È dove il babbo di John Kirwan aveva la sua macelleria, è soprattutto dove è andato a vivere Jonah Lomu a sette anni, una volta arrivato con la famiglia da Tonga. Cosa ci aspettiamo? Qualcosa come un grigio quartiere working class, o forse il degrado urbano visto al cinema in Once Were Warriors, 1 e 2 (il libro è però ambientato a Rotorua). Ai nostri occhi europei Mangere appare invece un ordinato quartiere residenziale, certo non ricco ma nemmeno un po’ pericoloso. Strade ortogonali, casette di legno con giardino, spesso imbandierate di rosso e bianco (Tonga) o di blu e bianco (Samoa), parecchie chiese, qualche healthcare. Luoghi senza centro, per noi abituati alla piazza, chiesa-liston-barbiere-bar sport. Il Mangere Arts Centre espone un programma interessante, ma alle cinque è chiuso e non si vede nessuno nei dintorni. Il vero cuore della zona sembra alla fine “Pak’n’Save”, un hard discount il cui parcheggio è pieno di macchine. Fra i visitatori molti adolescenti dai tratti polinesiani/maori, grassissimi: come negli Stati Uniti, anche in Nuova Zelanda l’obesità è un tratto distintivo delle classi sociali più basse. (Lo stesso Lomu ha raccontato di essere cresciuto divorando hamburger e patatine da McDonald’s, ma forse c’entra il fatto che Lomu ha un ricco contratto con il fast food americano.)
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