Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Il Risorgimento di Casa Poldi Pezzoli

La mostra dedicata al fondatore del Museo, allestita entro le mura della casa che gli appartenne, è uno scorcio di vita milanese ottocentesca, vista e valorizzata da uno dei protagonisti dell’epoca

Giuseppe Bertini, L'incontro di Dante e frate Ilario, 1845
© Milano, Accademia di Brera
Giuseppe Bertini, L’incontro di Dante e frate Ilario, 1845
© Milano, Accademia di Brera

La sua casa per l’Italia. Fu questo il patriottico tributo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) uno dei protagonisti del Risorgimento italiano.

“La partecipazione di Gian Giacomo Poldi Pezzoli alla nascente nazione italiana – spiega Annalisa Zanni, direttore del Museo – si tradusse per lui nel sostegno all’arte contemporanea, all’artigianato artistico e alla tutela del patrimonio lombardo, per concludersi con la donazione della propria casa-museo a uso e beneficio pubblico, nell’anno 1881”.

Milano e la tradizione del collezionismo d’armi

Pompeo della Cesa, Elmo Borromeo, 1585-1590 circa © Milano, Museo Poldi Pezzoli
Pompeo della Cesa, Elmo Borromeo, 1585-1590 circa © Milano, Museo Poldi Pezzoli

La seconda sezione si incentra sulla moda del collezionismo d’armi in Italia, anche attraverso pittori storici quali Francesco Hayez, col suo dipinto “Ventura Fenaroli arrestato dai Francesi”. Intorno al 1848, epoca delle Cinque Giornate di Milano, anche Gian Giacomo Poldi Pezzoli affida a Filippo Peroni, scenografo della Scala, l’allestimento dell’Armeria, in stile gotico, all’interno del suo palazzo. Ma è stato nel 1998 che Arnaldo Pomodoro ha realizzato un nuovo allestimento per la sala d’armi del piano terreno, distrutta durante la Guerra. Dal 1968 il museo si è inoltre dotato di un laboratorio per il restauro di armi e armature antiche.

Il Museo Poldi Pezzoli è, tutt’oggi, una delle più prestigiose collezioni europee, pensata dal suo stesso fondatore per fornire un servizio alla comunità. Distrutta da un bombardamento nel 1943, la Sala d’Armi è rievocata da gigantografie e bozzetti dello stesso Peroni. La mostra termina riproponendo emblematicamente il patriottismo di Dante: lo Studiolo Dantesco, non toccato dai bombardamenti, è stato recentemente restaurato. In mostra opere di iconografia dantesca dei lombardi: Vincenzo Vela, Eliseo Sala, Federico Faruffini, Giuseppe Bertini.

Cimeli: dalle Cinque Giornate all’Unità d’Italia

Giuseppe Molteni, La giovane mendicante, 1849 particolare
© Firenze, collezione privata
Giuseppe Molteni, La giovane mendicante, 1849 particolare
© Firenze, collezione privata

Il percorso espositivo si avvale di trenta opere centrali che rappresentano la cultura artistica italiana nel “decennio di preparazione” all’Unità. In quella fase storica gli intellettuali promuovevano l’opposizione agli stranieri dominatori impegnandosi, attraverso letteratura, teatro e varie forme artistiche, a valorizzare il Medioevo e l’Italia Comunale trecentesca, come immagine simbolo di un’Italia libera.

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L’esposizione, in particolare, si impernia sull’Armeria e sullo Studiolo Dantesco, in questo senso significativamente “patriottiche”.

La mostra si sviluppa in tre parti di cui la prima, biografica, si apre con il “Ritratto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli” di Francesco Hayez e alcuni documenti di archivio, tra i quali il Libro dei Conti autografo appena ritrovato. Un video illustra le tappe della vita del collezionista, contestualizzandole nella realtà storica e politica dell’epoca.

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