L’immagine del Nepal, paese di montagne impareggiabili (8 delle 10 vette più alte al mondo si trovano qui, incluso l’Everest) e paesaggi incantati ricchi di luoghi di interesse storico e religioso, il cui significato mistico esercita una forte attrattiva sui viaggiatori interessati alla spiritualità orientale, rischia di cambiare per sempre. Ancora una volta organizzazioni di tutto il mondo stanno denunciando la violenza senza pari del festival di Gadhimai, il maggiore sacrificio animale al mondo compiuto in pubblico, che vede ogni cinque anni la macellazione per decapitazione e mutilazione di quasi mezzo milione di animali inermi nel distretto sud-orientale di Bara; ma purtroppo il massacro sembra avviato a compiersi anche quest’anno, dal 28 novembre.
Sull’anacronistica superstizione e sul timore reverenziale verso la dea indù Gadhimai da parte dei fedeli – per il 60% provenienti dalla vicina India dove i sacrifici non sono più permessi – che giungono al suo tempio con molti animali da sacrificare (reperiti indebitandosi) in cambio di protezione e prosperità, sembrano fare leva proprio gli organizzatori e i sacerdoti di Gadhimai: essi rivendono la carne e le pelli (ormai rientrano tra i committenti anche compagnie cinesi) traendone ampio profitto.
La brutalità del rito
Il Nepal è in prevalenza induista ma avrebbe dato i natali a Siddhartha Gautama, ovvero il Buddha. Come i buddisti, gli Induisti sono contrari alla violenza contro gli animali, secondo le indicazioni delle loro più antiche scritture (i Veda) e spesso vegetariani; pertanto sciocca la brutalità del rito che vede scatenarsi con sadismo gli uomini (in preda all’alcol) delegati alla macellazione, colpendo sommariamente migliaia di bufali raccolti in un enorme recinto, indeboliti e disadratati dopo un viaggio di più giorni; con le tradizionali spade khukhuri e con coltelli poco affilati, prima li feriscono agli arti e poi li decapitano, spesso lentamente, fino a muoversi in un lago di sangue.
Lo stesso accade a molti altri animali nel raggio di 3 kmq. intorno al tempio di Gadhimai per mano di persone incapaci di macellare che usano qualunque strumento a portata di mano.Tra il pubblico pagante, migliaia di bambini vengono esposti a questo spettacolo, che perpetua una cultura di violenza gratuita.
Una campagna per fermare la sanguinosa tradizione
Molti osservatori locali e internazionali hanno commentato che Gadimai non è accettabile secondo il precetto di ahimsa, non violenza, alla base delle maggiori religioni originate nell’antica India. Nell’ambito dell’induismo permane il culto localizzato di molte divinità minori, meno conosciute, secondo riti che differiscono tra villaggio e villaggio e spesso ancora prevedono sacrifici animali, sebbene su scala molto minore; la presenza di tali pratiche va ormai riesaminata e bandita.
Secondo la leggenda, 260 anni fa un signore feudale, Bhagwan Chaudhary, finito in progione, sognò che un sacrificio offerto a Gadhimai avrebbe risolto i suoi problemi. Una volta uscito di galera, con l’aiuto del suo sacerdote che officiò il rito Chaudhary istituì la tradizione. Secondo Manoj Gautam, leader del Jane Goodall Institute del Nepal, questo festival legittima la violenza contro gli innocenti e perpetua una pratica superstiziosa e ignorante. La campagna internazionale, stimolata da Animal Welfare Network Nepal (petizioni e aggiornamenti continui su facebook digitando AWNN) sta coinvolgendo il pubblico, organizzazioni per il welfare animale, leader induisti di vari paesi, politici, attori internazionali (Brigitte Bardot ha lanciato il suo appello in questi giorni) e di Bollywood, e mira a convincere le autorità nepalesi, che ancora supportano e finanziano il festival per motivi commericali, a vietarlo.
Un primo successo è stato l’ottenimento della restrizione da parte del governo indiano del trasporto non autorizzato di animali dall’India verso il Nepal durante il festival; varie misure per circocrivere la portata dell’evento sono state messe in atto ma l’obiettivo è l’eliminazione del festival entro i prossimi cinque anni. L’influenza che il turismo può determinare giocherà un importante ruolo.