Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

New York, ritorno a Ellis Island

L’isola a largo di Manhattan è da sempre la porta di accesso alla Grande Mela, da qui sono passate migliaia di persone in cerca di fortuna e opportunità. Con occhi da antropologa Corinna Bajocco svela i numerosi volti della metropoli statunitense nel suo “New York, viaggio nella Grande Mela”, Polaris edizioni

L'arrivo di una famiglia italiana nel Nuovo Mondo
L’arrivo di una famiglia italiana nel Nuovo Mondo

Nel salone laterale una serie di stanze per i colloqui ricreano passo per passo la trafila alla quale dovevano sottoporsi gli immigrati per il loro riconoscimento: le stanze rivestite di piastrelle bianche ricordano più una prigione o un istituto per malattie mentali piuttosto che apparire come una tappa nel cammino verso una vita libera e confortata dalla speranza.

 

Nelle altre sale le esperienze di vita vissuta sono ricostruite mediante fotografi e, testi esplicativi, piccoli oggetti domestici, oggetti d’uso utilizzati per il lungo viaggio (valigie, ceste, sacchi, fagotti…) e le stesse voci registrate dei protagonisti. Vi sono descrizioni dell’arrivo e dei successivi colloqui, esempi delle domande poste e degli esami medici effettuati. Uno dei dormitori, destinato a coloro che sostavano per i controlli e la “quarantena”, è rimasto pressoché intatto ed è l’ambiente che più emoziona, oltre a dare, come un flash, l’impressione del “campo di concentramento”.

 

Al piano superiore, alle pareti, è allestita una imponente mostra fotografica dell’edificio prima che venisse ristrutturato: moltissime sono anche le fotografie di singoli emigranti o di interi nuclei famigliari. Quando gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale nel 1917, i sentimenti anti-immigrazione e le ostilità isolazioniste erano all’apice. Il Klu-Klux-Klan, costituito nel 1915, rifletteva le opinioni di coloro che disprezzavano gli immigrati non inglesi considerandoli di “razza inferiore”.

 

Mentre gli immigrati dovevano affrontare ostilità di ogni tipo, il ruolo di Ellis Island cambiava rapidamente da centro di smistamento per gli immigrati a centro di detenzione. Dopo il 1917 l’isola divenne principalmente campo di raccolta e di smistamento per deportati e perseguitati politici. L’immi grazione diminuì sensibilmente all’inizio della prima guerra mondiale e i decreti sull’immigrazione del 1921 e del 1924 di fatto posero fine alla politica di “porte aperte” degli Stati Uniti. Cittadini giapponesi, italiani e tedeschi furono detenuti a Ellis Island durante la seconda guerra mondiale e il centro venne utilizzato principalmente per detenzione fino alla sua chiusura, il 12 novembre 1954.

 

Oggi Ellis Island, dopo ampi lavori di restauro, è sede del Museo dell’Immigrazione; le esposizioni del Museo, oltre a mostrare fotografie, utensili, illustrano la storia dell’isola, mostrano come gli immigranti venissero ispezionati e narrano come l’edificio fu ristrutturato. Dall’isola si possono osservare sia la punta sud di Manhattan, sia l’isoletta contigua sulla quale sorge la Statua della Libertà, Liberty Island.

 

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Concludo questo breve excursus con un “appunto” del 28 dicembre 1939 dello scrittore e giornalista praghese Egon Erwin Kisch (1885-1948) tratto dal suo libro Sbarcando a New York.

 

“Sono di nuovo prigioniero sulla nave. Dall’oblò chiuso vedo il Nuovo Mondo verso il quale da due settimane, due settimane di guerra, sto navigando sulla ‘Pennland’ della linea olandese americana […]. L’immigration officer dice che il mio passaporto non è valido, perché un visto cileno ottenuto a Parigi non è sufficiente come visto di transito per l’America […] Mentre parlava con me, un funzionario gli mostrò un fogliettino, senza dubbio conteneva qualcosa sul mio conto. ‘Lo so’, disse. Quindi mi tocca andare a Island – un eufemismo per Ellis Island, L’isola delle lacrime […]

Museo dell'Immigrazione,
Ellis Island
Museo dell’Immigrazione,
Ellis Island

Al contempo in America stava prendendo il via la rivoluzione industriale, con un crescente processo di urbanizzazione. Ellis Island fu aperta nel 1894, quando l’America superò un periodo di depressione economica e cominciò a imporsi come potenza mondiale. In tutta Europa si diffusero le voci sulle opportunità offerte dal Nuovo Mondo e migliaia di persone decisero di lasciare la loro patria. Quando le navi a vapore entravano nel porto di New York, i più ricchi passeggeri di prima e seconda classe venivano ispezionati a loro comodo nelle loro cabine e scortati a terra da uffi ciali dell’immigrazione.

