Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

A Chambéry e Lione tra arte e gastronomia

Meno di 4 ore da Milano a Chambéry, meno di cinque per arrivare a Lione. Da Torino un’ora e mezza di viaggio in meno. Il TGV che collega Italia e Francia con tre viaggi andata e ritorno giornalieri è uno dei mezzi più comodi e rilassanti per raggiungere le due città della regione Rhône-Alpes. Destinazioni dalle molte sorprese

Lione La Sainte Chapelle e il cortile interno del Castello dei Duchi di Savoia.
La Sainte Chapelle e il cortile interno del Castello dei Duchi di Savoia.

Partiamo da Chambéry, che non è più la sonnolenta cittadina provinciale di qualche anno fa, ma un dinamico polo d’attrazione culturale e tecnologico per la regione alpina, che ha saputo abbinare innovazione e qualità della vita. L’arrivo dell’università ha portato in città molti studenti (sono circa 12 mila su una popolazione totale di 60 mila persone, 126 mila se si considera tutto l’agglomerato) e così anche le serate sono diventate più vivaci. Una delle zone più animate è quella di rue de la Banque. Molti caffé con terrazze all’aperto, discoteche, bistrot, ristoranti. Un indirizzo da non mancare è L’Atelier, dove lo chef Gilles Hérard trasforma in piatti elaborati i prodotti del territorio, come i gamberi di acqua dolce. Nei suoi trascorsi professionali c’è la stella Michelin allo Château de Cantie e periodi trascorsi con Ducasse, Senderens, Bocuse. Ottime carte da visita, in più il posto è intimo e accogliente quanto basta per godere di una piacevole serata gastronomica. Attraversata la strada, si accede ad uno dei quartieri più moderni di Chambéry. L’antica caserma napoleonica del Carré Curial è stata trasformata dall’architetto Mario Botta in uno spazio dove si svolgono eventi e concerti. Completano l’avveniristico complesso, la Mediateca Jean-Jacques Rousseau e la sala teatrale Espace Malraux. Sull’altro alto della piazza si scorge il Manège, il centro congressi della città.

Lione tra antico e moderno

Lione Installazione a fianco della Passerella del Palazzo di Giustizia. Foto: D. Bragaglia
Installazione a fianco della Passerella del Palazzo di Giustizia (Foto: D. Bragaglia)

Un’ora di TGV separa Chambéry da Lione. Per la verità si arriva alla stazione di Lyon-Saint Exupéry, dove sorge l’aeroporto. Ma i treni navetta partono ogni quarto d’ora e in meno di mezz’ora si è in centro. Per avere subito il quadro della situazione si può salire sulla collina di Notre Dame de Fourvière, utilizzando la funicolare, anzi “la ficelle” come dicono i lionesi, che parte dal quartiere Saint Jean. La chiesa, grande e sovraccarica di decorazioni, domina quasi a strapiombo la città: in basso il Vieux-Lyon, la città medievale, oggi frequentatissima dai turisti; oltre la Saône si estende la Presqu’Ile che è il centro commerciale e amministrativo della metropoli del Rodano-Alpi. Più distante, il Rodano separa i quartieri centrali da quelli più periferici. Lo skyline è dominato dal Crayon (il Matitone) primo grattacielo lionese affiancato dalla Tour Oxygène e presto si vedrà crescere la Tour Incity che, con i suoi 200 metri di altezza, sarà di gran lunga l’edificio più alto di Lione.

Il fascino e l’eleganza di Chambéry

Lione La cattedrale di Saint François. Foto: D. Bragaglia
La cattedrale di Saint François. Foto: D. Bragaglia

