Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Il “mare” lombardo fra storia e leggenda

Uno specchio d’acqua paludosa di epoca romana. Il Lago Gerundo pare si sia originato con il ritiro dei ghiacciai nel Pleistocene e con le esondazioni dei fiumi Adda, Serio e Oglio. La sua scomparsa invece è accreditata alle opere di bonifica dei monaci cistercensi

San Cristoforo contro il drago

Tiziano Vecellio, San Cristoforo (1523 - 1524). Affresco
Venezia, Palazzo Ducale
Tiziano Vecellio, San Cristoforo (1523 – 1524). Affresco
Venezia, Palazzo Ducale

Il Tarantasio, nelle leggende popolari, era rappresentato come un’enorme biscia oppure come un drago acquatico, da cui secondo alcuni avrebbe preso spunto il simbolo del cane dell’Eni, che proprio nell’area occupata dal Gerundo scoprì vasti giacimenti di gas metano. Questa bestia mitologica sarebbe finita anche in un altro stemma, ovvero quello dei Visconti, sul cui scudo è rappresentato un biscione intento a divorare un bambino, divenuto poi simbolo della città di Milano. Tra le varie storie riguardanti la morte del Tarantasio, una accredita infatti l’uccisione del biscione a Uberto Visconti, giunto in soccorso di un fanciullo. Tuttavia tale ipotesi riguardo la leggendaria origine del simbolo di Milano sarebbe poco plausibile, dato che l’adozione dello stemma del drago da parte del capoluogo lombardo sarebbe antecedente la nascita di Uberto. A contendersi il merito dell’uccisione del Tarantasio con il Visconti è nientemeno che San Cristoforo in persona, che secondo una leggenda locale sarebbe stato invocato dal vescovo di Lodi Bernardo Tolentino e avrebbe fatto prosciugare il lago Gerundo provocando così la morte del suo “fastidioso inquilino”. Di qui il voto di far restaurare la chiesa di San Cristoforo a Lodi, effettivamente ristrutturata nel 1300.

Sulle tracce delle leggende popolari

San Giorgio ad Almenno San Salvatore
San Giorgio ad Almenno San Salvatore

Ma se si volesse compiere un viaggio alla ricerca delle tracce del lago Gerundo e del suo misterioso abitante, dove ci si potrebbe recare? Innanzitutto, si potrebbe cominciare col visitare gli edifici religiosi, spesso anche di notevole interesse artistico, in cui sono custoditi i resti attribuiti al Tarantasio, come ad esempio le chiese romaniche di San Giorgio ad Almenno San Salvatore e di San Bassiano a Pizzighettone (CR). Poi, ci si potrebbe recare a Trucazzano (MI), presso l’edificio storico noto come Torrettone, dove è possibile trovare alcuni antichi attracchi per le imbarcazioni usate un tempo per solcare le acque del Gerundo. Se si vogliono invece vedere con occhio le tracce lasciate da questo bacino, la visita a paesi come Castiglione d’Adda (LO) o Maleo (LO), così come altre località del lodigiano, dimostra come questi si trovino oggi in cima a terreni rialzati, un tempo rive di un ampio specchio d’acqua. Infine, nulla vieta di compiere una scappatella nella già citata Calvenzano per rendere omaggio al defunto Tarantasio, che secondo la leggenda qui fu ucciso da Uberto Visconti. Certo, forse nel giro non si troveranno molte tracce di queste antiche storie di mostri e di mari, ma sarà comunque una buona scusa per visitare luoghi affascinanti al di fuori dei tradizionali itinerari turistici. (30/06/10)

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Prima del Tarantasio, mammuth e dinosauri

Una raffigurazione dei Mammuth
Una raffigurazione dei Mammuth

Ma alla base della leggenda del Tarantasio è probabile che ci siano i numerosi reperti conservati tuttora o in passato nelle chiese del bergamasco, del cremonese e del lodigiano. Si tratta di ossa di eccezionali dimensioni custodite come reliquie e attribuite proprio al temibile abitante del lago Gerundo. La presenza di questi curiosi oggetti non deve però stupire, dato che spesso ossa di animali esotici, come ad esempio capodogli o elefanti, erano portate in dono da pellegrini giunti da terre lontane. Inoltre, non dobbiamo rimanere perplessi nemmeno di fronte alle cronache dell’epoca, secondo cui le ossa sarebbero state rinvenute in loco, dato che nell’area del Gerundo non sono infrequenti i ritrovamenti di ossa fossili appartenute a mammuth o altri animali preistorici. Del resto, dietro la nascita di molte leggende sui draghi ci sarebbero proprio i resti di dinosauri o di altri giganteschi esseri del passato.

In ogni caso la leggenda del Tarantasio, ben lungi dal finire archiviata assieme ai documenti d’epoca, dopo aver acceso l’immaginazione dei nostri antenati continua ad affascinare anche i contemporanei. Non per niente, proprio il già citato Maurizio Mosca ha scritto assieme a Marco Bono un romanzo fantastico sulle vicende del mostro, intitolato “L’enigma del mare lombardo” (edizioni Aracne) in cui si intrecciano diverse linee temporali e in cui la storia del Tarantasio arriva a coinvolgere studiosi del presente e antichi abitanti della pianura padana.

Chissà, in fondo, che il recupero in chiave folcloristica di questa storia tradizionale non possa giovare al turismo della zona un tempo occupata dal Gerundo.

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