Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A proposito di Turismo

In Italia conta solo come ti chiami e se sei apparso in tivù. Nessun “fatto personale” con il simpatico e attraente Matteo Marzotto, nuovo “capo” dell’Enit. Ma mette conto riflettere (almeno un po’) sui molti “treni” che l’Italia perde. Uno dopo l’altro

Il Paese dell’ “apparire”

Roberto Marzotto
Roberto Marzotto

Il fatto è che ‘sto Marzotto è stato “messo su” solo “per l’immagine”.
Si vive ormai solo di “immagine”, sinonimo di “apparire” (vedi appunto la tivù) laddove se sei “noto” (meglio poi se anche “poderoso”) ne sai e puoi parlare di tutto, tutto ti domandano: apri i giornali e la Parietti ti dice che Toni non era in fuorigioco, Little Tony ti dice lui come far da mangiare, Albano spiega come avvicinarsi a dio e far la comunione anche se il prete non te la dà, Bisteccone Galeazzi dottora sulla Metempsicosi. Ormai l’ “immagine” domina, ma il Turismo – il Turismo che conta, quello di sostanza, della tanta gente che viene, non i ventinove Vip nei deluxe di Venezia-Firenze-Roma, vuol ben altro; vuole meno chiacchiere e più strade percorribili, pulizia, tariffe giuste, spiagge pulite, voli numerosi e puntuali, divertimenti organizzati e accessibili (tutte cose che ai Vip amici del Marzotto non fregano nulla: loro se ne stanno a Capri, Capalbio e Costa Smeralda e che ‘je frega’ se la Pensione Conchiglia di Gatteo a Mare è sporca e calca la mano sul conto?

Bisogno cronico di “professionisti”

Michela Vittoria Brambilla
Michela Vittoria Brambilla

Turismo è appunto conoscenza delle tante realtà che lo compongono: trasporti, hotellerie, comunicazioni, ristorazione, sicurezza, ecologia, rapporti umani, professionalità, know how. Non per niente i Paesi che eccellono nel Turismo Incoming (mentre l’Italia è da anni in calando, e grazie al cavolo che ci siano le solite tre città d’arte a fare aggio, con Venezia-Roma-Firenze a far turismo son bravi tutti) ricorrono a tecnici, professionisti del settore, esperti delle varie componenti, mica al “solito noto” col bel cognome e i soldi degli avi. Prendi ad esempio la Spagna.
A parte il solito politico a capo (come nel Belpaese, adesso la Michela Vittoria Brambilla, e va anche bene così) il resto di chi “fa turismo” è formato da professionisti, gente che si è fatta il mazzo, ha visto, girato, imparato, raffrontato. Mica dirige il Turismo spagnolo un palazzinaro arricchito o il figlio di un bravo torero o un seppur celebre cuoco e nemmeno il padrone (di moda) di una catena di negozi di moda, né tanto meno un Grande di Spagna o un nobile latifondista.

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Italia: occhio all’Incoming!

Un conto è il marketing degli slip firmati, un conto è quello del far venire il signor Svensson su una spiaggia. Nel primo caso, che tratta l’effimero, basta “apparire”, ordinare uno spot (la gente compra “l’immagine” non il prodotto).
Nel secondo caso (turismo) devi studiare la concorrenza, esibire cifre, informare, dare garanzie, fare i conti con chi se ne intende perché condizionato dal portafoglio e non compra solo perché “fa status symbol”. Di mutande firmate e griffate dai soliti G&D, P&C o quel che l’è, ce ne sono in giro due o tre marche, no problem (e pure l’altro italico mostro sacro italiano, la Ferrari, non è che subisca molta concorrenza).
Se invece si parla di “altri” posti del mondo “dove andare” invece che in Italia, ce ne sono altri 150 se non 200.

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