 

I passeggeri di terza classe venivano portati a Ellis Island per l’ispezione, che era più dura. Il traghetto storico Ellis Island veniva usato dal Servizio Immigrazione per trasportare gli immigrati che arrivavano e il personale del centro di immigrazione. Ogni immigrante in arrivo portava con sé un documento con le informazioni riguardanti la nave che l’aveva portato a New York. I medici esaminavano brevemente ciascun immigrante e marcavano sulla schiena con del gesso coloro per i quali occorreva un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute; se vi erano condizioni particolari di infermità ciò comportava che venissero trattenuti all’ospedale di Ellis Island.

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Dopo questa prima ispezione, gli immigrati procedevano verso la parte centrale della Sala di Registrazione dove gli ispettori interrogavano gli immigranti ad uno ad uno. A ogni immigrante occorreva perlomeno una intera giornata per passare l’intero processo di ispezione a Ellis Island. Le scene sull’isola erano veramente strazianti: per la maggior parte le persone arrivavano affamate, sporche e senza una lira, non conoscevano una parola di inglese e si sentivano estremamente in soggezione per la metropoli ammiccante sull’altra riva.

 

Agli immigrati veniva assegnata una Inspection Card con un numero e c’era da aspettare anche tutto un giorno, mentre i funzionari di Ellis Island lavoravano per esaminarli. Dopo l’ispezione, gli immigranti scendevano dalla Sala di Registrazione per le “Scale della Separazione” che segnavano il punto di divisione per molte famiglie e amici verso diverse destinazioni. Il centro era stato progettato per accogliere 500.000 immigrati all’anno, ma nella prima parte del secolo ne arrivarono il doppio. Truffatori saltavano fuori da ogni dove, rubavano il bagaglio degli immigrati durante i controlli, e offrivano tassi di cambio da rapina per il denaro che questi erano riusciti a portare con sé. Le famiglie venivano divise, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra, mentre si eseguiva una serie di controlli per eliminare gli indesiderabili e i malati.

New York, ritorno a Ellis Island

Immigrati sotto esame
Immigrati sotto esame

Questi ultimi venivano portati al secondo piano, dove i dottori controllavano la pre senza di “malattie ripugnanti e contagiose” e manifestazioni di pazzia. Coloro che non superavano gli esami medici venivano contrassegnati, come già accennato, con una croce bianca sulla schiena e confinati sull’isola fino a diversa decisione, oppure venivano reimbarcati. I capitani delle navi avevano l’obbligo di riportare gli immigrati non accettati al loro porto di origine. Secondo le registrazioni ufficiali tuttavia solo il due per cento veniva rifiutato, e molti di questi si tuffavano in mare e cercavano di raggiungere Manhattan a nuoto o si suicidavano, piuttosto che affrontare il ritorno a casa. Veniva anche effettuato un esame legale, che controllava la nazionalità e, cosa molto importante, l’affiliazione politica.

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L’afflusso di immigranti era sempre altissimo e imponente il lavoro dei funzionari che sottoponevano a ispezione e interrogatorio le persone: nel giro di alcune ore veniva deciso il destino di intere famiglie, un fatto che meritò a Ellis Island il nome di “Isola delle lacrime”. La maggior parte degli immigrati veniva esaminata e quindi convogliata verso il New Jersey; una volta arrivati a destinazione gli immigrati si stabilivano in uno dei distretti etnici in rapida espansione.

 

Il complesso di edifici a Ellis Island è imponente. Il primo edificio fu distrutto da un incendio nel 1897, quello che attualmente è destinato a museo fu costruito nel 1903 e negli anni successivi ne furono edificati molti altri, su interramenti che vennero aggiunti all’isola per adeguare gli spazi disponibili al sempre crescente numero di persone che dovevano transitare di lì. Gli edifici, poi, furono abbandonati fino alla metà degli anni Ottanta, quando l’edificio principale a quattro torrette venne completamente ristrutturato e riaperto nel 1990 come Museo dell’Immigrazione (The Statue of Liberty-Ellis Island Foundation, Inc., +1 212 5614588, www.ellisisland.org).

 

È un museo che ricrea con forza espressiva l’atmosfera del luogo con film e mostre fotografiche che celebrano l’America come nazione di immigrati. Circa 10 milioni di americani possono rintracciare le loro radici attraverso Ellis lsland. Al primo piano, sul retro, c’è la mostra “La popolazione d’America”, che narra quattro secoli di immigrazione americana, offrendo un ritratto statistico di coloro che arrivavano: chi erano, da dove venivano, perché venivano. L’enorme Registry Room (Sala di Registrazione), a volta, al secondo piano, teatro di tanta trepidazione, e, qualche volta, di disperazione, e stata lasciata vuota, a parte un paio di banchi degli ispettori e di bandiere americane.

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