Giovedì 5 Dicembre 2024 - Anno XXII

Il viver sano passa dal “Bio”

Dopo l’incontro nella campagna di Ro ferrarese di Giovanni, Don Chisciotte dell’Agricoltura Biologica, mio maestro e “Bio Sognatore” comincio a crederci anch’io

Quando il raccolto è
Quando il raccolto è “bio”

Se si parla di “Bio” tutta la mia esperienza conoscitiva era limitata allo scaffale degli Yogurt al Supermercato, laddove, novello Amleto, mi ritrovavo puntualmente assalito dal dilemma: “Bio o non Bio”? Tanta, prolungata ignoranza (ma cosa sarà mai ‘sto “Bio”? mi chiedevo, altro che il Carneade) andava prima o poi annullata. Sì, però, come cacchio puoi saperne di più sul “Bio” se poi ti ritrovi a vivere in mefitici habitat milanesi tra NO2, PM10, O3 e asfalto farcito di polveri sottili (bei pirla quegli urbanisti che a fine anni ’30 interrarono i Navigli)?

La fatica del Biologico a Ro ferrarese

Giovanni Dalle Molle
Giovanni Dalle Molle

Ma un bel giorno eccomi in campagna, a Ro (i parchi contadini del ferrarese risparmiano financo la “acca” superfluamente esibita dalla Rho lombarda) dal Nicola, che mi presenta il Giovanni Dalle Molle. E fu così che – col risultato di essere divenuto (quasi) un libero docente in prodotti della terra non contaminati dalle schifezze – ho potuto eliminare la lamentata “Bio-lacuna”, prima conoscendo eppoi intervistando il sullodato Don Chisciotte dell’Agricoltura Biologica. Appunto un Eroe cervantino, come tutti gli altri suoi omologhi e compagni di lotte, perché ci vuole proprio una bella rama di pazzia per andare a sfruculiare con la sola lancia in resta – mi riferisco ai pochi mezzi disponibili per farsi “l’areclàm”, se si eccettua il passaparola – quei potenti mulini a vento delle industrie sovente accusate di ricorrere al doping, chiamalo uso di transgenici, Ogm o quel che l’è.

Impariamo a conoscere gli elementi di “Biologicità”

Passata di pomodoro biologica
Passata di pomodoro biologica

Colossi della grande distribuzione che, senza ricorrere al dumping, nei supermarket seducono con prezzi tanto ammalianti da provocare miniorgasmi tra le ‘ladies in shopping’. È però chiaro che tra me, ignorante il “Bio” (ma credo di essere in numerosa compagnia) e un esperto (beninteso dottore in Scienze Agrarie) non meno che Sognatore di una Shangri-La biologicamente netta, le possibilità di intendersi sono quasi nulle.

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Risolvo l’inghippo ottenendo dal Giovanni di confezionarsi e rispondere contestualmente a un paio di domande. Come segue.

Che cos’è il “Bio”?

A) Condicio sine qua: non usare prodotti chimici sintetici, derivati del petrolio, diserbanti, insetticidi (ma esistono anche quelli biologici).

B) Introduzione di evidenti elementi di “biologicità”, ad esempio il bosco, le siepi, il laghetto, connessi con il territorio, quindi l’azienda “Bio”, oltre a produrre, deve contenere la suddetta “Biologicità (i cui elementi sono i “Biotopi”).

C) Conoscenza del processo “bioproduttivo” leggasi la possibilità di “intervenire sapendo quel che faccio” (tipo: rotazione alias cambio di coltura dopo 5 anni, controllo – prima di un eventuale intervento biologico – della presenza di insetti, preferenza per le varietà di piante locali, ad esempio acquistando pomodori nel vivaio vicino, la zucca del posto).

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