Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Il Novara in Serie “A”! Amarcord, pensieri e commenti

Una delle quattro famose squadre del “quadrilatero” piemontese di un tempo, è ritornata nella massima serie calcistica. Ricordi di un’altra “era” (sempre calcistica) commenti, avventure, personaggi. Buon cammino, dunque, alla simpatica compagine oltre Ticino

Feste con Triscotti, Gorgonzola naturale. La Paniscia, no

Il Novara in Serie "A"! Amarcord, pensieri e commenti

E se va bene per il lavoro o per lo shopping (solo una mia antica prozia andava dalla modista a Torino) per il resto Milano non attira più di tanto il novarese (non certo taccagno ma nemmeno ‘sciur’, eppertanto se si parla di tavola lo zafferano costa troppo, niente Risotto alla Milanese). Né si può dire, alla faccia dei soli 40 e rotti chilometri che separano le due città, che Novara sia ben collegata a Milano: per portarti alla stazione Centrale un normale treno impiega, minimo, 42 minuti; l’autostrada da anni è quel che l’è (sovente entrare a Milano può costare lunga coda); e la strada statale, salvo qualche pittata e un paio di rotonde a Sedriano è identica a quella che percorrevo decenni fa (ovvio: più si viaggiava male sulla strada statale, più si prendeva l’autostrada di Agnelli, n’est pas?).

Ma perché tante chiose, distinguo, precisazioni? Si faccia invece festa, orsù. Il “Nuàra l’è turnà in serie A” (ma se non ci metteva i soldi un Patròn dal cognome un filino terùn, forse sarebbe ancora a metà alfabeto?). E imbandita la tavola del ringraziamento la si arricchisca con i locali e gustosi Biscotti (ma mica gli industriali Pavesini, ancorché il mio babbo vi fu manager, si gustino gli artigianali Camporelli del mè amìs Fasola, che adesso ha pure inventato gli ancor più tostati Triscotti). E non manchi, pare ovvio, il sapido, magnifico Gorgonzola, beninteso quello naturale (stoltamente detto piccante). Ma la Paniscia, per favore, no. Dopo averle concesso innumerevoli prove d’appello per una sessantina d’anni, se non più, ho definitivamente sancito che davvero “non è cosa”. Con tutto il rispetto per i Nuarès. Tornati in serie A.

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(23/06/2011)

Gli anni d’oro di Piola, Arce e Arangelovich

Silvio Piola
Silvio Piola

Ah, il Novara (nel senso del Calcio) “a quei tempi”! Come già chiarito, ancorché tenessi per il Toro (che bella una vita trascorsa da bastian contrario) non perdevo una partita degli Azzurri, su tutti il mitico Silvio Piola (che però era di Robbio Lomellina, provincia della rivale “Varsè”, Vercelli). E con Piola ricordo ancora tanti altri giocatori: un mediano, Ambrogio Baira di Germignaga (località, a quei tempi, per me sconosciuta quindi esotica); il terzino De Togni di Bondeno, detto il Muto (non parlava però menava come un fabbro ferraio); una mezzala matta, Arangelovich, sedicente o forse no (era da poco finito il caos della guerra) figlio di un senatore serbo; e ricordo anche il centravanti paraguayo Dioniso Arce, un filino selvaggio come deve esserlo ogni genuino Guaranì. E del Novara ricordo ancora uno dei presidenti, il comm. Francescoli (detto Sartisoda: aveva il volto pacioso e spazioso dell’omino della reclàm di un famoso aperitivo). Grazie a lui capii già allora perché un tizio caccia fuori i soldi e va a fare il presidente (quelli che l’avv. Onesti del Coni definiva erroneamente ‘ricchi scemi’) di una squadra di Pallone. E mi spiego. Titolare di una modesta fabbrichetta di calzature, il sullodato commenda di provincia non era nessuno, quando mai avrebbe potuto presentarsi davanti a un usciere di un ministero; ma a quel punto pensò bene di acquistare la squadra e mettere sul biglietto da visita “Presidente del Novara”, dopodiché partì per Roma e al ritorno si mise a fare le scarpe a mezzo Esercito italiano.

Con la “sudditanza psicologica”, arriva la serie B!

Bandiere festose in città
Bandiere festose in città

E grazie al Novara capii anche, fin da piccolo, e senza l’alto magistero di Bossi, che esisteva una “Roma Ladrona”. I fatti (anni ’50). Il Novara e la Roma giocano un match decisivo, chi perde va in B. E perse (ovviamente) il Novara, mercè un rigore a favore della Città Eterna inventato (si dice) di sana pianta da un arbitro, tale Pera, che ancora oggidì non si sa bene se fischiò il penalty per esecranda fame dell’oro o solo per quella tale (che esiste, eccome se esiste) chiamata “sudditanza psicologica”. Superfluo precisare che la ‘aficiòn nuàresa’ arrivò pure a progettare una squadristica punizione punitiva nei confronti del Pera, ma in questo frangente fu stranamente frenata da un dirigente e generoso mecenate, l’unico o uno dei pochissimi novaresi che oltre alla passione aggiungeva la lira. Mi riferisco all’ing. Bossetti, a me caro non meno che indimenticabile, che prima dello “scandalo Pera”, in occasione di un precedente (a lui non gradito) arbitraggio aveva avuto con la (a quei tempi detta) “giacchetta nera” uno scambio di idee conclusosi con 7 giorni di prognosi (si indovini di chi). Quelli “erano tempi” (adesso le partite non si fischiano, si comprano).

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