La “svolta” malese
Paese senza contrasti, allora? Non è proprio così. L’articolo 160 della Costituzione definisce un malese come un individuo seguace dell’Islam, che parla il Malay e vive in conformità ai costumi malesi. Quest’occhio di “riguardo” della Costituzione nei confronti dei malesi, reso concreto da una gamma infinita di agevolazioni d’ogni tipo: istruzione, lavoro, assistenza sociale e sanitaria, concessione di terre demaniali ecc., in percentuali che oscillano dall’80 al 90% rispetto alle altre comunità, si è materializzato con il riconoscimento, da parte del governo, di una vera e propria etnia malese: quella dei “bumiputra” (figli della terra).
La stessa “espulsione” di Singapore (dominata dai cinesi) nel 1965, pochi anni dopo l’indipendenza (1957) e dell’entrata nella federazione del Sarawak e del Sabah (1963), ha tracciato la via, superate le forti tensioni razziali e gli incidenti che ne sono scaturiti verso la fine degli anni Sessanta, ad una nuova Malesia, orientata a favorire il pieno inserimento dei “bumiputra”.
Tutto ciò non è risultato all’inizio gradito alle altre etnie, cinesi in primo luogo; ma col trascorrere del tempo il migliorato tenore di vita, l’esplosione dell’industria e dei commerci, ha finito per assorbire le immancabili lamentele.
“Tigre” in ascesa
Oggi la Malesia è decisamente proiettata verso una modernizzazione che la inserisce, a buon diritto, fra le poche “tigri” dell’economia orientale. “Il paese felice del sud est asiatico”, come gli abitanti definiscono la loro nazione, produce il 60% mondiale di olio da palma, il 35% di gomma e stagno; primeggia inoltre nella produzione di legname (un po’ troppo “vivace” l’opera di disboscamento) radio, televisioni ed è riconosciuto quale primo produttore mondiale di microchips. Il NEP (new economy project), elettrizza e in parte condiziona la vita dei malesi. Grandi lavoratori, intimamente convinti di interpretare, tutti assieme e ciascuno per quanto gli compete, un ruolo primario nel progresso della nazione. Ed è così, infatti. Non importa se il prezzo da pagare è un consenso quasi plebiscitario alle iniziative politiche e sociali dello stato che in alcuni casi sfociano in evidenti limitazioni di comportamento e di espressione. Il gioco vale la candela, perché i risultati sono positivi e l’uomo della strada, alla fine, chiede solo di vivere in modo dignitoso. Del suo, ci mette buona volontà, spirito d’adattamento, amore per la vita, per le proprie tradizioni, per le feste, i canti, le parate, senza dimenticare di avere con sé, per ogni occasione, l’amata bandiera.
(21/05/2012)
Malesia in Breve
Malaysia (Persekutuan Tanah Malaysia)
Forma di Governo: Federazione di monarchie costituzionali
Superficie: 329.847 chilometri quadrati
Popolazione: 24.530.000 abitanti (stima 2002)
Densità: 74 abitanti per chilometro quadrato
Coordinate geografiche: latitudine 8°-1° nord, longitudine 98°-120° est
Capitale: Kuala Lumpur, 1.300.000 abitanti (nel 2000). In costruzione la nuova capitale, Putrajaya
Altre città importanti: Kota Kinabalu (Sabah), Kuching (Sarawak); nella Malaysia peninsulare: Johor Baharu, Malacca, Seremban, Ipoh, Penang, Kuala Terengganu, Shah Alam
Lingua: malese e inglese
Unità monetaria: dollaro malaysiano/ringgit (100 centesimi), corrispondente a circa 0,30 centesimi di Euro
Indice di sviluppo umano: 0,790 (58° posto)
Capo della Federazione: Tuanku Syed Sirajuddin (raja dello stato di Perlis), in carica dl 13 dicembre 2001
Primo Ministro: Mohamad bin Mahatir, in carica dal 16 luglio 1981