di Lodi, la cittadina di San Colombano al Lambro decide di rimanere entro i confini di Milano e il vino locale diventa quindi l’unico “doc” meneghino. Un vanto, per il vino di questa collina, che comprende uve storiche quali malvasia, croatina, barbera, verdea.
Questi vini sono detti “banini”, dal nome che si usa associare ai colli e si possono degustare lungo l’itinerario della Strada del vino, che attraversa Sant’Angelo Lodigiano, Miradolo, Graffignana, San Colombano al Lambro e la provincia di Lodi. L’associazione che gestisce la Strada del vino riunisce diversi produttori locali che organizzano degustazioni in cantina e partecipano alle principali rassegne gastronomiche della zona: non è difficile, quindi, avere modo di accompagnare i sapori tipici della Bassa Padana con il “loro” vino.
Informazioni utili sul lodigiano
Provincia di Lodiwww.provincia.lodi.it
Servizio Beni Culturali, via Grandi, 6. Lodi. Tel 0371 442306
www.museilodi.it
www.turismo.provincia.lodi.it
Parco ittico Paradiso
Zelo Buon Persico, frazione di Villa Pompeiana, tel 02 9065714. Aperto dal 1 marzo al 30 settembre.
www.parcoittico.it
Castello Bolognini
Museo Morando Bolognini, Museo lombardo di storia dell’agricoltura, museo del pane. Aperto dal 1 marzo al 31 luglio e al 1 settembre a metà novembre. Sant’Angelo Lodigiano, piazzetta Bolognini, 2. Tel 0371 211140/41.
www.castellobolognini.it
Parco Adda Sud
www.parcoaddasud.it
Per Pizzighettone
Gruppo Volontari Mura Pizzighettone
www.gvmpizzighettone.it
Strada del vino San Colombano e i Sapori Lodigiani
C.so Vittorio Emanuele II, 42 26900 Lodi. Tel. 0371.428413
www.stradasaporilodigiani.it
Tenuta del Boscone
www.tenutadelboscone.com
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