Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Storia di una donna coraggiosa

Sabah Museum

Una donna e la sua famiglia, nel Borneo conquistato dai Giapponesi. Una pagina di storia “dimenticata” e riscoperta della Seconda Guerra Mondiale

Agnes Newton Keith
Agnes Newton Keith

Kota Kinabalu, Borneo. Nel negozio del Sabah Museum trovo due libri di un’autrice americana, Agnes Newton Keith. Mi attirano e li acquisto. Scopro così un aspetto della storia del Borneo che rischiavo di ignorare del tutto.
Giornalista e poi moglie di un funzionario britannico, Harold Keith, Conservatore delle Foreste e direttore dell’Agricoltura del Borneo Settentrionale nell’allora British North Borneo, Agnes scrive un libro “Land Below the wind” (frase che sta per “terra in balia dei venti”, usata in genere per indicare i Paesi che si trovano a sud dell’area dei tifoni), in cui narra la sua esperienza di vita nella regione del Sabah, prima della Seconda Guerra Mondiale.

Vita semplice, a contatto con la natura

Sandakan
Sandakan

Vi era arrivata nel 1934 e il libro fu scritto tra il ’36 e il ’38. La sua esistenza nella piccola comunità europea presente a Sandakan, settantacinque persone in tutto fra le quali lei era l’unica americana, era ricca di contatti con la gente del posto. Una vita in tempo di pace e di tranquillità tuttora considerata un’importante testimonianza d’usi e costumi, che la guerra avrebbe spazzato via per sempre.

Le stesse città di Kota Kinabalu e di Sandakan non sarebbero mai più state le stesse. Rase al suolo dai bombardamenti, la ricostruzione post bellica ha compiuto un altro scempio regalando ai nuovi insediamenti un’architettura che si può annoverare tra i peggiori esempi degli anni Cinquanta.
Ma torniamo ad Agnes, donna sensibile e sempre interessata a tutto quello che la circondava e, soprattutto, profondamente attaccata a suo marito, al punto di decidere di non lasciare il Borneo alla vigilia dell’invasione giapponese, pur di condividere tutto con lui, a qualsiasi costo; in primo luogo quello di trascorrere nei campi d’internamento giapponesi tutta la guerra.

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Prigionieri dei Giapponesi

Sandakan Memorial Park
Sandakan Memorial Park

Un inferno descritto nel suo secondo libro “Three came home” (Tre tornarono a casa). Una svolta drammatica che si incrocia con la storia del Borneo di quegli anni. Una breve nota sulla guida turistica Lonely Planet parla della “marce della morte” e di un Memorial Park vicino a Sandakan, lungo la strada per Ranau. Se non fosse per questa nota nessuno ce lo avrebbe raccontato. Vale invece la pena di visitare il Sandakan Memorial Park, adiacente il sito del campo di prigionia dove confluirono i soldati australiani e britannici. Le condizioni di vita erano tali che su oltre duemilaquattrocento prigionieri (la maggior parte australiani) solo sei riuscirono a sopravvivere alle torture, alle malattie e alle brutali condizioni fisiche imposte dai Giapponesi, evadendo grazie all’aiuto dei Malesi che si stavano organizzando contro gli invasori, con enorme coraggio e a prezzo di gravissime perdite.

È da questo campo che agli inizi del ’45 i Giapponesi, davanti all’avanzata degli Alleati, decisero di spostare i prigionieri di guerra ai piedi del monte Kinabalu, a Ranau (dove esiste un altro Memorial Garden), a 260 chilometri di distanza. Il tutto in tre marce forzate, a piedi, durante le quali circa cinquecento uomini morirono di stenti.
La visita al Memorial Park è toccante anche per chi, come noi, qui non ha perso nessuno. L’atmosfera, nonostante i fiori e i laghetti è triste, malinconica. I resti del campo sono ancora visibili. Intorno al Memorial Park, sta sorgendo un nuovo quartiere con case circondate da giardini.

I luoghi della memoria, a Sandakan

La casa della famiglia Keith
La casa della famiglia Keith

In questo posto cominciò anche l’odissea di Agnes Keith, di suo figlio, un bambino di soli due anni, e di suo marito. Prima di lasciare Sandakan, visito, sotto una pioggia torrenziale, la casa dei Keith, ricostruita dopo la guerra su disegno della stessa Agnes, e ora diventata museo. urtroppo è chiusa per restauri. È una casa di legno in stile coloniale, in posizione dominante su una collina. La storia della prigionia dei Keith negli anni successivi al ’42, fino al ’45, è descritta nel secondo libro di Agnes, i cui sforzi si concentravano sulla sopravvivenza del figlio George e nel cercare di nascondere gli appunti che prendeva con l’intento di documentare il periodo che stava vivendo; con ammirevole coraggio e determinazione.

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Per i civili la situazione era appena migliore, ma sempre molto dura. I prigionieri furono spostati da Sandakan sull’isola di Berhala, nel Borneo settentrionale e poi a sud nel Sarawak, a Kuching, dove restarono fino alla liberazione. Il libro è una galleria di personaggi e fatti e colpisce come Agnes, sia pur descrivendo gli avvenimenti più drammatici, sia stata capace di odio. E’ anzi con un sentimento di pietà per la natura umana che parla dei suoi stessi aguzzini.

Ritorno nel Borneo

Agnes Keith Il libro più noto di
Il libro più noto di Agnes Keith

La sua storia ha un lieto fine: tutti e tre alla fine tornarono a casa, sebbene segnati nel corpo e nello spirito dalla terribile prova. Il suo libro ebbe un grande successo e nel 1950 ne fu tratto un film con Claudette Colbert nei panni della protagonista. Dopo la Guerra e dopo un periodo trascorso in patria i Keith tornarono a Sandakan, richiamati da un nuovo incarico di Harold che successivamente entrò a far parte della Fao con incarichi nelle Filippine, a Manila, e poi in Libia.

Dopo di ché le loro tracce si perdono. Dall’editore malese dei suoi libri, ma cinese d’origine, sono riuscita a sapere che Agnes è scomparsa nel 1975 e che suo figlio è morto l’anno scorso. La notizia mi ha rattristato come se avessi perso dei vecchi amici.
Nel 2002, inoltre, tutta la preziosa collezione di letteratura, studi di storia naturale, documenti e manoscritti sul Borneo e Asia meridionale dei Keith, che erano appassionati bibliofili, è andata all’asta a San Francisco. Restano i libri di Agnes che continuano a venire pubblicati, sempre attuali, nonostante siano trascorsi tanti anni.

I libri di Agnes

I libri di Agnes Newton Keith sono pubblicati in Borneo da Natural History Publications, Kota Kinabalu, Sabah. “Lands below the wind” nel 1939 vinse The Atlantic Monthly Non-Fiction Prize.
Dopo “Three came home” Agnes N.Keith scrisse “White Man Returns“, sul periodo di vita in Borneo dopo la Guerra. La sua carriera di scrittrice continuò in seguito con altre pubblicazioni.
Altri due libri raccontano la tragedia delle marce della morte e la storia dei prigionieri di guerra:
Sandakan under the Nippon. The last march“, di Don Wall, V ed., 1997, pubblicato da D.Wall, 98 Darley Street West, Mona Vale, N.S.W. 2103 Australia.
Sandakan. A conspiracy of silence“, di Lynette Ramsay Silver, Synergy Books International (SAM Publishing Sdn Bhd) Kuala Lumpur, 1996-97.

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