Chambéry vive soprattutto del fascino del suo centro storico. Ci si inoltra fra stradine e piazzette spesso collegate da passaggi coperti che qui chiamano allée per farsi sorprendere da prospettive sempre nuove. Place Saint Léger è il centro elegante della città su cui affacciano alcuni degli edifici più antichi, la Cattedrale di St. François riserva all’interno la sorpresa di magnifici trompe l’oeil realizzati nell’Ottocento dal pittore piemontese Casimiro Vicario. Questo insieme di affreschi è considerato il più grande d’Europa nel suo genere (6 mila metri quadrati). Ed è un vero capolavoro, quasi totalmente sconosciuto. Proseguendo, sosta inevitabile davanti ad uno dei monumenti più originali di Chambéry, la Fontana degli Elefanti. Il soprannome che gli abitanti hanno affibbiato a quello che è diventato uno dei simboli della città è “les quatre sans cul”, perché i quatto elefanti mostrano solo testa con proboscide e non le parti posteriori. La fontana venne eretta nel 1838 in onore del conte di Boigne che aveva fatto fortuna in India. Di fronte si apre la rue de Boigne che è l’esempio più emblematico dell’urbanistica “piemontese”, prima della riunificazione della Savoia alla Francia nel 1860. La strada, che ha come sfondo il Castello dei Duchi di Savoia, fu costruita sul modello delle strade porticate torinesi. Rue de Boigne impone una sosta golosa Au Fidèle Berger, storico salone da tè e pasticceria aperto nel 1832. Fra le tante specialità preparate dal maestro pasticcere Cédric Pernot, da non mancare le truffes en chocolat. Le piccole sfere di cioccolato fondente, mescolato a panna fresca e a un po’ di vaniglia e poi spolverate di cacao sono infatti una specialità di Chambéry: le inventò nel 1895 il pasticcere locale Louis Dufour.

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Paul Bocuse il “papa” e i suoi punti cardinali

Lione La scuola di cucina con lo chef Philippe Jousse. Foto: D. Bragaglia
La scuola di cucina con lo chef Philippe Jousse. Foto: D. Bragaglia

Nessun dubbio infatti che Lione sia una delle capitali della gastronomia francese, ma anche che il settore sia esploso a dismisura. Una recente indagine statistica segnalava la presenza nella Presqu’Ile di un ristorante ogni 84 abitanti, decisamente un record, anche considerando il numero crescente di turisti. Utile quindi avere dei punti di riferimento, come Paul Bocuse che continua ad essere un faro della gastronomia lionese. Il “papa” come viene definito per il suo carisma, non si è accontentato di rivoluzionare la cucina mondiale con il ristorante pluristellato di Collonges au Mont d’Or, appena fuori Lione. A partire dal 1994 ha deciso di “democratizzare” l’alta cucina creando un nuovo concetto di ristorante con le sue brasserie denominate con i punti cardinali: Nord (aperta nel 1994), Sud (1995), Est (1997), Ouest (2003). Poi si è cimentato con la cucina rapida, stile fast-food, ma con materie prime di qualità: fra il 2008 e il 2009 sono nati i due indirizzi Ouest Express a Vaise e a Part-Dieu. La notizia di questi giorni è l’apertura, nella centralissima place Bellecour, del ristorante e della scuola di cucina dell’Institut Paul Bocuse (www.institutpaulbocuse.com). In un bell’edificio d’epoca, a partire dal 5 novembre, si ha la possibilità di pranzare e cenare nel ristorante serviti dai ragazzi che studiano presso la prestigiosa scuola di formazione ai mestieri della ristorazione e dell’hôtellerie fondata nel 1998 da Paul Bocuse e da Gérard Pélisson, cofondatore del gruppo Accor. La supervisione è affidata allo chef Cyril Bosviel e al maître Paul Dalrymple. Al primo piano, lo chef Philippe Jousse guida i corsi di cucina aperti a tutti coloro che vogliono apprendere i segreti della cucina francese. Su prenotazione, con prezzi a partire da 140 euro.
La stagione turistica prosegue a Lione con due classici eventi dell’autunno: l’arrivo del vino novello più famoso del mondo, il Beaujolais Nouveau, a partire dalla mezzanotte di giovedì 21 novembre e la Fête des Lumières, la festa delle luci, dal 6 al 9 dicembre, quando milioni  di visitatori invaderanno le vie della città illuminate da oltre settanta installazioni.

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Info turistiche:

Atout France http://it.rendezvousenfrance.com/it
Società viaggiatori Italia: www.voyages-sncf.com
Rhône-Alpes Tourisme: www.rhonealpes-tourisme.com

Specialità enogastronomiche tra arte e storia

Lione Un dessert del ristorante Le Bistrot. Foto: D. Bragaglia
Un dessert del ristorante Le Bistrot. Foto: D. Bragaglia

