Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Il Novara in Serie “A”! Amarcord, pensieri e commenti

Una delle quattro famose squadre del “quadrilatero” piemontese di un tempo, è ritornata nella massima serie calcistica. Ricordi di un’altra “era” (sempre calcistica) commenti, avventure, personaggi. Buon cammino, dunque, alla simpatica compagine oltre Ticino

Il Novara... in paradiso
Il Novara… in paradiso

Alleluja, il Novara è tornato nell’Areopago del Calcio nazionale! Oltretutto questa vittoria sportiva è avvenuta (un po’ di patriottarda retorica… neh che aiuta?) nel 150° di quell’Unità del Belpaese che cominciò con un autogol proprio nella “Fatal Novara”, il 23 marzo del 1849: sonora batosta – 1 a 0 e palla al centro – inflitta da SMI il maresciallo Radetzky a quel menagramo del Carlo Alberto (mai che gliene sia andata bene una; avete presente il re Mida?, tutto il contrario).

Una notizia, il “Novara in A”, per certi versi storica perché non si parla di una delle solite “squadre ascensore” (quelle che scendono e salgono frequentemente dalla serie A alla B), al contrario: impantanatasi tra B, C1 e C2, le sono occorsi ben 55 anni per tornare nell’Olimpo dell’italico Balòn. E datosi che in quei lontani Anni d’Oro Pallonari (dal ’48 al ’56) a Novara non solo “Io c’ero” ma andavo pure a vedere le partite degli Azzurri (e in Tribuna d’Onore! mica in curva, mi portava il figlio del dirigente Marmo, che per un po’ fu addirittura C. U. della Nazionale italiana, l’odierno Prandelli! per capirci) eccomi pure io ad aggiungermi a quel profluvio di blablala seguito alla promozione (ne hanno parlato financo Bossi e il Berlusca, vedi Corriere del 16/6 pag. 8, e ha promesso di parlarne persino Platini, il cui nonno emigrò in Francia dalla novarese Agrate Conturbia – quindi niente accento sulla “i”). Comincio pertanto, Consecutio Temporum docet, con un Amarcord e proseguo con commenti su quanto ultimamente letto (o non) e sentito dalla cosiddetta stampa sportiva (e non).

Con l’Umberto (Orsini) pallavolo… sottorete

La notizia della vittoria in edicola
La notizia della vittoria in edicola

Novara, “a quei tempi”, aveva all’incirca lo stesso numero di abitanti di oggidì, poco più di 100.000, ma era molto meno estesa (forse qualcuno dormiva in cucina o altri preferivano i letti a castello). Nel tardo pomeriggio, sotto i portici, si officiava il provinciale struscio (chi era già accoppiato andava invece a limonare sull’Allea). Nello scomparso caffè Bertani (lì nacque il Bitter, mica a Milano al Zucca-Camparino in Galleria!); un po’ che una delle padrone-cassiere ci vedeva poco, un po’ che il barman Lino si lasciava facilmente corrompere versando dosi XL di Campari e/o porgendo ulteriori gratuite mescite, chissà quante ciucche presi con la mia vitellonica compagnia! Che la sera si trasferiva a giocare a carte al Barlocchi.

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In subordine, fino al ‘58 c’era il casino, ma nella vicina Vercelli, perché Novara e Modena divennero “città cavia” e per nostro disagio le famose Case furono, appunto, “Chiuse” anzitempo (a Novara per sapere cosa avrebbero combinato – nei molti mesi di assenza delle mondine – i soldati delle tante caserme; a Modena c’erano da studiare i cadetti dell’Accademia). E poi c’era il Liceo Classico ‘Carlo Alberto’ (che, vedi sopra, mi portò tanta sfiga da ritrovarmi così bocciato da dover ripiegare sullo Scientifico) laddove con l’Umberto Orsini (ancorché bassetti, passavamo ben eretti sotto la rete) inventammo una squadra di pallavolo e la chiamammo Squirrel.

Di nuovo in “A”. Commenti e dissensi

La gioia dei tifosi
La gioia dei tifosi

Ma eccoci al presente. Per commentare che sul Novara “tornato in A”, e sulla città, ne ho lette di tutti i colori. Siano comunque perdonate le dimenticanze o l’imprecisione di molti cronisti: poareti, non potevano trasformarsi tout court in ‘novarologi’ dopo tanto oblio della squadra in B, C1 e C2, il De Agostini ormai divenuto una multinazionale e le varie non meno che spensierate metamorfosi della locale Banca Popolare (dai manager mica tanto furbi: posso ben dirlo io che ne detengo un po’ di azioni, “scese” – si fa per dire – da 21 a 1,56 euro, quindi sinonimo di dieci piani di morbidezza …ma va a dà via el…). Qualche scrivano (anzi tutti, salvo il ‘granata’ Aldo Grasso, eccellente critico tivù del Corriere) si è ad esempio dimenticato di ricordare le vere grandi glorie calcistiche novaresi. Mi riferisco al mitico “quadrilatero”, inizio ‘900, Viej Piemont, composto da Novara, Vercelli (i Bianchi), Alessandria (i Grigi) e il Casale (non solo i Neri, come scrive Grasso, bensì i Nerostellati, con quella bianca stella sulla maglia di pece). C’è poi chi (Alberto Costa, Corriere) vede tanta “milanesità” in Novara (ad esempio con il dialetto, ma quando mai!) a tal punto da accennare a una Grande Milano. Vabbè, Novara appartenne fino al 1734 a Milano (il castello, con bel fossato, a lungo sciupato come prigione, è detto ‘visconteo’). Ma nei quasi tre secoli che seguirono i Savoia la trasformarono in una grande caserma di confine, vicina, sì, a Milano, che però fece dei novaresi gente dalla ‘testa border line’, di frontiera, né carne né pesce, altro che lombardo-milanese.

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