Sabato 18 Maggio 2024 - Anno XXII

Messico, la “Ruta de la Independencia”

Messico e nuvole, Messico e Storia. Quella che oggigiorno è più viva, prende corpo nell’animo dei Messicani dalla guerra di Indipendenza combattuta per liberare il grande Paese dal giogo spagnolo. Ed è una storia “percorribile”. Ecco come

Què Viva Mexico!

Messico, la "Ruta de la Independencia"

V’è però una parte del Messico (molto importante dal punto di vista storico, culturale e folkloristico) visitabile con facilità, in tempi accettabili e senza particolari problemi (si parla di un viaggio con auto a nolo, con o senza guida–autista): la Ruta de la Independencia, un itinerario tranquillamente percorribile in 5 o 6 giorni, con partenza e ritorno a Città del Messico (se non si desidera proseguire a ovest, per le spiagge di Acapulco o verso l’indaffarata Guadalajara, la Milano messicana).

Le vicende storiche del Messico sono abbastanza note. Occupato dai Conquistadores di Cortès nei primi anni del ‘500 con la sconfitta degli Aztechi, la terra di Montezuma divenne una colonia spagnola e tale rimase fino all’inizio dell’800, quando attraversarono l’Oceano Atlantico le notizie sull’agonìa dell’impero spagnolo (sul quale “non tramontava mai il sole”) e il vento di libertà nato dalla rivoluzione francese (incentivante la nascita degli Stati nazionali). Esplose pertanto in Messico (come accadde pressoché contestualmente in tutti gli altri attuali Stati del centro e sud America) una voglia di indipendenza, sognata da decenni, che si sviluppò nelle campagne e nelle città minori nelle vicinanze da Ciudad de Mexico (in cui prevalevano i lealisti, epigoni del potere spagnolo).

Guanajuato, Patrimonio dell’Umanità

Pancho Villa
Pancho Villa

La “Ruta” prosegue verso San Miguel, dal 1826 “de Allende” in onore dell’eroe della Independencia Ignacio Allende che vi nacque nel 1779. La città, senza grandi ricordi storici, è invece arcinota e visitata perché importante centro di arte e cultura moderna. Tutto cominciò negli anni ’40 con l’insediamento di artisti yankees della ‘beat generation’: oggi (oltre a edifici neoclassici e conventi barocchi, curiosa la chiesa la Parroquia) l’arte moderna trova ospitalità nel pittoresco mercato, negli ‘atelier’, nell’Instituto Allende e nella Escuela de Bellas Artes. Si torna nella Storia raggiungendo (dalla già citata Dolores Hidalgo) la splendida Guanajuato, per due secoli capitale dell’argento (poco meno della metà della produzione mondiale proveniva dalle miniere circostanti e finiva nei forzieri della sempre più indebitata corona spagnola). Per convincere il lettore quanto sia bella Guanajuato, basti segnalare che l’Unesco l’ha proclamata Patrimonio dell’Umanità (riconoscimento concesso soltanto a importanti località) per i suoi palazzi coloniali, la basilica, le variopinte case decorate dalle buganvillee. Da non perdere – sul colle sovrastante Guanajuato – la ‘Valenciana’, una chiesa barocca ridondante di decorazioni d’oro e d’argento a testimonianza dell’immensa ricchezza elargita dall’omonima miniera.

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