Lunedì 9 Dicembre 2024 - Anno XXII

La rocca del castello di Edimburgo

Weekend nella capitale scozzese, su e giù dai punti privilegiati d’osservazione, memoria di un antichissimo passato vulcanico della città. La rocca del Castello, simbolo del Paese e la collina di Calton Hill, sentinella sul fiordo creato dall’estuario del fiume Forth

castello La città vista dal castello
La città vista dal castello

 

Quello che resta di ritorno da un viaggio a Edimburgo è la cordialità della gente. Se stai sfogliando una mappa all’angolo di un incrocio, puoi contare sul sorriso e l’aiuto gentile di un passante che ti rivolgerà parole misteriose (qui dimenticatevi la pronuncia inglese alla Cambridge!). Nella steak house o sul bus double decker sboccia la storica amicizia italo-scozzese: hai la sensazione di trovarti in un posto accogliente. Questo vale soprattutto se si è in visita nella capitale per un evento tanto importane e sentito come il match Scozia-Italia valido per il torneo Sei Nazioni di Rugby. La magia della palla ovale ha richiamato a Edimburgo migliaia di tifosi azzurri in un periodo dell’anno, febbraio, non proprio ideale, climaticamente parlando. L’allegra comitiva di appassionati ha colorato di verde bianco e rosso le vie della capitale scozzese. Kilt in versione “azzurra” in omaggio al Paese ospitante, sciarpe e bandiere tricolore sventolate da pacifici gruppi di amici e famiglie con bimbi al seguito hanno fatto da festoso corollario alla gita-trasferta. Peccato che l’entusiasmo e l’ardore sportivo si siano spenti con la doccia ghiacciata subita sul campo di Murrayfield (34 a 10 per la Scozia).

Il Castello, tanti musei in uno

castello La rocca del castello
La rocca del castello

La visita al castello (a pagamento, un’eccezione per i beni culturali del Regno Unito) può durare una giornata intera considerando che è un concentrato di piccoli musei a cominciare dagli spazi bui delle segrete. Il castello è la roccaforte dell’orgoglio scozzese e del suo fiero spirito guerriero; i kilt e il suono delle cornamuse dei Royal Scots Dragoon Guards rimandano al tempo del dolore delle guerre che trovano consolazione tra le mura di pietra dello Scottish National War Memorial: pesanti libri aperti alla consultazione dei visitatori racchiudono fitti elenchi di nomi dei caduti scozzesi nelle battaglie combattute nel mondo, anche in Italia accanto ai nostri connazionali sulla linea del Piave. Il Memorial si affaccia sulla Crown Square, la cittadella in cima al castello, dalla quale si accede alla sala più preziosa, prudentemente blindata e protetta dagli uomini della security: la Crown Room che custodisce i gioielli della Corona scozzese. Corona d’ermellino, scettro e spada brillano accanto al vero tesoro, la Pietra di Scone o Pietra del Destino, simbolo di potere e motivo di non pochi contrasti tra scozzesi e inglesi. Il grigio blocco di arenaria è stato testimone dell”incoronazione di tutti i re di Scozia a partire dal primo, Kenneth I nell’843 fino a John Balliol, nel 1292. Ha fatto ritorno a casa solo nel 1996 da quando, nel 1296 se ne era appropriato Edoardo I portandolo a Londra sotto il trono delle incoronazioni nell’Abbazia di Westminster.

Il cannone che segna l’ora

castello Il cannone One O'Clock Gun
Il cannone One O’Clock Gun

L‘Edinburgh Castle con la sua mole severa e la sua posizione dominante è davvero il punto fermo della città, nello spazio ma anche nel tempo. Se vi capita di passeggiare nei dintorni del castello e un colpo di cannone vi fa sobbalzare, non temete per la vostra incolumità! Ogni giorno ranne di domenica, alle 13:00, puntuale come un orologio, il One O’Clock Gun spara la sua salva. Lo storico cannone, calibro 105, fa bella mostra di sé nella Mill’s Mount Battery sul versante nord del castello. Ormai è soltanto una attrazione turistica ma fino a non molto tempo fa, lo sparo comunicava l’ora esatta agli abitanti di Edimburgo e regolava il tempo degli orologi di bordo dei velieri nel porto cittadino a circa 3 chilometri dal castello. Ovviamente il suono si propagava nell’aria a velocità diverse a seconda della distanza raggiunta, per cui l’ora annunciata al castello arrivava con un ritardo di qualche secondo alle periferie di Edimburgo.

