Alimentazione: una vicenda del corpo e dell’anima
Perchè (si chiede Giovanni) sono cosi scemo da aver scelto questa strada?
(E si risponde)… “Quando hai raggiunto un buon livello di ‘coscienza’ di certe cose, vedi l’agricoltura, vedi l’alimentazione, ‘non puoi più scendere’, e aggiungo che, ritenendo l’alimentazione una vicenda non solo del corpo ma pure dell’anima, eccomi parlare di sacralità” (sic, ndr).
A ‘sto punto chi la voleva capire (la vicenda del “Bio” e come la pensa il Giovanni) l’ha capita. Non resta che raccontare chi è e cosa fa il mio neoamico, “BioVisionario” perché combattente, come già commentato, consumistici colossi capaci (lo lessi tanti anni fa) di fare il formaggio grana con i manici d’ombrello e di inventare gatti transgenici per studiare l’Aids (e non è finita: mediante i geni della medusa i poveri mici diventano pure fluorescenti).
Scuola itinerante di Agricoltura Biologica
Il Giovanni, fondatore di una “Scuola Itinerante di Agricoltura Biologica” (ha contatti financo con la lontana e a me cara Bolivia) “Ora” (ma più che baciapile si dichiara credente in Cristo) et “Labora” (qualche ettaro di terra) nella Biopastoreria di Ro coltivando cereali (grano tenero, duro, mais per Pop Corn e quant’altro), frutta e verdura (qualche varietà di mele, ortaggi vari, pomodori – venduti o destinati a ‘passata’ – e kiwi di cui, però, lamenta cristianamente rassegnato, “quei boia di quei topi si son mangiati le radici non potendosi accopparli con sostanze chimiche”). Poi, quand’è tempo di raccolto, il Giovanni arruola ragazzi di varie razze e credo (zompando su un campo di pomodori mi ha presentato, oltre al figlio, due studenti del Camerun, un russo parlante ferrarese e un goliardo modenese) e ospita questa miniOnu giovanile nella sua casa colonica (mangiare bere dormire più una trentina di euro al dì). Una paga forse non grassa, ma sai quanto costa di meno una macchina che in un giorno tira su tonnellate di pomodori?
Orti di “Terraviva Bio”, una immensa oasi di verde
Un prodotto davvero “Bio” (raccolta a mano, pulitura, concime con sostanze organiche), mi informa il Giovanni, non può che costare (almeno) un 30% in più di quello industriale (adesso ho capito tutto sulle mie amletiche soste davanti agli Yougurt dell’Esselunga, e ancor più capisco recandomi con lui al ‘mercatino biologico di Adria, ah: chi sa cos’è il Kamut, da cui un pane “bio” invero un po’ duro alle gengive?).
Chicca finale (con turistico invito a compiervi una godibile visita) gli Orti di “Terraviva Bio” all’interno delle storiche mura cingenti Ferrara. In una immensa oasi di verde, per secoli coltivata dai frati della Certosa, il Giovanni Dalle Molle vende quel “Bio” che prima o poi (ne è donchisciottescamente certo) si trasformerà in gioiosa realtà (ma senza una bella rama di follia che senso avrebbe la vita?).
(27/09/2011)