Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Milano, la città che sale

L’omaggio al centenario del futurismo, nel luogo che lo ha visto nascere, va dalla mostra a palazzo Reale a un ciclo di spettacoli, concerti e eventi pubblici. Sino al futurtram per i bambini

Umberto Boccioni,
Elasticità, 1912. Milano, Civico Museo d'Arte Contemporanea
Umberto Boccioni,
Elasticità, 1912. Milano, Civico Museo d’Arte Contemporanea

Le celebrazioni di Milano per il futurismo non potevano che essere in grande stile. Nel luogo che ha visto nascere il movimento nel 1909, nella “città che sale”, immortalata dal dipinto di Umberto Boccioni, l’anniversario per i cento anni è stato lanciato il 5 febbraio con un ampio calendario di avvenimenti pubblici. La mostra aperta a palazzo Reale, con il suo imponente corpus di 400 opere, è solo uno degli appuntamenti che si snodano in diverse sedi della città comprendendo anche spettacoli, eventi musicali e teatrali. Ambizioso, proprio come il tono e il respiro dell’avanguardia, fondata in corso Venezia da Filippo Tommaso Marinetti, il cartellone, a cura dell’Assessorato alla Cultura e il settore Spettacolo del comune, apre a bambini, studenti, famiglie, con numerosi eventi, alcuni gratuiti. Basta ricordarsi di prenotare e soprattutto, entrare nello spirito del “gioco”. I futuristi erano provocatori, per principio contrari alle tradizioni, anche se, va detto, il loro “nuovo” è entrato, da tempo, nel nostro presente e potrebbe non stupire il pubblico più avvertito.

La mostra a Palazzo Reale

Luigi Russolo, I lampi, 1910
© Foto Giuseppe Schiavinotto, Roma
Luigi Russolo, I lampi, 1910
© Foto Giuseppe Schiavinotto, Roma

La scultura “Toy Building n1”, di Italo Rota, allestita in piazzetta Reale, è il primo biglietto da visita della mostra: l’opera riprende un disegno di Giacomo Balla, “Linee di forza del pugno di Boccioni” ed è un’installazione interattiva con giochi di luci e suoni, a cura di Dj Spooky, ispirate ai concerti “per intonarumori” di Luigi Russolo.

Chi voglia iniziare il viaggio nel futurismo attraverso i più semplici quadri troverà a palazzo Reale un lungo percorso storiografico: si va dalla pittura divisionista, alle origini del movimento, sino agli anni Trenta. La prima sala piacerà anche ai più scettici, con le opere del primo Boccioni e quattro sculture di Medardo Rosso, tanto apprezzato dai futuristi. Il seguito è una lunga carrellata di opere dei firmatari del primo manifesto del 1909: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, accompagnati da molti altri autori, da Marinetti a Fortunato Depero e ancora Mario Sironi, Enrico Prampolini, Ardengo Soffici. I curatori, Giovanni Lista a Ada Masoero, hanno scelto un punto di vista d’insieme, sino agli artisti contemporanei che hanno citato elementi di estetica futurista: la mostra si chiude con Lucio Fontana, Alberto Burri, Mario Schifano.

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Velocità + arte + azione

Mario Guido del Monte e Riccardo Gatti, Piatto con spirale iridescente verde e blu
© Foto Giorgio Liverani, Forlì
Mario Guido del Monte e Riccardo Gatti, Piatto con spirale iridescente verde e blu
© Foto Giorgio Liverani, Forlì

“E’ vitale soltanto quell’arte che trova i propri elementi nell’ambiente che la circonda”, scrivevano nel manifesto del 1910 i pittori futuristi. “Come i nostri antenati trassero materia d’arte dall’atmosfera religiosa che incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli della vita contemporanea, della ferrea velocità che avvolge la terra, ai transatlantici, ai voli meravigliosi che solcano i cieli”. Illuminati dalla nuova età della tecnica del ventesimo secolo, i futuristi intuirono che, di lì a poco, sarebbero cambiati i codici della bellezza. La mostra ne documenta i passaggi, dal dinamismo plastico degli anni Dieci e al confronto con il cubismo ma considera anche, aspetto meno considerato, l’arte meccanica degli anni Venti e la decade successiva: l’aeropittura, i dipinti con scorci dall’alto, allusione alla possibilità del volo su aeroplano, le esperienze sulla materia. Le ultime sale guardano agli sviluppi del futurismo nella scenografia teatrale, dominata dal ruolo della luce, nel paroliberismo, dove le parole non si succedono con sequenze logiche ma secondo quelle che oggi chiameremmo mappe semantiche. Interessanti anche le sezioni sulla grafica pubblicitaria e sull’arte decorativa, ceramiche e tessuti.

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