Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Nuova Zelanda, vocazione “ovale”

Un giornalista appassionato di rugby percorre il Paese inseguendo gli irregolari rimbalzi di una palla ovale. Lì, dove gli All Blacks sono adorati come eroi, scoprirà che, se uno ha voglia di chiacchierare di rugby, troverà sempre un “kiwi” pronto a tirar tardi con l’immancabile cassa di birra… La lettura di viaggio di questa settimana è tratta da “Meta Nuova Zelanda” di Elvis Lucchese, Ediciclo

Nuova Zelanda, vocazione "ovale"

È dove il babbo di John Kirwan aveva la sua macelleria, è soprattutto dove è andato a vivere Jonah Lomu a sette anni, una volta arrivato con la famiglia da Tonga. Cosa ci aspettiamo? Qualcosa come un grigio quartiere working class, o forse il degrado urbano visto al cinema in Once Were Warriors, 1 e 2 (il libro è però ambientato a Rotorua). Ai nostri occhi europei Mangere appare invece un ordinato quartiere residenziale, certo non ricco ma nemmeno un po’ pericoloso. Strade ortogonali, casette di legno con giardino, spesso imbandierate di rosso e bianco (Tonga) o di blu e bianco (Samoa), parecchie chiese, qualche healthcare. Luoghi senza centro, per noi abituati alla piazza, chiesa-liston-barbiere-bar sport. Il Mangere Arts Centre espone un programma interessante, ma alle cinque è chiuso e non si vede nessuno nei dintorni. Il vero cuore della zona sembra alla fine “Pak’n’Save”, un hard discount il cui parcheggio è pieno di macchine. Fra i visitatori molti adolescenti dai tratti polinesiani/maori, grassissimi: come negli Stati Uniti, anche in Nuova Zelanda l’obesità è un tratto distintivo delle classi sociali più basse. (Lo stesso Lomu ha raccontato di essere cresciuto divorando hamburger e patatine da McDonald’s, ma forse c’entra il fatto che Lomu ha un ricco contratto con il fast food americano.)

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