Venerdì 3 Maggio 2024 - Anno XXII

Posti che vai, “Pais” che incontri

Gli imprevedibili scherzi della vita. Dal “Secondo Alpini ai Caraibi”, con una piuma di volatile amerindo sul cappello. Una vita avventurosa, tra missioni amazzoniche, studi a Bogotà e una moglie colombiana. Per ritrovarsi, alla fine, a intonare canzoni del “Vèj Piemont”

Dalla Colombia Amazzonica a un’isoletta dei Caraibi

Un autobus pubblico di San Andrès
Un autobus pubblico di San Andrès

Non senza attraversare l’Atlantico con il cappello d’alpino ornato dalla canonica penna nera (solo più tardi, si pensa per smarrimento o per consunzione dell’originale, si ritroverà obbligato a sostituirla con la piuma di un volatile amerindo) l’ex “Bocia” finisce a Kakaetà, poco a nord di Leticia, mini capoluogo nelle Amazzoni colombiane. Mentre trascorre sei anni (dai 28 ai 34) nella torrida foresta solcata da immensi corsi d’acqua, assistendo i nativi secondo contratto di assistenza previsto dal Governo italiano a favore delle terre sottosviluppate, Monsù Usseglio (che come narrato non è un ricco borghese dal doppio cognome, eppertanto il Guerra che segue, nel biglietto da visita, si riferisce all’uso spagnolo di apporre pure il cognome della madre) fa qualche giretto. E finisce in visita dalla parte opposta del Paese ospitante (il territorio delle Amazzoni ne è all’estremo sud) addirittura nel Caribe, a centinaia di chilometri di distanza dalle coste della Colombia, appunto a San Andrès.

Insegnamento, famiglia e “assistenza” turistica. Nella sua nuova Patria

Posti che vai, "Pais" che incontri

Qui giunto un prelato propone a Remo di insegnare nella locale scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane, lui accetta e inizia una pluridecennale docenza (arti e mestieri) che – congiunta alla perseverante testa dura “piemuntèisa” e allo spirito di sacrificio da “Penna Nera” (vabbè, nessuno è perfetto e dopo cinquant’anni un copricapo può anche avere diritto di cambiare accessorio) – trasforma un precario posto di insegnamento in un signor istituto per i giovani di San Andrès (Remo non lo dice, mi sono informato io).

Nello spazio di tutti i suesposti anni, Remo trova pure il tempo per fare qualcosa di diverso dall’insegnare, eppertanto – oltre a laurearsi in Diritto all’università dei Gesuiti di Bogotà – mette su famiglia sposando Laura, “india” degli Ijaos della colombiana regione del Tolima (battezzata, precisa l’ex Alpino con piemontese cocciutaggine – da un “misionero” della Consolata) nonché professoressa di psicologìa e amministrazione. Il suesposto amore (roba da scrivere – invece del deamicisiano “Dagli Appennini alle Ande” – un meno drammatico “Dal Secondo Alpini ai Caraibi”) si concreta con le nascite di Paolo (oggi biologo marino, lavora nel Dubai e gira il mondo scegliendo che passaporto esibire, tra quello colombiano, italiano e canadese) e di Angela (dirigente della Camara de Comercio di Bogotà).

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Quando Remo arrivò a San Andrès, mi conta, c’era elettricità soltanto per un’ora al giorno, la sera. Adesso luci a gogò illuminano turisti yankees e canadesi che si inciuccano negli (almeno per me tristi) All Inclusive Hotels dell’isola. Il tutto, grazie (anche) a un “pais” qui giunto – dopo la sudata “naja” nel glorioso “Secondo Alpini” – dal mai troppo amato Vej Piemont. (16/4/09)

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