Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Val Camastra. La montagna è di casa

Val Camastra Basilicata

Nel cuore delle Dolomiti Lucane tra tradizione, sapori, artigianato. Elogio alla lentezza nella Val Camastra tra la quiete della gente e la magia del paesaggio per scoprire luoghi ricchi di storia nella Basilicata più nascosta

-Dolomiti Lucane Pietrapertosa
Dolomiti Lucane Pietrapertosa Credit Anna Nicoletta Menzella

Sotto un cielo gonfio di nuvole, nell’ora di un tiepido tramonto primaverile, i vicoli di pietra di Calvello, risuonano dei passi di due vecchietti solitari. La luce dei lampioni disegna ombre sui muri delle chiese, sulle scalinate, sulle case addossate l’una all’altra e sul dedalo di vie, molte delle quali percorribili solo a piedi. Le fontane, i portali sembrano muoversi nel buio e questo aggiunge un fascino misterioso, quasi arcaico.

Ecco la Basilicata più nascosta, nel cuore della Val Camastra (la zona interna della provincia di Potenza) una terra permeata di magia, di emozioni a fior di pelle, di silenzi che portano con sé l’eco di presenze, di stelle che stanno a vegliare, mute, quasi rassegnate, su un popolo orgoglioso di vivere nel proprio isolamento. Una solitudine che è però uno spazio aperto ai pensieri.

Autenticità dei luoghi e benessere a misura d’uomo
Le scalelle
Le scalelle credit Alessio

La Val Camastra (prende il nome dal torrente Camastra che va a formare la diga omonima, uno dei più importanti invasi strategici della Regione, realizzata nel 1967) è una zona tutta da scoprire, in cui ancora sono possibili sorprese per chi cerca l’autenticità. Nell’atmosfera che si respira, nell’accoglienza, tra i volti della gente un po’ schiva, nei sapori come nei paesaggi. Qui chiunque arrivi, si sente un privilegiato.

Il piacere di percorrere chilometri lungo strade tortuose ma dagli straordinari panorami, di attraversare borghi carichi di storia. Sorprende la quiete di questi luoghi, avvolge e contagia. Sembra di trovarsi di fronte all’elogio della lentezza, un invito a prendersi tutto il tempo che si desidera e a godere di un’atmosfera rilassante. A Calvello, così come nei paesi limitrofi – Anzi, Laurenzana, Castelmezzano, Pietrapertosa – si ritrova un benessere a misura d’uomo

Calvello tra ceramiche e mucche podoliche
Val Camastra le ceramiche di Calvello
e ceramiche di Calvello

La ceramica è un’altra delle peculiarità autentiche di Calvello (una tradizione antica, addirittura risalente al Medioevo). Qui diversi artigiani, nelle botteghe-laboratorio, foggiano, cuociono e smaltano argilla naturale, cosicché i colori minerali prendono forma e lucentezza in anfore, vasi e piatti. Maioliche realizzate in diversi toni, dal verde al giallo, dall’arancione al blu, accostati nel gioco delle mezze tinte, fino al raffinato bianco su bianco. Ne derivano servizi di piatti, brocche, bicchieri e vasellame che costituiscono un patrimonio riconosciuto dell’artigianato locale.

Ma il paese è famoso anche per “le sontuose mucche podoliche”, progenitrici di tutte le altre razze italiane che bivaccano a valle. Sono abituate a cavarsela allo stato brado, dando poco latte ma di straordinaria qualità, dal quale si ricava il caciocavallo podolico, la variante nobile dei latticini lucani, presidio naturale del territorio sostenuto da Anfosc (associazione Nazionale Formaggi sotto il Cielo). Buono da mangiare da solo o anche accompagnato da miele di castagno o di corbezzolo.

Abriola: la leggenda del Santo protettore
Abriola
Abriola

Questi formaggi a pasta filante costituiscono il fiore all’occhiello anche della gastronomia di Abriola. Vi si producono altre varietà casearie come il pecorino dall’intenso sapore, le scamorze, il cacioricotta. Altro vanto è il santo protettore, Valentino, che, secondo la tradizione, percorrendo la via Appia da Roma verso le Puglie, si fermò nel borgo e qui con un miracolo simile a quello delle “Nozze di Cana”, facendo arrivare alcuni carri di grano, salvò gli abitanti da una grande carestia.

