Mercoledì 1 Maggio 2024 - Anno XXII

Val Malenco, tra ghiacciai e miniere

I minerali sono sempre stata la ricchezza della valle. Camminando per i numerosi sentieri si vede il ricchissimo patrimonio geologico che la rende un museo a cielo aperto. Qui opera l’ultimo artigiano della pietra ollare, erede di un’antica tradizione in via di estinzione

Il Bernina incombe

Veduta dall'Alpe Palù con il lago omonimo
Veduta dall’Alpe Palù con il lago omonimo

Al ritorno, per cambiare strada seguite la via verso Forbicina: vi sembrerà di camminare in una “giungla” di erbe e fiori profumati, orchidee selvatiche e fragoline di bosco. Il percorso è più ripido ma anche più vario rispetto alla mulattiera dell’andata e più piacevole paesaggisticamente. a Chiareggio ricordatevi di procurarvi delle carote nel locale negozio d’alimentari per le marmotte che le sgranocchieranno dalle vostre mani. Uno spettacolo non solo per i bambini! Un’altra passeggiata facile è quella all’Alpe Palù raggiugibile con la funivia da Chiesa. La vista è magnifica su tutta la valle con le Orobie sullo sfondo. Siamo a un passo dalla Svizzera e la parete imbiancata del Bernina fa da sentinella. Dal piano della funivia a circa 2.000 metri ci si può incamminare scendendo verso il Lago Palù o spingersi verso il rifugio Motta (2.236 m) che per la cura dei dettagli, la sua terrazza panoramica e le prelibatezze nel menu (da assaggiare la polenta taragna cucinata nella pietra ollare) vale di per sé una camminata fino a quassù. I sentieri che abbiamo percorso sono lo “strato” superficiale del vero e più antico tesoro di questa valle: le risorse minerarie che qui sono catalogate in più di 260 specie.

 

CONTINUA A LEGGERE A PAGINA 2

Val Malenco: dove la pietra è scienza

Visita guidata nella miniera della Bagnada
Visita guidata nella miniera della Bagnada

La Valmalenco è una goduria per il geologo esperto e anche chi non sa riconoscere un sasso da una roccia, guardandosi attorno e individuando cave a cielo aperto e il paesaggio in prevalenza roccioso, ha la sensazione di trovarsi in una terra ricchissima di minerali. La roccia “madre” della valle è la Serpentinite con le sue numerose varianti dal caratteristico colore verde grigio che in paese troviamo un po’ dappertutto: dai gradini ai pavimenti alle piode che coprono i tetti a spiovente praticamente di ogni casa. Appena fuori Chiesa ci sono numerose cave e nella valle si trovano due musei. Il primo è il Parco Geologico a Chiareggio, all’aperto, dove è stato creato un percorso lungo il quale sono stati posizionati numerosi campioni di minerali trovati in luogo, ognuno con la sua targhetta esplicativa. Il secondo si trova sopra Lanzada ed è il Museo Minerario della Bagnada, ricavato da una miniera di talco chiusa dalla fine degli anni ’80. Accompagnati da una guida si visita dapprima l’edificio che ospita il museo, poi si percorre un sentiero fino all’ingresso delle gallerie. Il giro lungo i quattro livelli dell’esposizione dura circa tre ore. Per completezza d’informazione c’è un terzo, piccolo, museo mineralogico ospitato nello Spazio Teca nel centro di Chiesa in Valmalenco.

LEGGI ANCHE  Giro d'Italia in sella a una moto

Dove la pietra è strumento per cucinare

Alberto Gaggi al tornio
Alberto Gaggi al tornio

 Poco sopra il negozio di Gaggi ci accolgono il fratello Alberto e la moglie Uoi, di origine thailandese. Loro sono rimasti gli ultimi in valle (c’è un unico altro artigiano in Val Chiavenna) a produrre il lavecc , la casseruola in pietra ollare è fatta artigianalmente con la pietra che la famiglia Gaggi estrae da decenni dalla cava in alta quota e trasporta faticosamente a valle. Un tornio meccanico, un dito inumidito per posizionare perfettamente il blocco di pietra sulla macchina e via, comincia la polverosa tornitura. Da un unico blocco di pietra abbastanza grande si ricavano via via le “pentole” dalle più ampie (pesantissime!) alle più piccole. La punta del tornio scava un solco nella pietra morbida, una volta raggiunto il fondo si stacca la parte centrale con una punta di ferro a forma di “L” che viene inserito tra il bordo del lavecc e il blocco. Il lato corto scava perpendicolarmente la pietra. Dopo qualche giro si cambia il ferro con altri sempre più lunghi per raggiungere il centro. Quando ormai non rimane che un sottile peduncolo, un colpo secco e si separano la pentola e il resto che, a sua volta sarà adoperato per costruire lavecc man mano più piccoli. Il lavoro sembra facile ma richiede una grande attenzione e un’antica esperienza. Il lavecc più minuto, della grandezza di una tazzina da caffé, si presta a essere un perfetto souvenir. La seconda fase consiste nella creazione dell’intelaiatura di rame che circonda il lavecc e funge anche da manico per trasportarlo dal fornello alla tavola. Questa operazione è affidata a Uoi che è arrivata in Italia 14 anni fa dalla Thailandia ed è diventata espertissima a piegare, martellare, sagomare il rame servendosi di una piccola incudine. La pentola così prodotta è la – giustamente costosa – specialità della Valmalenco e possiede delle qualità che al palato si sentono. Brasati, stufati, intingoli, persino sughi si insaporiscono di più che con la cottura nell’inox, merito della particolare formazione minerale della pietra che, si riscalda lentamente e altrettanto lentamente si raffredda. Si cucina a fuoco basso e mantiene la temperatura costante esaltando il gusto dei cibi.

LEGGI ANCHE  Invito in Valcavallina

(02/08/2012)

 

Info: www.sondrioevalmalenco.it

 

* Le foto del servizio sono di Graziano Capponago del Monte

Condividi sui social: