Verde antico; anzi, d’archeologia
La flora si divide in boschi pluviali e tropicali, con diverse sotto classificazioni. Numerosi sono gli inventari floristici realizzati tra le montagne del PILA, l’ultimo dei quali riporta 1748 specie di piante e alberi, alcune delle quali sono ancora oggi usate dai nativi per scopi medicinali e alimentari. Ci sono alberi considerati sacri, oggetto di venerazione o di timore, a seconda che siano legati a spiriti benigni o malvagi. Impressionante la varietà di orchidee, soprattutto al di sopra dei seicento metri. La presenza di alcune specie è chiaro indice della salute biologica del Parco e dello stato di conservazione della flora: ci sono tratti di vegetazione che mantengono inalterate le loro condizioni climatiche da migliaia di anni e vengono per conseguenza studiati dagli archeologi.
Per questo motivo è fondamentale che la popolazione sia cosciente del “tesoro” che la circonda; un tesoro in continuo silenzioso movimento e densamente popolato da un’infinita varietà di animali.
Gli animali dei boschi
Vi si trovano uccelli rapaci, pesci velenosi, serpenti, insetti, coccodrilli e solo la natura che li ospita sa cos’altro. Sono state censite un centinaio di specie di mammiferi, tra i quali numerosi primati quali la scimmia urlatrice (Aluolatta palliata) la scimmia ragno colorata (Ateles geoffroy) e la “mono cariblanco” (Cebus capucinus) che prende il nome dal pelo bianco che ricopre il suo muso. Il parco ospita inoltre anche specie minacciate d’estinzione, come il celeberrimo tapiro (Tapirus bairdii).
La ricchezza faunistica comprende novanta tipi di anfibi diversi, tra cui la rana arlecchino (Atelopus hiriquensis) e il rospo “espinoso” (Bufo coniferus); naturalmente non mancano i serpenti velenosi, come il Corallo (Micrurus mipartitus) riconoscibile per la colorazione nero-arancio e altri rettili interessanti quali la salamandra “pulmonada”, che nel corso dei secoli si è resa conto di non aver bisogno dei polmoni, perché ha imparato a respirare attraverso la pelle.
L’introvabile Quetzal
Tra le oltre quattrocento specie di uccelli che sono state censite ad oggi, spiccano diversi tipi di aquile, il mitico rapace tanto caro al continente americano. Fittissime le colonie di colibrì e i piccoli stormi di pappagalli e tucani, questi ultimi in pericolo d’estinzione.
Indimenticabile ed emozionante deve essere la vista del famoso Quetzal (Pharomachrus mocinno) difficile da incontrare; uccello dal piumaggio verde, venerato in America Latina dalle civiltà pre-colombine (Inca, Maya, Azteca). Un tempo si usavano le penne della coda del maschio, lunghe fino a settanta centimetri, per adornare i copricapi dei re; l’uccello non veniva ucciso, bensì catturato e quindi rimesso in libertà affinché la coda potesse ricrescere. Oggi questo volatile presta il proprio nome alla moneta corrente del Guatemala (è il simbolo nazionale del Paese); è una specie a rischio e per tale motivo costantemente controllata. Non sono invece a rischio le colonie di farfalle che popolano non solo il parco ma l’intero territorio boschivo del Costa Rica.