Sabato 18 Maggio 2024 - Anno XXII

Basilea: arte, architettura e “saper vivere”

L’arte mondiale nella città del Reno. Un modo efficiente per ribadire con la forza delle idee la grande vocazione europea di un Paese, ironia della storia, “extra-comunitario”. Tutto, oggi, è BaselArt. Persino le caramelle e gli Europei di calcio

Fantasie meccaniche

Jean Tinguely (1925-1991), Machine à dessiner No. 3, 1955, © 2008, ProLitteris, Zürich. © Photo: Christian Baur, Basel
Jean Tinguely (1925-1991), Machine à dessiner No. 3, 1955, © 2008, ProLitteris, Zürich. © Photo: Christian Baur, Basel

Ecco allora che cosa può offrire Basel in termini di arte.
Basta andare sulla sponda destra del Reno, per raggiungere il Museo Tinguely (www.tinguely.ch) dedicato a Jean Tinguely (1925-1991) pittore e scultore svizzero.
“Ce n’est pas un musée comme les autres: il resonne du fracas du fer…tout y vit, on y rit, on s’émerveille” (non è un museo come gli altri: risuona del fracasso del ferro…tutto vive, si ride, ci si meraviglia…).
Già, le sculture meccaniche, vale a dire quelle composizioni che sferragliano, si complicano in movimenti non lineari o circolari, sembrano indicare il lato deforme delle macchine e indicano l’anarchia meccanica nel secolo della meccanica, dei movimenti sincronizzati e per di più nella patria dei meccanismi perfetti dell’orologio. L’ “Avanguardia meccanica”, l’arte che si sposta e spiazza, diventando “arte cinetica”, che non cattura il movimento, lo fa. Ruote, meccanismi flessibili, bracci sospesi, la gravità e l’inerzia, tutta l’ironia che va a colpire il sentimento di adorazione, novecentesco e germanico, per la meccanica. Qui, applicata a non sense, a scarti, con movimenti senza logica o finalità, diventa caricatura, riflessione su uomo e tecnica. Accanto a Tinguely, i suoi compagni di viaggio, da Nikki di Saint Phalle a Yves Klein, da Marcel Duchamps a Bernhard Luginbuhl. Intorno il contenitore di Mario Botta, anche lui svizzero e fuori delle righe. E gli alberi secolari del Parco della Solitude, e il lungoreno.

Il meglio dell’architettura e del design

Fondazione Beyeler (Photo: T. Dix)
Fondazione Beyeler (Photo: T. Dix)

Bisogna prendere un tram, il 6, per andare a Riehen, alla Fondazione Beyeler (www.beyeler.com). Questa volta è Renzo Piano ad aver pensato al contenitore, un edificio basso, con le pareti di pietra compensate da vetrate, il tutto immerso in un parco. Questo è l’omaggio alla collezione di Hildy e Ernst Beyeler e ai loro gusti in fatto di arte: Braque, Monet, Miró, Mondrian, Giacometti, Klee, Dubuffet, Léger e tutti i grandi nomi “fin de siècle-primo Novecento”. Un modo per celebrare la fine del figurativo e la nascita dell’astrattismo; un piccolo manuale di arte che fa comprendere i passaggi e le evoluzioni.
Terza tappa, in Germania, con il treno. A Weil am Rhein, il Vitra Design Museum (www.design-museum.de) è la testimonianza di Fehlbaum e Von Vegesack.
Il contenitore, innanzitutto. Decostruttivista, con la firma riconoscibilissima di Frank Gehry, vale a dire con le linee che procedono come in un frullatore. E, intorno, gli altri edifici di star dell’architettura, da Tadao Ando a Alvaro Siza, dall’ubiqua Zaha Hadid a Grimshaw. È nato come sistema comunicativo dell’azienda Vitra, impresa svizzera di design. E, facendo design, il miglior modo di dirlo è quello di offrire uno sguardo sul passato, sui maestri e sulle loro opere.
Da De Stijl, il movimento olandese di Piet Mondrian e Gerrit Rietveld (Red and blue chair, sedia Zigzag) alle Thonet viennesi, dalla Bauhaus di Dessau al design scanidinavo e italiano. Una piccola antologia del Novecento, con il passaggio all’arte applicata, al design come progetto.

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Un’esplosione vitale di Musei

Van Gogh, Le jardin de Daubigny, 1890, collezione Rudolf Staechelin presso il Kunstmuseum Basel
Van Gogh, Le jardin de Daubigny, 1890, collezione Rudolf Staechelin presso il Kunstmuseum Basel

E poi ci sono, in città, il Kunstmuseum Basel (www.kunstmuseumbasel.ch) dedicato ai disegni e dipinti degli artisti del Reno tra XV e XVII, e all’arte del XIX-XX (Gauguin, Picasso, espressionismo tedesco, arte americana dai Cinquanta); Schaulager (www.schaulager.org) spazio dedicato al contemporaneo con mostre e esposizione delle opere della Fondazione Hoffmann; l’Architecturmuseum (www.architekturmuseum.ch) centro del dibattito urbanistico, con mostre, incontri, lezioni. E, ancora, con gli spazi di arte contemporanea della Kunsthalle Basel (www.kunsthallebasel.ch), il Museum für Gegenwartskunst (www.kunstmuseumbasel.ch) arte dai Sessanta; Skulpturhalle Basel (www.skulpturhalle.ch) ricca collezione di calchi in gesso di sculture; il Kunsthaus Baselland (www.kunsthausbaselland.ch), il Monastero di Shönthal (www.schoenthal.ch) con le sue sculture contemporanee. Senza dimenticare le numerosissime gallerie e l’arte in strada, come nel caso della “Fontana” di Tinguely (Theater Basel), dell’ “Hammering man” di Borovsky (Aeschenplatz) di “Intersection” di Serra (Theaterplatz).
E l’architettura. Oltre ai citati contenitori museali, la città è disseminata di palazzi e spazi disegnati da architetti famosi, come la Bri di Mario Botta, o la Messeturm di Morger & Dagelo. Basta dire che Herzog & de Meuron sono di qui.

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