Non per vantarmi (n.b.: abbasso la falsa modestia, tanto disdicevole quanto il suo opposto, l’immodestia) ma avendo scritto parecchio sulla mia “querida España” posso affermare di conoscere (molto) bene l’Andalucia (la più nota, non solo turisticamente parlando, delle 17 regioni-comunidades componenti la cosiddetta Piel del Toro). Ovvio pertanto che questa terra, dal nome mutuato dai Vandali, sia stata da me percorsa mediante svariati vettori: auto, bus, barca (sul Guadalquivir e le coste di ambo i suoi mari) e financo in carretta (che bellezza quel ‘camino’ tra le Marismas del citato fiume, il romano Betis, mèta la pittoresca Romerìa del Rocìo). Ma l’Andalusia in treno non l’avevo mai girata.
Datosi però che c’è sempre “una prima volta”, eccomi a bordo del “glorioso” treno-hotel nonché, ‘noblesse oblige’, lussuoso “Al Andalus”. Un edonistico piacere, oltre che un’intrigante esperienza, divenuto realtà solo adesso, dopo averlo a lungo agognato. Perché tempo fa, per alcuni anni, “Al Andalus” aveva già viaggiato tra i dolci uliveti della terra di Jaèn e gli altopiani contornati da aspre montagne sovrastate dagli innevati (lo dice il nome) picchi della Sierra Nevada (n.b. nella geografia iberica abbondano le altitudini medie sui 6-700 metri, talché la Spagna – come sovente commentava Ignacio Vasallo, ex Jefe di Turespaña nel Milanesado – se proprio non è un Paese freddo, poco ci manca).
Transcantabrico e Al Andalus. Supertreni turistici
Per quel marasma di vicende chiamate “fato” ebbi però modo di conoscere il sospirato Tren de Lujo solamente durante una rapida visita alla stazione di Siviglia (stupidino, a quei tempi preferivo dedicarmi alle corride di Toros piuttosto che ad altri piaceri più sardanapaleschi ma meno hemingwayani). Lo stesso fato, poi, ci mise del suo, perché “Al Andalus” (allora della Renfe, le ferrovie spagnole) chiuse bottega a causa delle disinvolte non meno che allegre operazioni finanziarie del suo gestore, la “Iberrail”, un defunto carrozzone turistico iberico con ascendente politico-affaristico (faccende ben note nel Belpaese, vedasi, tanto per non far nomi, la scomparsa e non rimpianta Cit).
Trascorso qualche anno, siamo al presente. “Al Andalus”, novella Fenice, è risorto al mondo del turismo – mediante perfetto non meno che costoso restauro – mercè la asturiana Feve (Ferrocariles Españoles Vias Estrechas, seconda ‘empresa’ pubblica ferroviaria del Paese, opera da anni nella Spagna Verde con un altro prestigioso Tren de Lujo il “Transcantabrico”).
Un tempo, treno per teste coronate
Ho definito “Al Andalus” un treno “glorioso”, come possono esserlo personaggi e cose che bene meritano della storia. Per alcuni anni, infatti, nella prima metà del secolo scorso le sue carrozze trasferirono la Casa Reale di Gran Bretagna e i loro augusti ospiti dalle coste francesi sulla inospitale Manica alle meritate ferie sulla Cote d’Azur. Si potrebbe pertanto commentare che, in fieri il turismo aereo, con i servizi concessi a cotanto Parterre des Rois, “Al Andalus” fu presente nelle cronache del Train Set della Belle Epoque. Riecco dunque il treno “reale”, ben restaurato mediante valido restyling, ma il dettaglio più piacevole – almeno per chi scrive – consiste nel ritrovarsi a bordo del viaggio inaugurale (con la invitante Feve chissà preoccupata per lo scadimento dei suoi ospiti, dal Sangue Blu di His Majesty King George V al mio Rh+, ma i tempi, si sa, sono cambiati).