Lunedì 7 Ottobre 2024 - Anno XXII

Il Salento (e il talento) di Rubens

Non stiamo parlando del maestro fiammingo ma di Rubens Capone, in arte Rubens, al suo esordio musicale con l’album “Mai come ora”. Lasciamoci accompagnare nella sua terra, il Salento, al ritmo delle sue sonorità

Un ritratto di Rubens. Foto @ Flavio&Frank
Un ritratto di Rubens. Foto @ Flavio&Frank

Che il Salento sia una “fabbrica” di talenti musicali è ormai sotto gli occhi di tutti. L’ultimo in ordine di tempo è Rubens Capone, in arte Rubens, un giovane artista eclettico, appassionato di black music, che con il supporto e l’incoraggiamento di Fabio “Terron Fabio” Miglietta dei Sud Sound System è arrivato a realizzare il suo sogno: esprimere e descrivere le proprie emozioni scrivendo e componendo canzoni. Canzoni (sette) ora raccolte nel suo album d’esordio Mai come ora, promosso con il sostegno di Puglia Sounds e la partecipazione di importanti nomi della musica italiana tra cui i Sud Sound System e Clementino, le cui sonorità si ispirano al british pop, al R&B americano, alla tradizione melodica italiana e ai ritmi accattivanti tipici del reggae. Noi di Mondointasca l’abbiamo contattato per farci accompagnare nella sua terra (“ormai una meta turisticamente sdoganata”, dice il cantante) e farci suggerire cosa andare a vedere e scoprire.

 

Mai come ora è il tuo disco d’esordio. Quali emozioni provi?

Sono felice di esser riuscito a sviluppare e a portare a termine un tale progetto. Per chi non è del giro come me, è anche una grande soddisfazione aver lavorato a un album. Non nascondo di avere anche qualche paura, incertezza e insicurezza su come sarà accolto dal pubblico e più in generale sulla mia carriera, ma c’è il gruppo (il Sud Sound System, ndr) a sostenermi.

 

Che consigli ti danno?

In primis di rimanere me stesso. Spesso il venire riconosciuti per strada, il ricevere consensi dal pubblico porta a montarsi la testa e, di conseguenza, a perdere un po’ in spontaneità nel modo di fare musica. Il consiglio è di rimanere sempre un po’ bambini in quello che si fa. È insomma un invito a restare semplici.

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Il duomo di Lecce
Il duomo di Lecce

Negli ultimi anni il Salento ci ha regalato tanti talenti musicali. Penso ai Negramaro, a Dolcenera, ad Alessandra Amoroso. Come te lo spieghi?

Non credo che la mia terra sia più talentuosa di altre: ci sono musicisti un po’ ovunque. Sono invece convinto che il Salento stia vivendo un momento molto favorevole. Mi piace inoltre pensare che la situazione di crisi che l’Italia e il Sud in particolare stanno attraversando abbia fatto emergere fuori il nostro lato artistico. Lasciami aggiungere che sono molto orgoglioso di sentirmi parte di questo gruppo di persone.

 

Da Salentino doc ai nostri lettori cosa consiglieresti di visitare della tua terra?

Turisticamente il Salento è oggi più che mai una meta sdoganata. E sinceramente non credo ci siano zone ancora da scoprire. A me è capitato di trovare turisti in posti ovviamente bellissimi ma che credevo conosciuti solo da noi del posto. Se proprio devo, consiglierei di vedere la mia Lecce, che è sempre bella sia d’inverno che d’estate. E poi Marina di Leuca che ha un paesaggio stupendo, oltre ad essere un posto selvaggio dove si respira un’atmosfera magica. Ovviamente già meta di tantissimi turisti. Anche a Marina di Mancaversa ci sono paesaggi bellissimi ma zero movida. Ci si può stare anche un mese senza rendersi conto del passare del tempo.

 

Il brano La strada che hai scelto parla della forza che nasce dalla voglia di realizzare i propri sogni. Tu a cosa hai dovuto rinunciare per seguire la tua strada e dove hai trovato la forza per non abbandonarla?

Sicuramente per fare quello che ho fatto ho rinunciato a qualcosa o tralasciato altro. Mi sono dovuto, ad esempio, licenziare. E la mia famiglia in questo mi è stata molto di sostegno, anche economico. A loro devo sicuramente tanto.

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Giochiamo un po’ col nome dell’album. Mai come ora ti senti?

Orgoglioso del lavoro fatto al di là dell’esito che avrà quest’album. E anche curioso. Dopo tanti anni vissuti ad ascoltare la musica degli altri, sono curioso di vedere l’effetto che la mia musica ha sul pubblico.

 

Mai come ora vorresti?

Che in Italia la musica fosse vista in maniera diversa, che la gente fosse più aperta a tutti i generi musicali. Un po’ come avviene in America.

La copertina dell'album d'esordio
La copertina dell’album d’esordio

Mai come ora partiresti per… ?

New York dove girerei tutti i locali dove si fa soul, jazz, black music. Ovviamente ci andrei in veste di semplice spettatore.

 

Ma negli Usa non ci sei mai stato?

No, mai.

 

Da un viaggio si torna… ?

Inevitabilmente cambiati e segnati.

 

Tutte e sette le tracce dell’album raccontano tematiche giovanili. Una scelta dettata da questioni puramente anagrafiche?

Le mie canzoni traggono ispirazione dalla mia vita di ogni giorno, dal mio vissuto, da quello che mi capita attorno. Il brano “Il mio cuore libero” è quello che sento più vicino a me. Lo spunto l’ho trovato dalla storia personale di un mio amico, finito male. Con questa canzone, che racconta il mondo visto da un ragazzo dalle sbarre della sua cella, invito tutti a vedere oltre la prigione metaforica che ognuno di noi si crea. E arrivare un giorno a guardare il cielo e a dire finalmente mi sento libero.

 

Il tuo album lo vedresti bene fare da colonna sonora a quale tipo di viaggio?

Credo sia un buon disco da ascoltare on the road mentre si viaggia in auto senza una precisa destinazione. Sono sufficienti 40 minuti in auto per ascoltarlo tutto.

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(16/01/2013)

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