Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Natura prossima ventura

natura foto di ymyphoto da Pixabay

Il 2007 è giunto al capolinea, così come, a detta di molti, al capolinea pare si stia avviando anche il mondo in cui viviamo. Che sarebbe al contrario da rispettare e proteggere con la stessa attenzione che dedichiamo alle mura domestiche

Ambienti incontaminati, beni preziosi
Ambienti incontaminati, beni preziosi

Come si presentava la natura mille anni fa e, prima ancora, negli anni di Cristo? Com’erano i mari, le coste i fiumi, le valli, le pianure, le campagne, i monti e i boschi? In quei tempi si è forse venuto formando il grande equivoco del rapporto fra l’uomo e l’ambiente.
Tutto era perfetto, abbondante, incontaminato; e l’uomo se ne è approfittato, senza riserve mentali e comportamentali. Poi, col trascorrere dei secoli, i rapporti di “forza” tra l’uomo e la natura si sono fatalmente risolti a danno di quest’ultima. Oggi, chi è giovane – e il più delle volte nemmeno vi fa caso – vive una realtà ambientale che accetta come se costituisse parte della vita stessa. Molti tragici indizi lo confermano.

Una vita di corsa
Natura prossima ventura

Soffochiamo nello smog e abbiamo i nervi a fior di pelle per i rumori e per quel dannato “muoversi”, immersi fino al collo nella gelatina umana delle metropoli. Passiamo ore e ore inscatolati nelle auto sperando che la “coda” mostruosa di veicoli si muova di qualche chilometro. Non sappiamo più sorridere e diventiamo persino aggressivi, nel timore di subire assalti – talvolta solo immaginati – al guscio personale a quattro ruote che ci protegge e ci isola.
Si è irrimediabilmente persa quella che un tempo si chiamava, un po’ ingenuamente, “gioia di vivere”; ciò non di meno pretendiamo ad ogni piè sospinto di poter migliorare la nostra qualità della vita senza pensare, o facendo finta di ignorare, che la “qualità” di pochi viene spesso pagata dai disagi dei più.
Il degrado fisico di città, paesi e campagne si accompagna al degrado morale di un menefreghismo dilagante e di un’incuria sovrana riservata ai beni della collettività. Se poi qualcuno lo fa notare, magari con garbo, viene zittito, deriso, invitato a farsi i fatti suoi.
Così, sconfitta dopo sconfitta, presi dal vortice di un consumismo incontrollato e affascinati dal mito della “globalizzazione” imperante, si finisce per abbassare la guardia. Al diavolo, vada come vuole andare. E ci si riduce a curare, non sempre al meglio, il solo orticello di casa.

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Natura il pianeta in crisi
Vivere la natura con rispetto
Vivere la natura con rispetto

Il mondo in cui viviamo è purtroppo lo specchio screpolato di tale andazzo. Ogni rimedio logico si scontra con miriadi di interessi privati e differenti.
Una decisione e una legge, nate da un consesso politico e democratico, quando incontrano un’opposizione costruttiva qualche risultato lo raggiungono, ma più spesso succede che forme di ostruzionismo duro, per gli interessi contrastanti di altri gruppi di potere, determini un’applicazione finale, quindi “operativa”, solo dopo che le famose vacche hanno già lasciato la stalla.
L’irreparabile è già realtà; il danno (anche parziale) non fa che accentuare quella curva disgregatrice che volevamo raddrizzare. Ci vediamo, giorno dopo giorno, alienati quei “beni” naturali che costituivano la nostra vera ricchezza spirituale; la nostra bolla d’equilibrio psicologico.
In altre parole, ci sentiamo in colpa per come abitiamo la Terra, senza trovare in noi stessi la forza e la volontà di modificare, con buon senso e determinazione, in modo graduale ma senza cedimenti, questo allarmante stato di cose.
Terzo millennio da poco imboccato, dunque, che ci apprestiamo a vivere non sappiamo bene come.

