Sabato 27 Aprile 2024 - Anno XXII

Annegare

Il titolo metafora di questa rubrica prende corpo; si fa storia minuta e terribile. L’imprevisto è sempre all’erta, sia a trecento che a cento metri (reali) dalla riva. Ma da soli cento metri, il “controllo” è possibile

Il mare a Pisenze
Il mare a Pisenze

Due giorni fa ero alla spiaggia di Pisenze a prendere il sole. È la spiaggia più bella di questa parte di lago, una lingua di terra che corre ai piedi della Rocca di Manerba del Garda, tra un entroterra lussureggiante e il lago. In alcuni tratti si trova sabbia fine e non sassi, dove il lago stranamente non scende a picco, ma si tocca per molti metri. Sulla testa il cielo splendido di una giornata estiva dopo che la notte ha piovuto, e un piacevole vento sostenuto e fresco, a mitigare i trenta gradi di temperatura. Uno spettacolo.

La vita in una palla leggera

Annegare

Si giocava con una di quelle palle gonfiabili che non disturbano gli altri bagnanti. Poi la palla sfugge e punta verso il largo. Parto per il salvataggio, essendo una nuotatrice sicura di sé. La leggera palla si allontana sempre più, ma io non me ne accorgo, tapina, e continuo a seguirla. L’ho quasi raggiunta, la sfioro, lei fugge. Un giovane con pinne e maschera da una roccia si getta al recupero della palla, me la riporta e chiede se ho bisogno di aiuto. Dico di no, per un peccato di orgoglio di cui mi pento un minuto dopo, quando, a seguito di una goffa spinta con la mano, la palla fa un piccolo balzo sull’increspatura della superficie e mi viene in faccia. Bevo. Lei scappa, la ripiglio di nuovo. Bevo un’altra volta e poi una terza. L’acqua mi entra nel naso, annaspo.

Ancora la palla mi sfugge, ma sento che non ho più la forza per seguirla. Forse dovrei tornare. A proposito, dov’è la riva? Prima non ci ho fatto caso, presa com’ero a non perdere la palla. Guardo e scopro che è lontana almeno trecento metri. E continuo a bere. Mi metto nella posizione del morto, ma l’acqua del lago è pesante, e bevo ancora.

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