Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Nel mare verde del Costa Rica

Il Parque dell’Amistad è il più esteso dei trentadue fra parchi, riserve naturali, aree biologiche e protette del Costa Rica. Una “spina dorsale” verde preservata dalle autorità, con il coinvolgimento delle antiche etnie che qui vivono

Parque Internacional de la Amistad
Parque Internacional de la Amistad

Chi abbia voglia di avventurarsi in una natura intatta e per certi versi ancora primordiale, può soddisfare questo desiderio visitando quello che oggi è il “Parque Internacional de la Amistad” (Parco Internazionale dell’Amicizia) una delle zone più interessanti del pianeta dal punto di vista della diversità biologica.
Ciò significa che in uno spazio relativamente piccolo, sono presenti una quantità di habitat parecchio al di sopra della media. La superficie del “Parque” (circa duecentomila ettari) comprende foreste pluviali, foreste tropicali e subtropicali e picchi rocciosi che raggiungono i tremila metri d’altezza. La diversità di clima è naturalmente dovuta alle forti variazioni di altitudine, alla stratificazione del suolo e alla topografia; il fatto poi di avere così tanto materiale biologico a disposizione in un raggio limitato, ha fatto si che qui giungano scienziati da tutto il mondo, soprattutto inglesi, il cui obiettivo primario è quello di tenere costantemente monitorata la situazione ambientale. 

Governi “attenti” al patrimonio naturale

Indigeni
Indigeni

Anche i governi delle due nazioni interessate (Costa Rica e Panama) hanno fatto la loro parte, tutelando questo territorio a partire dagli anni Ottanta,  quando decisero che la priorità assoluta era di migliorare le condizioni di vita dei gruppi indigeni che da sempre abitano questa regione e di coinvolgerli nella conservazione dell’ambiente; ad oggi si contano circa ventimila abitanti , divisi tra le tribù dei Chirripò, Tainì, Talamanca, Kekoldi, Salitre e Cabagra. Da quando il loro “cortile di casa” è diventato una riserva naturale, anche la loro vita è cambiata: sono diventati un po’ i guardiani del parco e sono stati istruiti sui rischi di estinzione che alcuni animali corrono. La parola d’ordine in questi casi è “riforestazione”, una pratica che può sembrare assurda nell’intricata selva tropicale, mentre è l’unica difesa di fronte al commercio di legni pregiati e all’agricoltura invasiva.

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Riforestazione per la continuità

Una foresta da conservare
Una foresta da conservare

Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi progetti di conservazione e di
valorizzazione: uno di questi, conclusosi lo scorso anno e sostenuto dal “Grupo Ecologista de Renacimiento para la Proteccion del Parque”, ha riguardato la zona di confine tra Costa Rica e Panama. Gli obiettivi erano diversi: creazione di corridori biologici, incontri con la popolazione locale per renderla consapevole dell’importanza del parco, suggerendo loro  soluzioni per un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente.
Sono stati piantati quarantamila alberi, coinvolte una cinquantina di famiglie e naturalmente le scuole; attività di questo tipo vogliono dire una concreta forma di “assicurazione” per la vita futura della foresta.
Tutto si è svolto nella zona di confine Costa Rica-Panama, la parte meno selvaggia della riserva. Ma cosa possiamo incontrare se ci inoltriamo nel profondo del parco?

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