Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

Val Malenco, tra ghiacciai e miniere

I minerali sono sempre stata la ricchezza della valle. Camminando per i numerosi sentieri si vede il ricchissimo patrimonio geologico che la rende un museo a cielo aperto. Qui opera l’ultimo artigiano della pietra ollare, erede di un’antica tradizione in via di estinzione

Il Pizzo Scalino visto da Chiesa in Valmalenco
Il Pizzo Scalino visto da Chiesa in Valmalenco

 

I 150 anni dell’ascesa al Monte Disgrazia sono un bel pretesto per fare una camminata in questa valle lombarda così attaccata a Milano e comoda da raggiungere anche per chi si muove senz’auto: vicinanza che è croce e delizia di questi posti per tradizione meta di un turismo da weekend. Due ore di treno fino a Sondrio e l’autobus di linea a un passo dalla stazione che aspetta i ritardatari della ferrovia ed eccoci a Chiesa in Valmalenco. Siamo a circa 1.000 metri di altitudine. Il centro abitato è esteso nella vallata che si estende perpendicolarmente alla Valtellina in direzione nord-sud unendo le Alpi Orobiche a quelle Retiche con la cima a piramide del Pizzo Scalino illuminata fino alle ultime luci del tramonto. Intorno, a vista d’occhio le frazioni di Lanzada, Caspoggio e Primolo, quest’ultimo che spunta sopra Chiesa, seminascosto dal bosco e dalla cresta del colle, con il suo bianco santuario della Madonna delle Grazie.

Ai piedi del ghiacciaio

Il Rifugio Gerli sull'Alpe Ventina
Il Rifugio Gerli sull’Alpe Ventina

Se venite a Chiesa d’estate di certo è perché amate indossare gli scarponcini da trekking. Dal paese partono numerosi sentieri per gite dalle più semplici alle più tecniche. Per le gambe allenate una bella sfida è l’Alta Via della Valmalenco, un percorso in quota in otto tappe per un totale di 110 chilometri da spezzare in più parti o completare per tornare al punto di partenza. L’itinerario tocca le aree più suggestive della valle come la Conca di Chiareggio, il Lago Palù, le dighe di Campo Moro e Campo Gera. Una camminata semplice, invece, è quella che da Chiareggio, frazione a circa 15 chilometri dal centro di Chiesa arriva all’Alpe Ventina. La salita è una dolce mulattiera che dal fondovalle (1.612 m.) conduce fino al Rifugio Gerli (1.965 m), una baita alla Heidi con le imposte rosse che risaltano sul verde dei prati e le eleganti boiserie di legno degli anni Trenta del Novecento. Una curiosità: nel raggio di cento metri i rifugi quassù sono due. Accanto al Gerli c’è il rifugio Ventina. Noi ci siamo fermati al primo incontrato sul percorso, il Gerli. Squisito il menù che rinfranca dalla fatica!

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Polenta taragna, brasato, il tipico formaggio Casera e un bicchiere di Sassella, uno dei vini più famosi di Valtellina, sono il goloso carburante per scendere a valle o spingersi oltre lungo il sentiero glaciologico dedicato a Vittorio Sella: l’alpinista biellese della metà dell’Ottocento è stato pioniere della fotografia di montagna proprio tra queste cime. Il fragore del torrente grigio che raccoglie le acque del ghiacciaio e scorre sulla destra vi accompagnerà più su, fino al fronte del Ventina come in un pellegrinaggio che documenta la storia della sua inesorabile “ritirata”. Una marcia costante che ha visto arretrare di molto lo spesso manto ghiacciato dalla “Piccola era Glaciale”(1550 – 1850) a oggi, come documentato dalle targhe che segnano il punto dove giungeva il fronte del ghiacciaio nel corso dei decenni.

Dove la pietra è arte

Silvio Gaggi al lavoro
Silvio Gaggi al lavoro

Per avere un’idea di quanto la pietra sia la materia prima della Valmalenco, tanto da essere impiegata in cucina o da influenzare l’arte, il consiglio è di far visita a un personaggio “storico” di questa valle: Silvio Gaggi, decima generazione di Maestri nella lavorazione della pietra ollare che, a 73 anni, ha gli occhi luminosi e pieni di vitalità. La pietra (il cloritoscisto compatto) è una varietà di Serpentino e per la sua relativa morbidezza diventa nelle mani dell’artista-artigiano una tela su cui incidere aquile, camosci, madonne, scene di vita montanara. Per il prossimo Natale il Maestro sta preparando le statuine di un presepe ispirato al tema dell’innocenza. La pietra diventa materia da scolpire e da disegnare ininterrottamente. Il laboratorio di Gaggi è uno spazio d’altri tempi, in cui senti il valore del lavoro fatto con le mani e il cuore, il piacere di dedicarsi all’arte e di tramandarla con molta probabilità all’unico nipotino adolescente. Nel suo laboratorio-negozio Gaggi sta catalogando i bozzetti del suo maestro Erminio Dioli, artista e progettista illuminato originario della vicina Caspoggio che ha insegnato a Milano, a Brera, ai primi del Novecento e che ha fatto parlare di sé per le sue intuizioni.

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