Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Minischede (Geografia, storia, turismo, gossip) dei 192 Paesi membri

Bolivia – Incastonata nella parte centrale del Sud America tra (in senso orario) Brasile Paraguay, Argentina, Cile e Perù. Grande quasi tre volte l’Italia, ci vivono in nove milioni, posto caro a chi scrive. Va pertanto fatta la tara al suo caldo suggerimento di visitarlo. Perché la Bolivia contiene la quintessenza del continente sudamericano. A occidente paesaggi (picchi inquietanti, i 6.457 metri dell’Illimani) e genti (Aymarà e Quechua) delle Ande (il lago Titicaca, La Paz, la mitica Potosì). A oriente, verso il Brasile, le pianure della provincia di Santa Cruz de la Sierra (grande una volta e mezzo l’Italia) custodenti … Leggi tutto

Minischede (Geografia, storia, turismo, gossip) dei 192 Paesi membri

Bolivia – Incastonata nella parte centrale del Sud America tra (in senso orario) Brasile Paraguay, Argentina, Cile e Perù. Grande quasi tre volte l’Italia, ci vivono in nove milioni, posto caro a chi scrive. Va pertanto fatta la tara al suo caldo suggerimento di visitarlo. Perché la Bolivia contiene la quintessenza del continente sudamericano.
A occidente paesaggi (picchi inquietanti, i 6.457 metri dell’Illimani) e genti (Aymarà e Quechua) delle Ande (il lago Titicaca, La Paz, la mitica Potosì).
A oriente, verso il Brasile, le pianure della provincia di Santa Cruz de la Sierra (grande una volta e mezzo l’Italia) custodenti un meraviglioso, tenerissimo scrigno: le Misiones Jesuiticas nella terra dei Chiquitos (commuovono, davvero).
Vedere per credere (e intanto consultare www.mondontasca.org Le Missioni Gesuitiche della Bolivia e/o www.gianpaolobonomi.it Archivio Mondo).  

Bosnia-Erzegovina – Tra Croazia e Serbia, grande un sesto del Belpaese, abitanti che invece di crescere diminuiscono (da quattro mlioni e quattrocentomila nel ’92 a meno di quattro nel 2004) perché chi può smamma. Si tratta infatti del più misto cocktail di genti e religioni venuto fuori da quel folle shaker chiamato Jugoslavia (con barman “pirla” quali Onu e Unione Europea che pensavano di mescolare cristiani e musulmani, croati, serbi e albanesi, pura follia). Smammano perché appena via il contingente di pace europeo torna quella simpatica pratica chiamata “Pulizia Etnica”. Quanto al Turismo, pertanto, anche in questo caso “tiremm innanz” (per la serie: “Nel mondo i posti da evitare sono ahinoi tanti”). Bruci un Hitler e ne spuntano due (con tutto il rispetto – si usa dire – per gli “appunto” due gentiluomini serbi rispondenti ai nomi di Mladic e Karadzic).

Botswana – Quasi due volte il Belpaese ma poca gente (un milione e settecentomila) tra Namibia, Zambia, Zimbabwe e Sud Africa; altro non è che l’ex Bechuanaland, protettorato British Empire. Indipendente dal 1966, da allora conserva pure un minimo di democrazia e sufficiente ricchezza (girandovi i soldi grazie a diamanti, manganese, nichel e oro). Turisti, niente male (quasi un milione) grazie alle bellezze di madrenatura nell’attraente Okawango e nel deserto del Kalahari.

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Brasile – Uno dei pochi posti che tutti sanno dov’è e cos’è. Le donne: per il tanga; gli uomini: per le donne (locali) vedi il carioca Oba Oba (un tempo mecca dei venditori delle italiche aziende, poi  si scoprì che per l’Aids non basta l’aspirina e così le “Incentive Houses” si misero a proporre altre destinazioni più pudiche o comunque meno impestate). Per uomini e donne balompedici: Didì, Vavà, Pelè, Kakà, Farrrrcao (per i romanisti, sennò Falcao e si legge Falcòun o quasi).
Turismo: posti fantastici dove però i turisti (sbattuti su improbabili spiagge atlantiche oltretutto non protette dal reef) ci vanno pochissimo (salvo qualche viaggiatore). Amazzoni, Iguassù, Maranhao, Fernando di Noronha, Ouro Preto.
Bere: Caipirinha. Mangiare: nelle Churrascarias tipica la Piranha (carne marinata ai ferri) non è male.

Brunei-Darussalam – Due piccoli territori (nemmeno contigui perché divisi dal Sarawak, Malaysia) nel Borneo (citofonare Salgari o in assenza Khabir Bedi).
Cinquemila settecentosessantacinque chilometri quadrati , sui quali vige una monarchia che più assoluta non si può (tranne il papa). Il sultano può vietare tutto, partiti politici non se ne parla nemmeno, per legge basta (e ne avanza) la coranica Sharia e per gli antipatici è in vigore la pena di morte. Capitale, Bandar Seri Bagawan, ventisettemila abitanti. Ricchezza da idrocarburi e petrolio, non da allevamento (solo seimila bufali e seimila e ottocento suini; ma essendo paese musulmano il 67,3% della gente, non si capisce, questi ultimi, a che pro).

Bulgaria – Tutti (o quasi, in una percentuale, appunto, da “plebiscito bulgaro”) sanno dov’è ma non moltissimi ci vanno. Le ragioni? Mah! Forse perché Sòfia (e non Sofìa, come letto, a mò di Loren, dal 101% dei mezzibusto dei Tiggì) è meno bella di Parigi (e forse anche di Busto Arsizio, così, almeno, apparve allo scrivano).
E forse perché la più nota località balneare, Varna, è sul Mar Nero (e chi va al mare vuol tornare abbronzato ma non annerito dall’acqua). Ah, vi hanno inventato (così assicurano) lo Yogurt e l’Acqua di Rose. Rapporti di parentela tra la locale dinastia reale e i Savoia (e nemmeno questo depone a favore del Paese balcanico).
Speriamo migliori. Gastronomia: mah.

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Burkina Faso – Africa occidentale, undici milioni di abitanti, tra Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana, Costa d’Avorio. Turismo: meglio stare a casa (come si fa ad andare in un posto, la capitale, che si chiama Ouagadougou?).

Burundi – Tra Tanzania, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo.
Turismo: home sweet home (nel senso che qualche volta può essere meglio starsene a casa).

Angkor Vat, la città sacra
Angkor Vat, la città sacra

Cambogia – Più o meno (turisticamente parlando) sanno (quasi) tutti dov’è perché vanta quello splendore chiamato Angkor Vat, città sacra. Meno tenero il ricordo di Pol Pot (Khmer rossi, fine anni Settanta). Un gentiluomo che riservò centinaia di migliaia di colpi alla nuca a criminali colpevoli di portare gli occhiali eppertanto “colti borghesi”. Inquietante. Non quel che fece Pol Pot, ma il fatto che nel Belpaese il sullodato disinvolto “dimezzatore” del suo popolo trovò pure qualche estimatore in pubblici cortei stradali.
Ma torniamo ad Angkor Vat (che è meglio) per ribadirne l’importanza culturale di una visita. Di lì si torna più intelligenti che dopo una serata al Billionaire.
E non è poco. 

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