Sabato 7 Settembre 2024 - Anno XXII

Le meraviglie di Gravina

Un patrimonio archeologico d’incalcolabile valore scoperto grazie alla passione di un gruppo di speleologi. Un viaggio nell’Italia sconosciuta

di Antonella Fiorito

Gravina, molti sono a conoscenza della sua lunghissima storia che affonda le sue radici nel secolo VIII a.C. ma nessuno aveva pensato all’esistenza di una città sotterranea.

Gravina Veduta di Gravina
Veduta di Gravina

Michele Parisi è un imprenditore, speleologo dilettante e autore dell’unica guida sulla Gravina sotterranea. Con tenacia e perseveranza e superando ostacoli e diffidenze è riuscito con un gruppo di amici, a portare alla luce i misteri racchiusi nei meandri che costituiscono il mondo sotterraneo: cantine, grotte, cisterne, cunicoli e gallerie. Un ambiente affascinante, una città sotto la città dove sono stati scoperti tesori straordinari per cui il Comune di Gravina ha chiesto all’Unesco il riconoscimento di patrimonio dell’umanità.

La storia della città di Gravina ha origini antichissime. Il comune è sorto attorno alle “Gravine”, spaccature della crosta terreste simili a dei canyon, profonde anche 100 metri ed è stato abitato sin dal Paleolitico antico, mentre i resti più evidenti risalgono al periodo del Neolitico, intorno al 5.900 a.C. In età greca e romana era un importante centro agricolo e commerciale, tanto è vero che la Via Appia passava proprio per la città. Con la caduta dell’Impero Romano e le scorrerie barbariche la popolazione si rifugiò nelle grotte della gravina, aggiungendone di nuove a quelle già esistenti e adibendole ad abitazioni. Nasceva così la civiltà cosiddetta “rupestre”, che vide il fiorire di chiese scavate nella tipica calcarenite, una roccia calcarea e facilmente lavorabile impropriamente chiamata tufo.

Gravina, il centro storico e il parco archeologico

Gravina, il Ponte viadotto
Gravina, il Ponte viadotto

Ho avuto la fortuna di avere come guida proprio Michele Parisi. Per prima cosa mi ha fatto visitare i vicoli del centro storico, un labirinto di viuzze dove case popolari e nobili palazzi orlano i bordi delle strade che conducono alla Gravina e al Ponte settecentesco: il Ponte Viadotto, sotto il quale fa capolino la chiesetta rupestre di S. Maria degli Angeli scavata nel tufo. E’ considerata uno dei luoghi di culto romanici pugliesi perché fu fondata alla fine dell’XI secolo anche se il suo aspetto è quello rinascimentale, conferitole alla fine del XV da maestranze dalmate. Questo spiega le linee della facciata mentre invece l’interno appare in forme barocche seicentesche,

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La Chiesa rupestre di San Michele
La Chiesa rupestre di San Michele

appoggiata a una struttura basilicale dotata di tre navate e tre absidi tipica del romanico. Ci siamo recati poi sulla collina di Botromagno, oggi parco archeologico, dove si dice fosse il centro peucetico (dal nome dei “peucezi”, le popolazioni pre-greche che abitavano la Puglia centrale) di Sides o Sidion che fu in epoca romana importante stazione lungo la via Appia. Ai piedi della collina sorge la chiesa rupestre del Padre Eterno, probabilmente una delle prime chiese della cristianità. Straordinaria anche la chiesa di San Michele, la vecchia cattedrale di Gravina interamente ricavata nella pietra di Gravina ovvero secondo i più antichi usi bizantini. È la più grande delle chiese rupestri, a cinque navate, divise da pilastri dotata di un presbiterio sopralzato con quattro piccole absidi, interamente scavate dalla mano dell’uomo, con affreschi databili tra il XII e il XIII sec.

Le cantine del centro storico

Cisterna sotterranea foto di M. Parisi
Cisterna sotterranea foto di M. Parisi

Ma la sorpresa più grande l’ho avuta quando Michele Parisi mi ha fatto visitare le cantine di alcune case del centro storico costruite quasi interamente sulle grotte del versante sinistro del burrone. Queste cantine sono molto interessanti perché nate come cave, sono state poi utilizzate come depositi cerealicoli e di prodotti caseari e vinicoli. “C’è una temperatura costante di 10° – mi spiega Parisi – e a questa temperatura gli alimenti si conservavano in modo ottimale”. È da notare l’infinità di cantine che si possono trovare del centro storico e i simboli cristiani presenti all’interno di esse, che mettono in risalto il forte legame fra i cittadini gravinesi e la religione. Infatti in alcune di loro si trovano incise croci a rilievo o dipinti di soggetto religioso come calici e particole. Altra opera ipogea notevole, riportata alla luce nel 2010, è una delle due cisterne pubbliche, che si trova al di sotto delle quattro Fontane e che sorregge la piazza con quattro pilastri imponenti e di varie forme. Conteneva circa due milioni di litri di acqua. Siamo poi andati a visitare la cantina di Palazzo Orsini, dove nacque Papa Benedetto XIII, una cantina di tufo profonda 20 metri. Mi indica l’incisione di una rosa, simbolo della famiglia. Le scale che portano alle gallerie inferiori sono formate da blocchi di tufo tagliati in modo assolutamente regolare. Ci sono alcune botti perfettamente conservate e un torchio per spremere l’uva. In un’altra cantina nelle vicinanze della cattedrale si trova un tornio in legno: “Ha almeno 200 anni – racconta Parisi – l’uva spremuta passava attraverso un mascherone raffigurante Bacco, situato alla base del torchio”. Sparsi qua e là botti e lastroni di tufo non utilizzati. Sul soffitto e sulle pareti qualche maschera, disegni, uno stemma e qualche incisione. In un’altra cantina del centro storico, il proprietario ci ha mostrato un pozzetto coperto da una pietra in tufo con dentro del vino vecchio almeno 200 anni, perfettamente conservato e mai evaporato.

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Le chiese di Gravina

Le meraviglie di Gravina

Situata sul versante destro della gravina, in un ambiente naturale molto suggestivo si trova la chiesa della Madonna della Stella, utilizzata in epoca pagana per il culto a una divinità della fecondità. La chiesa di San Vito Vecchio scavata nel tufo nel ‘300, è certamente la più famosa per il ciclo intero di affreschi bizantineggianti risalenti al XII secolo, asportati dalla parete, inviati a Roma per il restauro ed esposti presso il Museo Pomarici Santomasi di Gravina, un palazzo seicentesco, nato dal collezionismo di quel barone di cui porta il nome. Collezionismo che si incentrò soprattutto sui materiali archeologici (ceramiche, monete, frammenti lapidei), ma che comprende anche resti fossili, vestiti d’epoca e dipinti. Molto interessante è la ricostruzione della chiesa di San Vito Vecchio, con il riposizionamento fedele degli affreschi. Al di fuori della cinta muraria, a poca distanza dalla chiesa di San Vito Vecchio, si trova la famosa clinica veterinaria edificata nel 1604 dagli Orsini, signori della città. Notevole è il Castello federiciano, che sorge in cima a una collina che domina il comune e il territorio che la circonda. Il castello venne edificato intorno al 1231 dall’imperatore Federico

Gravina, la Fogna Bianca
Gravina, la Fogna Bianca

II di Svevia, e fu realizzato da Fuccio architetto e scultore di corte. Il castello ha una pianta rettangolare, possedeva ben quattro torri e diverse sale sotterranee che dimostrano l’abilità e l’astuzia di quell’epoca. Si componeva di tre piani, ma attualmente restano solo i muri perimetrali e parte del basamento. Dalle finestre, si poteva godere di un panorama spettacolare. Altra meraviglia è l’acquedotto di Sant’Angelo, uno dei simboli della città. È una spettacolare opera di ingegneria idraulica, un percorso sotterraneo di circa 3.500 metri ancora funzionante, costruito nella seconda metà del 1700, che approvvigionava i gravinesi portando acqua alle due vasche situate ai lati del ponte. Altrettanto imponente è la Fogna Bianca, un cunicolo lungo circa 2 chilometri, anticamente era un fossato a cielo aperto che circondava la città, oggi è una fogna bianca che nasce vicino al Ponte Viadotto sulla Gravina e percorre il perimetro della città vecchia per sboccare presso la chiesa rupestre di San Michele delle Grotte.

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Per informazioni: www.gravinasotterranea.it

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