Nella Chiesa Madre sono custoditi il busto ligneo seicentesco del santo (opera di Giacomo Colombo), un’urna e tre teche contenenti le sue reliquie, tutte accompagnate da autentiche pontificie e, cosa curiosa, quasi il trenta per cento degli abitanti porta il nome del patrono degli innamorati.

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Dolomiti Lucane e volo dell’Angelo
Val Camastra Volare appesi a un filo Credit basilicatanet.com
Volare appesi a un filo Credit basilicatanet.com

Siamo nel cuore delle Dolomiti Lucane, le sorelle minori delle più note parenti del Nord anche se in versione “ridotta” per l’altitudine di soli mille metri. Le Dolomiti Lucane sono situate all’estremo sud-est della diga della Val Camastra.
Tra i bizzarri picchi rocciosi che la fantasia popolare ha ribattezzato “la Civetta”, “il Gufo”, “l’Aquila Reale”, “la Bocca del Leone”, per la particolare conformazione che riporta davvero ai rapaci o ai felini, sorgono i paesi di Castelmezzano e Pietrapertosa.

Due “comuni dirimpettai”, arroccati a nido d’aquila, da sembrare due presepi in pietra. Di recente uniti tra di loro da un cavo d’acciaio su cui si può volare (www.volodellangelo.com).
Legati, in tutta sicurezza, con un’apposita imbracatura si è lanciati nel vuoto, lungo un cavo d’acciaio, per un tragitto di 1550 metri (un record di lunghezza in Europa) e si ha la sensazione di librarsi in aria come un’aquila reale. La stagione dei voli apre il 27 giugno per chiudersi il 13 settembre.

Val Camastra, natura incontaminata e resti archeologici
Val Camastra Castello di Laurenzana
Castello di Laurenzana

In Val Camastra si viene grazie alle parole di qualche amico. Non sono di quei posti famosi e alla moda. Quelli che si trovano stampati in quadricromia sui depliant nelle agenzie. No, qualcuno ne parla, si viene a vedere e… zac! Scatta la magia.
Succede sempre così e subito si apprezza tutto di questa terra. I colori cangianti della vegetazione: ci sono molti boschi e sentieri dove poter fare lunghe passeggiate, come il Bosco dell’Abetina, riserva del WWF, con numerose e rare specie vegetali.

Le colline, le rocce, i castelli (su tutti quello di Laurenzana, uno dei più grandi e meglio conservati della zona). E ancora i resti archeologici (ad Anzi, in località “La casa nel bosco” vi è un “Sentiero dei Dinosauri”, dove sono riprodotti a dimensioni reali tutti i rettili preistorici di cui si è rinvenuto traccia in Italia). Infine i sapori genuini di una cucina saporita che invita a pasti lenti e a conversazioni tra amici.

Pasta fatta a mano e agnello merinizzato
Prodotti tipici
Prodotti tipici

Piatti della storia contadina, semplici e gustosi, si affiancano ad altri, frutto di elaborate ricette ma sempre unici.
Ne è protagonista la pasta fatta a mano come le “manate” a Calvello o “i ferretti” al ragù a Laurenzana ed Anzi, così chiamati perché nella preparazione la massa viene arrotolata attorno ad un piccolo ferro. Ma sono i piatti a base di agnello la vera prelibatezza culinaria della zona, tanto che questo tipo di carne ha ottenuto un riconoscimento particolare, attraverso la creazione di un marchio collettivo d’area: “l’Agnello delle Dolomiti Lucane” che punta a valorizzare l’agnello di carne merinizzata (e le sue derivate Gentile di Puglia e Sopravvisana), arrivato in Basilicata con la dominazione Aragonese intorno al 1400, e ad instaurare un legame forte tra produttori, prodotto e territorio.

Pietrapertosa, terrazza sulla valle del Basento
Pietrapertosa
Pietrapertosa credit Alessio

Coloro che invece preferiscono rimanere con i piedi per terra, possono scegliere di passeggiare tra i vicoli solitari dei due borghi di pietra. Pietrapertosa (il cui nome deriva da una roccia forata, detta in dialetto “pertusa”) sembra un cappello di luce sulla nuca della montagna. Le case nascono dalla pietra, sono nella pietra, con il loro aspetto quasi civettuolo a specchiarsi sulle stradine ripide e tortuose e sui minuscoli orti formati da terra di riporto.

