Due drag-queen e un transessuale attraversano l’Australia a bordo di un pullman, prima grigio e poi rosa, di nome Priscilla. Lo spassosissimo spettacolo al Teatro Ciack di Milano ha esilarato mio figlio, 9 anni ma un umorismo molto raffinato. Così gli abbiamo fatto vedere il film, videocassetta ormai consunta registrata quasi due decenni fa.
I tre protagonisti, i costumi (da Oscar) e la colonna sonora sono straordinari, ma il paesaggio è il quarto attore, un deserto che accoglie le persone nella loro diversità, come a dire che nei grandi spazi c’è posto per tutti. O almeno è bello pensare che sia così.
A un italiano fa impressione tutto quello spazio, perché noi siamo un popolo che da millenni soffre di horror vacui: abbiamo poco spazio e dove c’è uno spiazzo noi si edifica. Non so se i tre viaggiano per trovare se stessi o cosa: ho però capito che attraversare un deserto, che sia africano o australiano o mongolo, è un rito di passaggio per diventare grandi o per accettare se stessi.
Scalare l’Ayers Rock con infradito. Un sogno
Il sogno del più giovane dei tre, Felicia, è scalare una montagna con un vestito di scena, con piume e pailettes e tutto quanto serva. Il luogo doveva essere Ayers Rock, e invece il regista dovette accontentarsi di una montagna qualunque (qualunque per noi che viviamo dall’altra parte del mondo e che conosciamo solo Ayers Rock), perché il luogo sacro agli aborigeni non si riteneva opportuno fosse scalato da tre uomini vestiti da donna. Chissà perché.
Eppure gli aborigeni che appaiono nella pellicola sono gli unici che accettano serenamente i tre travestiti, in quanto come loro discriminati. Scegliere l’abbraccio del deserto può essere una strada, può essere una scelta (Leggete l’interessante articolo di Marcella Gaudina www.mondointasca.org/articolo).
Non ero mai stata attratta dall’Australia prima che mio figlio mi parlasse di quello che aveva immaginato di questo deserto sentendolo raccontare a teatro, prima di aver a mia volta rivisto questo film. Penso a quello che il luogo deve essere in realtà, all’effetto dirompente che deve fare questa vastità su noi piccoli europei, assuefatti a piccoli spazi. Sarebbe bello partire con una valigia piena di vestiti assurdi, come quello tutto fatto da infradito indossato in una scena da una delle drag-queen. Sarebbe bello prenotare subito, se non ci fosse la crisi.