Mercoledì 8 Maggio 2024 - Anno XXII

San Pietro è stato qui

San Pietro

Le meraviglie architettoniche d’Italia. Dove l’Arno quasi si getta nel Tirreno, ecco la chiesa che ricorda l’arrivo nella penisola del Pescatore più celebre del mondo. Pescatore di anime, primo Papa della Cattolicità: Simone di Galilea

L'interno con affreschi con "Storie di San Pietro"
L’interno con affreschi con “Storie di San Pietro”

San Pietro, venendo in Italia, sbarcò proprio qui, presso le foci dell’Arno. Poi se ne andò a Roma, ma la memoria del suo arrivo rimase. Quanto sacro è il luogo in cui pose per la prima volta piede il primo vicario di Cristo? Forse il doppio di tutti gli altri? Questo nella leggenda è il primo sito in cui è arrivata la nostra religione. È il punto di partenza di tutto, di ogni chiesa che poi fu costruita, compresa la più nota basilica romana dedicata al grande Pietro, millenaria sede dei suoi successori. C’è qualcosa di ancestrale, in San Pietro in Grado, come se appunto il suo significato intrinseco fosse doppio, come se dentro di lei fosse custodita un’aspettativa, tant’è che ha due absidi, quasi che la loro presenza implicasse un doppio altare e un doppio atto di fede. La chiesa è immensa, per dove si trova, sperduta nel nulla, con solo un piccolo cartello stradale che la indica. La costruirono, affrescandola con grazia, i pisani all’apice della loro potenza marinara, all’incirca all’epoca della Torre pendente.

L’abbraccio di Fede di un monumento unico

La colonna di San Pietro
La colonna di San Pietro

I libretti sull’edificio sono in un espositore di legno corredato dalle lamentele del parroco che dice che le persone gli prendono i libri senza lasciare i pochi euro che i volumetti costano. Si lamenta, eppure i libri sono lì, a disposizione di qualsiasi visitatore si trovi a passare. La fiducia non è la forma più umana della fede di Pietro?

I libretti dicono che la seconda abside fu costruita dopo il crollo della facciata, affinché la chiesa avesse un’abside con lo stesso orientamento della sua omonima romana. Sarà, ma è difficile convincersi che il motivo sia solo questo. Resta il fatto che, quando si entra da una porticina sul fianco, si sentono come due braccia che cingono il pellegrino avvolgendolo nel silenzio. Silenzio che fu spezzato nel 1944, quando i tedeschi fecero saltare il campanile, per evitare che fosse usato dal nemico come torre d’avvistamento. I lavori di restauro del dopoguerra portarono alla scoperta di una colonna su un piano di marmo: si tratta dell’altare di Pietro, il quale, dopo la devastazione della guerra e a causa di essa, è tornato alla luce, simbolo di pace sbocciato nel tempio. Del campanile restano un moncone e la volontà di ricostruirlo così com’era. Uscendo dalla chiesa resta limpida la sensazione di un abbraccio.

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