Ovunque un paesaggio lunare, in cui la natura si fonde con l’opera dell’uomo. Furono i Saraceni a stabilirsi qui per primi, intorno all’anno Mille, costruendo nella parte alta del paese una fortificazione, poi ampliata dai Normanni. Ancora visibili i resti del torrione e una scalinata che conduce ad un belvedere su tutta la Valle del Basento. Qui ancora si respira un’aria di mistero, capace di far sognare e rivivere altri tempi, altre vite, altri modi di essere.

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Castelmezzano, borgo tra i più belli d’Italia
Val Camastra Veduta di Caselmezzano
Veduta di Castelmezzano Credit Anna Nicoletta Menzella

E lo stesso capita a Castelmezzano adagiato ad una parete di guglie e picchi. La leggenda vuole che il primo nucleo urbano sia stato fondato da Paolino, un pastore deciso a nascondersi tra le montagne per sfuggire alle frequenti incursioni saracene. E la radice latina del nome, “Castrum”, ne indica proprio un luogo fortificato. Tuttora, mantiene l’originale impianto medievale e da alcuni anni è inserito tra i borghi più belli d’Italia.

Un titolo meritato, visto che il centro storico è davvero caratteristico nel suo insieme: le costruzioni arroccate, i balconi fioriti, le scalinate che sembrano ritagliate con le forbici su un foglio di carta. Un’autentica semplicità che attrae, così come affascinano gli artigiani che con l’abilità delle loro mani creano souvenir del luogo, seguendo la tradizione ma con un tocco di moderna fantasia. Tra questi Francesco Balzano che qui tutti chiamano “Ciccio” e che ama ricavare dal ferro oggetti che parlano del territorio. Nascono così le riproduzioni in scala di qualche scorcio delle piccole Dolomiti.

Campomaggiore Vecchio, paese fantasma
Val Camastra Campomaggiore vecchia chiesa e palazzo baronale
Campomaggiore vecchia chiesa e palazzo baronale (foto: Tony.D.71 – Own work, CC BY-SA)

Lasciandosi alle spalle le montagne, s’incontra, infine, un “paese fantasma”: Campomaggiore Vecchio, un borgo drammaticamente segnato da un movimento franoso del 1885 che ne determinò il crollo, con il conseguente abbandono. Oggi è un luogo di strana bellezza, adocchiato dall’industria cinematografica che ne ha fatto il set per diversi film e documentari. L’ultimo in ordine di tempo è il documentario “Na Picca Appidun’ – Ad ognuno la sua parte! Cronaca di un’utopia franata” con la regia di Rocco Papaleo.

Il documentario racconta la storia del conte Teodoro Rendina (i signori della città che lo fondarono nel 1741) e del suo sogno: quello di trasformare un piccolo villaggio in un centro abitato efficiente e dinamico. Un sogno che, grazie a tanto duro lavoro, diventò realtà. Si sviluppò così, nel corso dell’Ottocento, una cittadina moderna ed ordinata, definita da alcuni “il paese dell’utopia sociale”.
Un paese che prosperò per circa un secolo. Finché le forze della natura non si scatenarono contro di esso. Nella Piazza Rendina sono rimasti in piedi parti del palazzo baronale detto di “Rendina” e i resti della Chiesa di Santa Maria del Carmine. Addentrandosi tra le rovine, lungo le vecchie strade ormai polverose, dentro le chiese e i palazzi squarciati, l’emozione cresce e diventa suggestione.

Dove dormire

Hotel Pietrapanna: Calvello – Tel. 0971-921495. Una struttura, interamente in legno, in mezzo alle montagne a mille metri d’altezza. Camere confortevoli e arredate con semplicità. Si è circondati dal verde e non di rado si è “attorniati” dalle vacche al pascolo della specie podolica.

La Grotta dell’Eremita: Castelmezzano (Pz) – Tel. 0971-986314 – www.grottadelleremita.comL’agriturismo, situato in un pendio delle Dolomiti Lucane, mette a disposizione piccole dependances da poco ristrutturate. Su richiesta è possibile assistere e partecipare attivamente alle lavorazioni agricole aziendali: dalla mungitura alla vendemmia.

Il Frantoio: Via Michele Torraca, 15/17 – Pietrapertosa (Pz) -Tel. 0971-983190. Un hotel tradizionale che si distingue per la sua posizione in mezzo alla pietra. Solo dodici camere confortevoli e luminose.

