Il ristorante e il museo
Altro edificio che correda la ricezione di Villa Ferdinanda è l’edificio che fu abitazione dell’architetto e che ora è prestigioso ristorante, intitolato a Biagio Pignatta, primo maggiordomo di Ferdinando e che aveva l’abitazione proprio lì. Una piscina con vista sulla valle di Prato completa la prestigiosa hospitality offerta dalla famiglia proprietaria di quel che fu dei Medici. Compreso una parte del piccolo borgo raggiungibile in dieci minuti a piedi, dove si respira un’atmosfera veramente incantata, nel silenzio, nell’architettura e nell’urbanistica come era quella di Ferdinando I. C’è anche un museo intitolato a Giuseppe Olmo, il patriarca della famiglia che ha realizzato e fatto rivivere il sogno di Ferdinando. Nel museo pezzi rari e unici di oggettistica funeraria etrusca, come il centauro d’avorio con un cervide in groppa e incensieri di buccheri, oltre a cippi funerari maschili e femminili.
La Cantina Redi gioiello dell’enogastronomia
Nel borgo c’è la Cantina del Redi, dal nome (Francesco Redi 1626-1698) dello storico studioso di scienze legate all’agricoltura, si tratta di un piccolo gioiello dell’enogastronomia, e ci sono appartamenti ricavati da magistrali ristrutturazioni di antiche abitazioni a disposizione di selezionati ospiti. Alcune costruite a ridosso o addirittura appoggiate alle mura di cinta del borgo. Tutto è rimasto intatto, compresa la Pieve di San Leonardo a un tiro di schioppo dalla villa e dal borgo, con chiesa e campanile in pietra realizzati prima dell’anno Mille.
Quel che quasi del tutto scomparsa è la colossale muraglia che racchiudeva il Barco reale, circa 4000 ettari, in gran parte boschi buoni per le battute di caccia di Ferdinando e dei suoi coronati ospiti. Non mancano ovviamente neppure oliveti e vigne. Al proposito, il vino che vi si produceva è tra i più antichi d’Italia. Non solo, il Carmignano è il primo ad avere avuto un “disciplinare” di produzione in ben determinati confini: in pratica una Doc ante litteram. Lo firmò nel 1716 il granduca Cosimo III de Medici.
Il nobile vino Carmignano
La proprietà attuale è di quasi 800 ettari di cui circa un’ottantina a vigna. Vi si produce il Carmignano, che è ritornato a essere un vino nobile, dopo essere stato negletto per un periodo fin troppo lungo. Oltre al Carmignano (composto per il 65% di Sangiovese, di Canaiolo 15%, di Cabernet Souvignon 15% e poi per il 5% di Mammolo, Occhio di pernice, Montepulciano d’Abruzzo), Villa Artimino mette la sua firma anche su un Chianti doc, sul Barco Reale, un Rosato doc e il Vin santo di Carmignano fatto con uve trebbiano e malvasia appassite su graticci dalla vendemmia fino a natale e poi invecchiato per 3 anni in botti di rovere. Nei 120 ettari destinati a oliveto vi si produce un extra vergine con olive Moraiolo al 50%, Frantoio al 30%, Pedolino e altre per il restante 20%.
Insomma, ad Artimino c’è tutto: tranquillità, buona tavola e un bel bere. Tutto degno di un granduca. Per informazioni: www.artimino.com
(29/10/2013)
* Le foto dell’articolo sono di Fiorenzo Barzaghi