Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Il volto digitale dei musei italiani

Presenza in rete e interazione intelligente sui social network sono ormai delle priorità anche per le istituzioni culturali. Rinnovarsi, insomma, è la via segnata per sopravvivere e attrarre nuovi visitatori, anche “virtuali”. I musei italiani stanno raccogliendo la sfida e in che modo? Ne parliamo con il team di #svegliamuseo

Cosa succede al di là dei confini

Il volto digitale dei musei italiani

Abbiamo sempre l’impressione di vivere in un Paese che non sta al passo con i tempi, dove burocrazia e carte bollate spesso bloccano iniziative coraggiose e innovative. In realtà, per quanto concerne lo stato attuale del rapporto tra musei e nuovi mezzi di comunicazione digitale, la situazione italiana è molto più simile a quella del resto d’Europa di quanto ci si possa aspettare.

I musei si confrontano con tematiche molto simili – ci racconta Valeria – i budget ridotti, lo scetticismo diffuso, i problemi burocratici, la non comunicazione interna, sono tutte cose con cui il personale di un museo si trova a combattere”. Tuttavia, qualche differenza c’è: “Secondo noi, ciò che è differente, è l’atteggiamento mentale, in particolare l’idea che il cambiamento possa venire dalle persone, non solamente dall’alto ma proprio dall’idea di community e comunicazione che crea movimenti spontantei e spinge le istituzioni a rivoluzionarsi dall’interno”. In questo senso quello che bisogna migliorare è la predisposizione al cambiamento.

Qualcuno si sta svegliando

Il volto digitale dei musei italiani

Il progetto #svegliamuseo è nato con un intento provocatorio, ma in pochi mesi sembra aver già fatto alzare qualcuno dal letto. Lo dimostra il fatto che tra i musei si stia creando un movimento generale in materia di utilizzo dei social network. Alcuni musei stanno cercando di stare al passo con i tempi, mentre tra gli enti culturali e le istituzioni si comincia a percepire un certo interesse nei confronti nell’utilizzo funzionale dei social media. Il processo sembra essere ancora lungo, ma qualcosa si è attivato.

“Quello che secondo noi forse manca ancora – spiegano Francesca e Valeria  – è l’idea che le istituzioni possano parlarsi tra di loro, imparare dai reciproci progetti e creare una community. All’interesse dimostrato per le tematiche della comunicazione digitale si deve aggiungere la consapevolezza di una strategia che allinei l’utilizzo degli strumenti (digitali e non) agli obiettivi dei visitatori e alla mission delle istituzioni”.

Qualcuno potrebbe obiettare che nell’attuale situazione economica e sociale possono anche essere i fondi a mancare, ma “non è sempre e solo il budget quello che manca, a volte è la conoscenza di ciò che si può realizzare, la curiosità di esplorare strumenti e approcci nuovi e di re-inventare se stessi che può fare la differenza”.

A questo proposito, sembra proprio che i musei italiani debbano imparare qualcosa dai nostri giovani, ai quali ogni giorno è chiesto di adattarsi, di sfruttare al meglio i propri punti di forza, di ampliare conoscenze e competenze, di mettersi costantemente in gioco per la costruzione del proprio futuro, fronteggiando l’attuale contingenza economica.

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