Risorse limitate
Salvaguardia dell'ambiente, un dovere per tutti
Salvaguardia dell’ambiente, un dovere per tutti

Peggiorerà o si stabilizzerà il tanto temuto “buco” nell’ozono? Riusciremo a bonificare – o a non inquinare ulteriormente – i nostri mari e le nostre coste?
E per l’aria che respiriamo, quale destino ci aspetta, se si continua a disboscare dissennatamente foreste immense come quelle amazzoniche o siberiane?
I mutamenti climatici, l’aumento della temperatura, sono sintomi premonitori dei quali terremo conto, o lasceremo che ogni cosa peggiori?
La cappa roseo-grigiastra che incombe sugli agglomerati urbani, peggiorerà o ci darà tregua, consentendo ai nostri polmoni (anche a quelli dei non-fumatori) di non incatramarsi in maniera irreversibile?
Avremo la possibilità di bere acqua dai rubinetti di casa e di nutrirci senza temere strane manipolazioni alimentari?
Mille e mille domande che vorrebbero avere risposte rassicuranti. A peggiorare il quadro d’assieme, ecco che subiamo, senza alcun potere di intervento, l’instabilità degli equilibri mondiali. Giustificato il timore che tutto precipiti.

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Qualcosa sta cambiando
Un mondo da proteggere per le generazioni future
Un mondo da proteggere per le generazioni future

L’uomo è un animale onnivoro che ha sin qui considerato la Terra come un’entità fisica dalle risorse illimitate, inesauribili. Non è più così; non può più essere così.
Se gran parte del genere umano – specie di quella casta che detiene il potere – ritiene un proprio diritto sfruttare determinate risorse naturali, senza alcun rispetto per l’ambiente, per fortuna si va facendo sempre più folta la schiera di coloro che hanno capito che il prezzo da pagare è troppo elevato.
Arriverà il momento, se non vi si porrà rimedio, che non avremo più soldi in cassa da spendere; la bancarotta sarà inevitabile e nessuna sentenza di tribunale ci potrà rimettere in pista.
Quindi, coltiviamo come un benefico segno del destino quel senso di colpa e di vergogna che attanaglia molti di noi. Solo così avremo la coscienza e la forza per opporci agli scempi cui purtroppo siamo costretti ad assistere.
Cerchiamo di renderci conto che non ne possiamo fare a meno; che nessun vantaggio materiale – effimero – arriva a giustificare tanta ottusità, tanta voluta cecità. I beni naturali e architettonici del mondo, specie quelli della nostra meravigliosa penisola, meritano maggior rispetto; meritano una considerazione e un amore che, se opportunamente distribuiti, consentiranno di migliorare davvero la tanto decantata “qualità della vita”.

Noi, più “orsi” degli orsi
Natura prossima ventura

Le Alpi che ci circondano hanno diritto a qualche sciata in meno e a qualche albero in più. Le zone verdi di pianure e colline ringrazieranno se potranno sopravvivere alle invadenti colate di cemento.
Ha perfettamente ragione Hans Roth, un simpatico bernese dagli occhi chiari e dalla barba folta, che trascorre le proprie giornate di lavoro – e molte notti – fra i monti della Maiella, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, di definire: “…una porzione di natura integra, com’era mille e più anni fa, una testimonianza da conservare così com’è, senza che ciò dia alcun beneficio materiale – immediato o previsto – all’uomo”.  Gli orsi del Parco, almeno loro, gliene sono grati.
Tutto questo per il rispetto che dobbiamo al mondo che ci ospita e per il rispetto che dovremmo a noi stessi, alla nostra tanto sbandierata superiorità intellettuale.
Non è in discussione il progresso in sé e il miglioramento delle condizioni di vita, specie della maggioranza della popolazione mondiale. Ma è un traguardo che si può ottenere senza inutili eccessi o spoliazioni.
Riusciremo noi, orsi che siamo, ad essere grati a chi ci ha permesso di vivere in un pianeta che, malgrado tutto, è di una bellezza che emoziona?

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