Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

Il melograno di Issogne

Piccole e sempre nuove “storie” di quel ricco microcosmo naturale, architettonico e umano che è la Valle d’Aosta. In questo caso, un altro “Castello”, bello come tutti gli altri, ma in più ricco del melograno della vita

Il castello di Issogne
Il castello di Issogne

Chissà perché i castelli della Val d’Aosta hanno tutti la visita guidata. Così uno non può girare tra le loro stanze come vuole, ma è costretto a seguire un percorso prefissato. Le guide sono brave, alcune bravissime. Una su tutte, il signore che ci mostra il castello di Issogne, il quale arricchisce le proprie spiegazioni con riflessioni non banali. Il castello è una delizia voluta da Ibleto di Challant all’inizio del Quattrocento e rifinita da Giorgio di Challant alla fine del medesimo secolo. La regione è ricca di castelli, si sa, ma questo spicca per raffinatezza e grazia. Nel portico ci sono affreschi che parlano di vita quotidiana, dentro si trovano pitture, mobili, camini e ampie stanze accoglienti.

Il luogo all’esterno è volutamente sobrio, perché i suoi proprietari non volevano apparire, sia per ragioni morali che per questioni fiscali. Niente di più moderno e cittadino. Chi mai potrebbe osare definire montanaro chi ha commissionato tale opera e abitato questa residenza? Nessuno, è ovvio.

E così, dopo le armi, le conquiste, la gioia di leggere libri

L'albero di melograno nella fontana in cortile
L’albero di melograno nella fontana in cortile

Per capirlo basta guardare l’albero di melograno nella fontana in cortile. In ferro battuto, è del 1502 e sta lì a significare la fertilità e la continuità. Virtù elementari ed essenziali, variegate come i molti semi che chiude in se ogni rosso frutto di questa pianta di metallo, brunita nel bel mezzo di mura grigie ma ugualmente piena della vita di cui è simbolo, della resurrezione che rappresentava già per gli antichi, motivo per cui il raffinato Giorgio la fece mettere lì.

La casata degli Challant, illustri collezionisti di lussuose dimore e di pregiati volumi, seppe interpretare in modo personale quanto brillante questo anelito di vita. Ce lo spiega la nostra guida. “Così, una volta finito il potere e la vita da castellani, gli Challant e i loro eredi, i Passerin d’Entreves, si ricordarono che avevano tanti libri e cominciarono a leggerli.” Così la nobile famiglia valdostana, esaurita la funzione del comando, aprì i volumi collezionati nel corso dei secoli e si mise a studiare. Un esempio su tutti: Alessandro Passerin d’Entreves fu uno storico del diritto, un filosofo e un partigiano.

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Il melograno di bronzo che c’è nel cortile del castello costruito dai suoi avi significa proprio questo: che si può risorgere dalla propria rovina quando si vuole. E che i libri sono molto utili, soprattutto se non li si lascia chiusi sugli scaffali. (28/11/2011)

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