Agriturismo “La Dolce Vita: Contrada Valloni Abriola (PZ) – Via Gelsi, 16. Circondata da querce secolari la casa offre un soggiorno immerso nel verde, a contatto diretto con la natura, nella pace assoluta. Possibilità di preparazione autonoma dei pasti.

Dove mangiare

Agriturismo Il Molino Della Contessa: Contrada Fiumara Castelmezzano (PZ) – Tel. 0971.966099 – 338.2969737 – 338.4646671- L’Agriturismo ricavato in un antico mulino Baronale (XII secolo) che utilizzava le acque della diga della Camastra, propone prodotti tipici della Basilicata e di propria produzione: affettati, conserve, pane, latticini, carni, ortaggi. Anche camere.

Agriturismo Eo: Contrada Murgia, Sellata Abriola (PZ) – Tel. 0971-923363. La potenza della ruralità lucana abbinata alla voglia di una proposta turistica sana. “Otto ettari da incorniciare e da mangiare”. Una cucina fatta di prodotti del campo. Una particolarità? Fusilli, strascinati e cavatielli, tutta pasta fresca, fatta a mano dalla signora Valentina. Anche quattro camere.

Ristorante Dolomit: Via Michele Volini – Castelmezzano (Pz) – Tel. 0971-986089 – cell. 347-0321817. La cucina punta sui sapori locali e sulla freschezza dei prodotti. Cacioricotta, funghi cardoncelli, peperoni cruschi (ovvero essiccati) diventano gli ingredienti per gustosi piatti. Una vera prelibatezza è la mousse di ricotta con cioccolato, o a scelta con nocciola o caramello. Chiuso lunedì. A disposizione cinque camere.

Al Becco Della Civetta: Vico 1° Maglietta, 7 Castelmezzano (Pz) – 0971-986249 – www.beccodellacivetta.it. È un tempio della gastronomia che celebra l’autentica cucina lucana. Dal pane alla pasta, ai dolci fatti in casa, dalle erbe gradevolmente amarognole della vicina foresta di Gallipoli-Cognato, fino alle salsicce e soppressate. Tra le numerose specialità, da assaggiare “il filetto di maiale al tartufo lucano”. Chiuso martedì.

I Sapori Del Parco: Contrada Battaglia – Pietrapertosa (Pz) – 0971-983006; 333-4271558. Una casa colonica ristrutturata su due livelli. Al primo piano si trova il ristorante di cucina regionale. Si comincia con “manat’e e fasul” (spaghetti fatti a mano e fagioli), per arrivare all’agnello e capretto al forno con patate “arraganate” (insaporite con origano tipico delle montagne lucane) e poi arrostite. Al secondo piano sono disponibili venti posti letto. Aperti tutto l’anno su prenotazione.

Dove comprare

La Bottega della Faenza:C.da Isca Soprana – Calvello (Pz) – Tel. 0971-921222. Ampia scelta di souvenir e oggetti in ceramica artistica.

Arte Ceramica Valcamastra: Via S. Giuseppe Calvello (Pz) – Tel. 0971 921746. Anfore, vasi, servizi di piatti nei colori più vari ma sempre eleganti e raffinati.

Azienda Nicola Pessolan: Vico Napoleone, 1 – Abriola (Pz) – Tel. 0971-923021 – 339 8367387. Nicola Pessolani produce il “caciocavallo podolico della Basilicata”, presidio Slow food con tanto di bollino Cee e lo stagiona in una grotta fresca, insieme alla manteca, che era il formaggio della transumanza.

Ferro Battuto Francesco Balzano: via Michele Volini, 47 – Castelmezzano (Pz). Oggetti in ferro battuto fatti rigorosamente a mano e riproduzioni in scala delle montagne lucane.

En.i.mar: vico 1° Maglietta, 1 – Castelmezzano (Pz). Una bottega-laboratorio dove la giovane Enza Martoccia ricrea su magliette, cappellini, matite, calamite, scorci del territorio.

Caffè Enoteca Giannotta: Corso Vittorio Emanuele – Castelmezzano (Pz) – Tel. 0971-986255. Un caffè enoteca dove è possibile degustare a mescita a bicchiere numerose etichette di vini regionali e nazionali e bere un buon caffè.

Info utili

Apt Basilicata: Tel. 0971-507622 – www.aptbasilicata.it

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