L’ultima frontiera della disco dance
Alla fine della serata, a conclusione di uno spettacolo durato settantacinque minuti, dj session per ballare in silenzio su musiche da ascoltare con apposite cuffie: ecco la silent disco, che mi era stata presentata come “una forma innovativa e inusuale di intrattenimento sperimentale”. Ero partita, devo ammetterlo, scettica su quella che mi era parsa l’ultima trovata del mondo della moda: la moda del ballo individuale, isolato e straniante, avevo temuto. Invece, uno “sballo”, come direbbero gli under venti o trenta. Uno spasso, che non solo fa guadagnare decenni di salute in termine di decibel meglio spesi, ma è anche davvero esilarante. Ti infilavi la speciale cuffia che offrivano all’ingresso a ogni spettatore, sintonizzandoti su uno dei due canali di disco music, condotti da dj quali Howie B., Richard Dorfmeister e Boosta dei Subsonica e regolandoti il volume a piacere ballavi, saltando da un piede all’altro, da un canale all’altro. Rapidamente la gente si è scaldata, i corpi in pista sorridevano della novità e la scena si animava. Se poi ti levavi la cuffia e osservavi tutta quella gente ballare in un grande e bello spazio immersi nelle immagini della videoarte, ma assolutamente in silenzio, ti veniva in mente (differenze di atmosfera a parte) quell’Antonioni di “Blow Up” con la scena della partita a tennis senza palline. Un po’ picchiati (di testa) lo sembravano, tutti quei corpi che si muovevano a ritmi indecifrabili. E invece si divertivano, si guardavano, si abbracciavano, si avvinghiavano, si confrontavano: con quale dj balli tu? Vengo anch’io o cambi tu? Ecco come balla l’uomo contemporaneo, altro che isolamento; che la Silent disco sia l’ultima frontiera della disco dance, chi può dirlo; che sia stata la classica ciliegina sulla torta di un evento già in sé memorabile, è certo. Per il divertimento dei giovani di tutte le età.
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