L’itinerario enogastronomico prosegue nelle rinnovate Halles, il mercato coperto (il sabato c’è anche un grande mercato all’aperto) che è il posto giusto dove acquistare i formaggi per cui la Savoia va famosa: Abondance, Beaufort, Reblochon, Tomme des Bauges e de Savoie, per citarne solo alcuni. Poi sosta presso la Cave Jeandet, in place de l’Hôtel de Ville, condotta dal sommellier Maxime Lefevre. Qui si trova una selezione di tutti i migliori vini di Savoia, una vera sorpresa per intenditori e appassionati. Jacquère, Altesse, Bergeron, Mondeuse sono alcuni dei vitigni più tipici da cui si ricavano vini bianchi di ottimo livello che si accompagnano a pesci di lago e frutti di mare e rossi da abbinare a formaggi, carni bianche e cacciagione. L’enoteca Jeandet è l’indirizzo giusto per degustare e acquistare il Vermouth di Chambéry. Inventato a Torino da Giambattista Carpano alla fine del Settecento, questo liquore che mescola vino, erbe e spezie è ideale per l’aperitivo ed ebbe grande fortuna anche in Savoia, tanto che nel secolo scorso si arrivò a contare una trentina di produttori. Oggi sono rimasti in due, fra cui la storica casa Dolin che produce il vermouth fin dal 1821. Dal 1910 si produce un’altra specialità locale, la Chambéryzette, che mescola il vermouth allo sciroppo di fragola: da servire fredda con cubetti di ghiaccio. Dopo l’aperitivo s’impone una sosta a tavola. Le Bistrot è un ristorante arredato con gusto anni Trenta in rue du Théatre e condotto dallo chef Maxime Sieyès. Il posto è simpatico e a mezzogiorno anche piacevolmente informale. Per chi cerca il meglio della città a livello gastronomico, l’indirizzo giusto è Côté Marché, nella vicina rue Vieille Monnaie, ristorante stellato che non tradirà le aspettative in quanto a servizio e creatività dei piatti.

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Arte e storia

Chi ama l’arte e la storia ha ancora due indirizzi imperdibili da visitare. Nel 2012 è stato riaperto il Musée des Beaux-Arts che espone collezioni di pittura italiana dal XIV al XVIII secolo e belle opere di vedutisti del XIX e inizio XX secolo appartenenti alla cosiddetta “scuola di Chambéry”. Infine bisogna affidarsi ad una visita guidata (informazioni presso l’Ufficio del Turismo) per entrare nel Castello dei Duchi di Savoia, che oggi è occupato dalla Prefettura e dal Consiglio Dipartimentale. Splendida la facciata barocca della Sainte Chapelle, opera di Amedeo di Castellamonte, dove fu conservata la Sacra Sindone prima di essere trasferita a Torino. L’interno, appena restaurato, conserva belle vetrate e decorazioni in trompe l’oeil di Casimiro Vicario. Per avere il colpo d’occhio migliore sulla città e le montagne che la circondano si deve salire fin sulla torre semicircolare.

Halles de Lyon e la gastronomia locale

Lione Halles de Lyon, uno stand di salumi. Foto: D. Bragaglia
Halles de Lyon, uno stand di salumi. Foto: D. Bragaglia

Il grattacielo andrà ad arricchire con un nuovo simbolo architettonico il moderno quartiere d’affari di Part-Dieu, dove ci dirigiamo per visitare le Halles de Lyon dedicate a Paul Bocuse. Il grande chef lionese, nonostante i suoi 87 anni, viene spesso a far visita agli stand del mercato coperto. Le Halles sono un luogo emblematico della gastronomia locale: inaugurate nel 1859 erano originariamente situate in place de Cordeliers. Nel 1971 sono state spostate all’indirizzo dove sorgono ora, in cours Lafayette, salvo essere sottoposte, nel 2006, ad un completo restauro. Oggi si presentano come un grande edificio vetrato e luminoso che ospita una sessantina di commercianti. Qui si trova il meglio della produzione regionale e non solo: formaggi, salumi (quelli lionesi sono famosi e molto apprezzati), pesci, dolci, carne, pollame. Due indirizzi fra tutti: la Mère Richard per i formaggi e la Mère Sibilia per i salumi. Ma è bello girare fra gli stand e lasciarsi conquistare da profumi, colori e sapori di mille prodotti. Ci si può anche fermare per uno spuntino, perché ci sono bar e ristorantini che offrono piatti cucinati con i prodotti freschi del mercato. I banchi di frutti di mare sono un invito a gustare qualche ostrica aperta al momento, da abbinare ad un bicchiere di Beaujolais bianco. Non molto distante, in Rue Moncey, alla Table 101, Olivier e Maryline Delbergues propongono una cucina curata e attenta ai prezzi, com’è nella filosofia dell’associazione di cui fanno parte, le Gueules de Lyon (www.gueulesdelyon.com). Un gruppo di giovani ristoratori che vogliono essere un riferimento di qualità in quella che loro stessi definiscono la “giungla dei ristoranti lionesi”.

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