Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Tra le colline della Franciacorta

C’è la Franciacorta bresciana “famosa” e quella un po’ meno, ma ugualmente nota e comunque dedita con passione alla produzione di vini, spumanti. Degne di essere conosciute sono le realtà produttive di Gussago e Cellatica

Vigneti della cantina Cantorie, a Gussago
Vigneti della cantina Cantorie, a Gussago

 

È un buon esempio di politica per lo sviluppo del territorio quello che stanno facendo da qualche anno gli amministratori di Gussago, bel paesotto non lontano da Brescia, nel cuore della Franciacorta. Mettono seduti a cena nella piazza principale del paese molte centinaia di cittadini e di ospiti per la carducciana rassegna “Lo spiedo scoppiettando” che dal 6 settembre scorso prosegue di giovedì in giovedì fino alla fine di novembre.

Nella terra degli “Spiedi”

L'assessore Giovanni Coccoli
L’assessore Giovanni Coccoli

Quella di quest’anno è la terza edizione e, manco a dirlo, hanno dovuto aggiungere posti in più nel “ristorante” all’aperto che viene allestito nella bella piazza Vittorio Veneto. “Gussago capitale dello spiedo”, dicono gli organizzatori, ma anche come ristorante più frequentato del mondo non si scherza. Le portate sono rigorosamente bresciane doc, a cominciare dalla minestra sporca ai formaggi e il tutto irrorato di vini. La scelta in quella terra non manca di certo: dalle ormai classiche bollicine ai vini rossi antichi e nobili della Franciacorta. E sopra tutto lo spiedo, appositamente insignito della garanzia con il marchio di denominazione comunale di origine controllata che fa diventare Gussago una meta di esperti spiedisti.

Nell’organizzazione sono stati sapientemente coinvolti molti operatori locali della ristorazione e produttori di vino di qualità che con 25 euro permettono di approfondire la conoscenza con l’enogastronomia locale. “Questa manifestazione che prepariamo con particolare cura – dice Giovanni Coccoli, assessore a un sacco di cose tra loro collegate, tra le quali la Promozione del territorio – vuole offrire l’opportunità per far conoscere meglio i gusti e i sapori di una tradizione che diventa inevitabilmente un biglietto da visita del nostro territorio”. E che, aggiunge, “è anche la vera spina dorsale dell’economia del nostro paese”.

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Le bontà “liquide” di Cellatica

Alessandro Milesi
Alessandro Milesi

Per l’occasione, immancabile un giro per le cantine delle quali non c’è che l’imbarazzo della scelta. E tra gli assaggi da cui non ci si può giustamente esimere, c’è il Cellatica, un vino oggi poco presente sulle tavole, se si escludono quelle degli esperti, ma una volta immancabile sui tavoli delle trattorie e delle osterie. Come giusto, si cerca di rivalutarlo, perché lo merita. Al momento riempie circa 100mila bottiglie l’anno e la tendenza è favorevole; per questo alla mezza dozzina di produttori potrebbero aggiungersene altri.

Un vino robusto, il Cellatica, fatto con uvaggi di Marzemino al 50%, Barbera al 30%, e un 10% ciascuno di Schiava gentile e Incrocio terzi. Metà della produzione di Cellatica la imbottiglia l’azienda Milesi che sta proprio nel Comune di Cellatica. A guidare l’azienda, 35 ettari, è Alessandro Milesi, ma il padre Giovanni non vuole certo andarsene in pensione; sono alla quarta generazione di vignaioli; il nonno con un carro a cavalli riforniva a Milano le osterie sui Navigli e persino il centralissimo Biffi.

 

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