Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

India. Frammenti portoghesi nel Gujarat

La storia è ricca di sorprese. Nei grandi ‘passaggi’ coloniali (Europei verso il mondo) ecco la memoria di una piccolissima colonia del Portogallo nel grande continente indiano

Poche (e dimenticate) tracce lusitane

Una scultura conservata nel museo di San Tommaso
Una scultura conservata nel museo di San Tommaso

A Diu, 25.000 abitanti, ancorché siano trascorsi solo 51 anni dal passaggio dei poteri, non abbondano molte tracce del passato portoghese, salvo alcuni validi monumenti, qualche vecchia casa, alcune scritte. Occorre ad esempio molta buona volontà e pazienza per trovare (ovvia la base della ricerca, intervistare gli over 60) chi parli la lingua di Vasco da Gama (beccato un anziano bottegaio, mi ha presentato un coetaneo nato addirittura nell’ex portoghese Mozambico eppoi trasferitosi sull’opposta sponda dell’oceano Indiano). E se si parla di frivolezze, oltre alla scomparsa della salutare Siesta (peraltro definita da Camilo Josè Cela lo ‘Yoga Iberico’ e in India basta e avanza lo Yoga locale) risulta sconosciuto il sullodato Mateus Rosè ancorché in città abbondino botteghe e bar dotati di alcolici di ogni tipo, perché a differenza del ‘confinante’ Gujarat, l’isola non è ‘dry-secca’; si beve a gogò per i piaceri dei turisti in arrivo dal vicino Stato ‘proibizionista’.

Monumenti dell’ex colonia portoghese

La rossa Porta Zampa
La rossa Porta Zampa

Scomparsi i portoghesi e i loro ricordi dei traffici e commerci di un tempo, Diu campa di pesca e turismo balneare; romantici tramonti a Sunset Point Beach e a 7 chilometri dalla città, nuotate di fronte alla spiaggia di Nagoa dotata di buoni alberghi (info: chi va in ‘bassa’-stagione, contratti; può spuntare financo un bel 50% di sconto). Uniche industrie, una distilleria di liquori (Rum dalla canna da zucchero) per i ciucchi locali e del confinante Gujarat e un’azienda di raccolta del sale. Da visitare, nel nome di Luis de Camoes, cantore della gloria del Portogallo nel poema Lusiadas, a Diu, attraversando le mura sotto la rossa Porta Zampa (cappella con la Vergine e il Bambino, 1702), si procede verso l’estrema punta dell’isola per ispezionare il possente Forte (1535) ammirando scudi del Portogallo, bastioni, fossati, palle e cannoni, la chiesetta di Santiago Apostol (patrono della non amata Spagna, mah); il tutto all’ombra di un faro (visibile da ben 32 km) e a poca distanza da un’isolotto, munito Fortim do Mar e prigione, a forma di nave. Non può mancare una chiesa dei Gesuiti, Saint Paul, del ‘600 eppoi rifatta, neoclassica, dopo l’espulsione del troppo intrigante Ordine. Dei Francescani è invece la Saint Francis of Assisi (1593) trasformata in ospedale mentre la Saint Thomas Church è divenuta il Diu Museum (vale un sopralluogo di un quarto d’ora). Lascio Diu di prima mattina e provo a buttar lì un Bom Dia. Nessuno mi risponde. (03/05/2012)

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