Nel periodo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera Albenga dà il meglio di sé. D’estate è piacevole andarci a spasso di giorno, perché i turisti sono pochi e soprattutto i bagnanti sono a bagno e non passeggiano per le vie, il che, sulla Riviera di Ponente, ad agosto non è poco. Ma tra la fine di febbraio e la fine di marzo Albenga è uno spettacolo, vuoi per il cielo, che si è costretti a guardare se si vuole vedere dove finiscono le torri medievali, vuoi per le viuzze strette tipiche della Liguria, vuoi per i profumi di cibi caldi che, uniti alle inevitabili puzze di un angusto centro storico, danno l’idea di centro e soprattutto di storia.
La cattedrale di San Michele Arcangelo non ha una facciata e mostra i segni di tutte le volte che, negli ultimi quindici secoli circa, è stata rifatta; o anche solo ritoccata, modificata, secondo la tipica mania italiana di mettere un’opera d’arte sopra l’altra, per via di quella sovrabbondanza di ispirazione artistica e di egocentrismo che sono la vera forza unificante di questo popolo.
Albenga, torri in perfetta simbiosi
A proposito di manie egocentriche, niente come le tre torri albingaune è in grado di rappresentare meglio la tendenza alla contrapposizione insita nella nostra stirpe. Campanile di San Michele, Torre Civica e Torre del Municipio, ideale simbolo della città, stanno pressoché attaccate fra loro a testimoniare l’eterna lotta tra i poteri, l’implacabile dissidio che, in questo caso, si esplica in una gara costruttiva in altezza nonché in bellezza. Che bello, quando i conflitti si esprimono in questo modo. In fin dei conti è una specie di piccola torre anche il vegetale locale, il carciofo, morbida e insieme puntuta specialità di questa città della chiesa senza facciata e delle tre torri che litigano, ma hanno imparato a convivere. Une bella lezione, no? Una volta osservati i contrasti e le analogie, vi consiglio, a coronamento della bella riflessione, di andare da Puppo (www.dapuppo.it), che costa poco e fa una farinata mitica.