Giovedì 9 Maggio 2024 - Anno XXII

India. Frammenti portoghesi nel Gujarat

La storia è ricca di sorprese. Nei grandi ‘passaggi’ coloniali (Europei verso il mondo) ecco la memoria di una piccolissima colonia del Portogallo nel grande continente indiano

Alla ricerca di porti per i traffici marittimi

Insegne scritte in portoghese, reminiscenza del passato coloniale
Insegne scritte in portoghese, reminiscenza del passato coloniale

La Diu portoghese trae origine dall’ingegno del principe Enrico il Navigatore, creatore, a Sagres, poco distante da Cabo Sao Vicente, all’estremità occidentale dell’Algarve, di una eccellente Scuola di Navigazione. Da quella sorta di Capo Canaveral ante litteram salparono grandi scopritori marittimi, l’Europa dell’imminente rinascimento si allargava alla ricerca di novi orizzonti, l’uomo moderno voleva sapere. Nel 1488 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza. Nel 1500 Cabral scoprì il Brasile ‘grazie’ a un tempesta che nell’Atlantico dirottò le sue navi: era infatti diretto sulle coste dell’India visitate per la prima volta (il 18 maggio 1498) da Vasco da Gama (sbarcato a nord di Canor aveva preso contatti con il principe Samorin). Nel 1531, navigando nel Mare Arabico alla ricerca di porti per fini commerciali (con un potenziale umano e militare inferiore alla Spagna, il Portogallo si dedicò più ai traffici che alle conquiste) di fronte a Diu una flotta portoghese si scontrò ed ebbe la peggio con navi turche accorse in aiuto del sultano del Gujarat.

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