Una “vecchia fumosa” affascinante

castelloLa mole imponente dell'Edinburgh Castel si staglia dietro le lapidi di un cimitero
La mole imponente dell’Edinburgh Castel si staglia dietro le lapidi di un cimitero

Per spazzare via dagli occhi la delusione e l’amarezza post partita, agli innamorati del rugby non è rimasto altro che fare i turisti. Buona consolazione dato che Edimburgo è davvero una gran bella città, non a caso dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco dal 1995. Soprattutto la sera la capitale svela il suo profilo più suggestivo. Calde luci gialle riscaldano i toni grigi delle strade di Auld Reekie [Vecchia fumosa], il soprannome dato a Edimburgo e che rimanda al tempo in cui il carbone riscaldava le case annerendone le pareti e il cielo. Auld Reekie si stende su un territorio collinare sulla costa orientale della Scozia, affacciandosi sulla riva meridionale del Firth of Forth, il fiordo creato dall’estuario del fiume Forth sfociando nel Mare del Nord. Un paesaggio che nelle rare giornate serene si può gustare dal monumento icona della Scozia, prima tappa del nostro itinerario: l’Edinburgh Castel. Il castello sovrasta dall’alto tutta la città con i suoi poderosi bastioni adagiati su uno sperone basaltico, un antico vulcano eroso dai ghiacci. Arrivare in cima alla rocca può sembrare un’impresa, ma il percorso è meno irto e lungo contrariamente alle aspettative. Imboccata la Castle Terrace, la strada sale dolcemente sul lato della rocca. Una ripida salita di gradini conduce infine all’esplanade da cui si accede al ponte levatoio.

Edimburgo, Atene del Nord

castelloUn "Partenone" scozzese sulla Calton Hill
Un “Partenone” scozzese sulla Calton Hill

Il One O’Clock Gun è legato a un altro simbolo cittadino visibile dal castello ma situato dall’altra parte della città verso il mare: è il monumento a Horatio Nelson a Calton Hill. La torretta che celebra le vittorie dell’ammiraglio britannico svetta come un faro d’avvistamento sul fiordo. Una posizione privilegiata per comunicare l’ora esatta alle navi di passaggio: nel 1852 si penso’ di installare in cima al monumento una grossa palla rivestita di zinco. Alle ore 13:00, la time ball ( la palla del tempo) veniva lasciata scivolare in verticale su un’asta per annunciare l’orario. Peccato che nei frequenti giorni di nebbia, il pallone fosse pressoché invisibile e così allo scorrere della palla si fece coincidere con il colpo di cannone sparato dal castello. Raggiungere Calton Hill è un’altra piacevole passeggiata: si percorre Princess Street, la lunga via che separa l’Old Town, la città vecchia dalla “Georgiana” New Town, la città nuova, e da lì si sale sulla collina, hill, anch’essa antico sperone vulcanico. Oggi è un verdeggiante e curato parco pubblico dove si è accolti da un gruppetto di monumenti neoclassici che fanno di Edimburgo una sorta di Atene del Nord. Oltre al già citato Nelson Monument svetta il Burns Monument, un tempio corinzio che celebra il poeta nazionale Robert Burns, mentre il National Monument riproduce il Partenone ma solo a metà: i lavori rimasero incompiuti per mancanza di fondi.

Trekking sull’Arthur’s Seat

castello Pendii erbosi a un passo dalla città
Pendii erbosi a un passo dalla città

Più che per i monumenti, vale la pena incamminarsi su Calton Hill per un altro motivo. In cima lo sguardo si apre verso nord su un panorama fotografatissimo: passeggiando in tondo sulla collina si osservano il mare e i palazzi della nuova città che si è sviluppata sotto la collina. Verso sud-ovest la vista abbraccia il centro storico con il castello e l’appuntito monumento a Walter Scott, a metà dei Princess Street Gardens, i giardini alle pendici del rocca del castello. A est lo sguardo si distende alla vista dell’Arthur’s Seat, la punta più elevata (251 metri!) del gruppo di colline del Holyrood Park. Il pendio erboso piuttosto selvaggio svetta a un miglio dal Castello di Edimburgo con un taglio netto tra la città e i suoi edifici e il verde dei prati. Anche l’Arthur’s seat è un vulcano spento e deve il suo nome alle leggende legate a Re Artù ed è meta di trekker che ne percorrono i sentieri.

* Le foto dell’articolo sono di Graziano Capponago del Monte

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