Attraverso la Porta dello Zodiaco
L’evoluzione della struttura è chiaramente visibile nello sviluppo in verticale e nella contaminazione degli stili. Le tre cappelle primitive costituiscono le fondamenta dell’attuale chiesa della Sacra. La quarta e la quinta (e ultima) chiesa sono state costruite sopraelevando le precedenti e si accede da un ripido scalone, detto “dei morti” perché anticamente ospitavano le mummie dei monaci ivi defunti. Al culmine della scalinata si passa per la magnifica Porta dello Zodiaco, opera del 1130 di quel famoso Maestro Niccolò che lavorò al duomo di Modena, con tutta la sua simbologia tipica medioevale. Le due ultime chiese, la quarta e la quinta, sono costruite una affrontata all’altra in modo che la navata dell’una è il proseguimento dell’altra, e il risultato è che non esiste una facciata ma si entra da una porta laterale. All’interno sono conservati alcuni affreschi cinquecenteschi e un coevo trittico di Defendente Ferrari. Un’altra porticina laterale conduce su un terrazzo da cui si domina la Val di Susa. Sull’architrave, un diavoletto in pietra fa le boccacce a chi si appresta a entrare nel luogo sacro. Dal momento che quello era l’accesso dei monaci, era un chiaro monito a vegliare perché al di fuori del luogo sacro il maligno è sempre in agguato.
Il destino della Sacra
Il convento, anzi, i conventi perché sono due, si trovano entrambi sotto la chiesa. Uno, al’interno del perimetro è abitato e l’altro, quello esterno è diroccato. Come diroccata è la torre della Bell’Alda, avvenente fanciulla che, secondo la leggenda, per sfuggire alle violenze delle truppe del Barbarossa si gettò nel vuoto dall’altro della torre ma fu salvata dall’intervento della Madonna. La storia prosegue raccontando che la nostra fanciulla si montò un po’ la testa e sosteneva di sapere volare. Sfidata a dimostrarlo lo fece rigettandosi dalla torre e, come disse il D’Azeglio: “Il pezzo più grosso [rimasto] è stato l’orecchio”. Per due secoli, dal 1622 al 1836 la Sacra fu abbandonata, finché il re Carlo Alberto la scelse come luogo per traslare le spoglie di 27 Savoia. Da allora, sotto protezione regia e affidata ai Rosminiani, il complesso ha trovato nuova vita. Nel XX Secolo è stato restaurato, consolidato e valorizzato.
Antiche mulattiere da percorrere
Sull’istmo che collega il versante della valle al Monte Pinchiriano si stagliano le rovine di un edificio ottagonale dedicato al Santo Sepolcro di Gerusalemme. In stile romanico, dell’XI Secolo, era destinato alla sepoltura dei monaci. Per giungere alla Sacra c’è una comoda strada asfaltata che, partendo da Avigliana giunge a un posteggio a circa 10 minuti di facile cammino dalla chiesa. Una volta si saliva a piedi e c’è ancora l’antica mulattiera che parte da S. Ambrogio di Torino e si inerpica, ripida, zigzagando in mezzo al bosco. La mulattiera è ben tenuta ma è tutta pavimentata a sassi rotondi e lisci, la tecnica medioevale utilizzata per permettere alle slitte che trasportavano i carichi di scivolare meglio. Ci vogliono quasi due ore (faticose) per percorrerla in salita. Un po’ meno ma altrettanto faticoso, in discesa. Sono consigliabili scarpe adatte e i bastoncini per aiutarsi non fanno certo male.